Messina, l’ex pentito di mafia Bisognano torna in carcere: “Affari nel movimento terra grazie ad agganci in Comune”

  • Postato il 29 luglio 2025
  • Mafie
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Torna in carcere l’ex pentito Carmelo Bisognano. Si tratta del primo grande pentito della mafia di Barcellona Pozzo di Gotto. Ex boss dei Mazzarroti, nota frangia della mafia in provincia di Messina, fu lui stesso ad autodefinirsi ministro per i lavori pubblici della Sicilia orientale, secondo accordi presi anche con i Santapaola. Ed è ancora nel settore dei lavori pubblici che si apre l’ennesimo capitolo giudiziario dell’ex boss.

Grazie ad altri due indagati, l’ex pentito avrebbe esercitato pressioni nelle attività economiche del territorio, imponendosi nel settore del movimento terra, anche grazie ad “agganci” negli uffici tecnici pubblici del comune di Mazzarrà Sant’Andrea, un comune collinare nella zona tirrenica della provincia di Messina, il cui consiglio comunale fu sciolto per mafia nel 2015. Servendosi della propria riconosciuta caratura criminale, Bisognano avrebbe di fatto gestito un’impresa assieme ad Antonino Giardina, anche lui arrestato nell’operazione dei carabinieri, coordinata dalla Dda di Messina, guidata dal procuratore Antonio D’Amato.

L’impresa era intestata al fratello di Giardina, Davide, ora ai domiciliari, ma di fatto gestita da lui e dall’ex collaboratore di giustizia. Quest’ultimo, secondo l’accusa, ha sostenuto l’impresa, accelerando la definizione di pratiche amministrative pendenti presso gli uffici tecnici del comune di Mazzarà. Imponendo la sua caratura criminale Bisognano ha acquistato mezzi meccanici riducendo le pretese economiche di altri imprenditori, indotto proprietari terrieri ad acconsentire a soluzioni individuate per la cessione di fondi in favore dell’azienda, consentito parcheggio di mezzi dell’azienda, su suoli di sua proprietà, avrebbe recuperato con metodi mafiosi, mezzi meccanici di un’impresa confiscata e a lui riconducibile, poi ceduta ad altri imprenditori.

Ma non solo, secondo le indagini dei carabinieri di Barcellona pozzo di Gotto una seconda ditta, sottoposta a interdittiva antimafia dal 2020 e di cui è titolare Davide Giardina, riceveva risorse pubbliche alle quali non avrebbe potuto accedere, attraverso trasferimenti di denaro provenienti dalle attività dell’impresa fittiziamente intestata. Solo l’ennesima vicenda giudiziaria a carico dell’ex boss, il primo grande pentito di mafia del Messinese: grazie alla sua collaborazione nel gennaio del 2011 fu rinvenuto un vero e proprio cimitero di mafia nelle zone collinari attigue a Mazzarrà Sant’Andrea, dove furono rinvenuti i corpi di vittime di lupara bianca scomparsi da vent’anni e furono ricostruite le dinamiche della famiglia dei barcellonesi, i cui vertici furono tutti arrestati.

Da collaboratore di giustizia, Bisognano si era però già mostrato incline a tornare a vecchie abitudini, continuando a “coltivare anomali interessi per il territorio di Mazzarrà Sant’Andrea, nonostante si fosse allontanato da tempo da quell’area”, avevano scritto gli inquirenti chiedono di nuovo il suo arresto nel 2016, dopo avere tentato da Rieti, località in cui viveva da collaboratore di giustizia, di accaparrarsi appalti pubblici nel Messinese, con l’aiuto degli uomini della scorta.

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Il Fatto Quotidiano

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