“Mia madre era la persona che non dovevo mai perdere. Sono contento di aver lottato come un disperato e aver fatto di tutto fino all’ultimo”: lo rivela Marco Mengoni

  • Postato il 7 maggio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Marco Mengoni in estate sarà in giro in tour negli stadi italiani, che segue quello tutto esaurito del 2023 culminato con lo show al Circo Massimo. Questo tour racchiuderà tutti i suoi 15 anni di carriera. L’artista si è raccontato tra pubblico e privato a Vanity Fair e ha anche toccato il tema del lutto che ha attraversato a settembre dell’anno scorso. La madre Nadia infatti è scomparsa a 60 anni ed era malata da tempo.

“I mesi passano, ma è come se fosse successo sempre ieri. – ha detto Mengoni.- Non ne avevo ancora parlato fino a oggi, ho cercato di non farlo o di lasciare il compito alla musica (…) Ogni volta che ci penso è come entrare in una stanza con un buco gigante, so che col tempo ci costruirò anche un recinto e magari cresceranno dei fiori, però quella sensazione resterà sempre”.

E ancora: “Era la persona che non dovevo perdere mai nella vita, a prescindere dal suo essere madre: con mamma Nadia, infatti, ci sono stati scontri, incomprensioni, mancanze… Era Nadia a essere gigante. G-i-g-a-n-t-e. Sapeva essere la più profonda al mondo, per poi trasformarsi in un attimo in una bambina. Però, sono contento di averla avuta con me, di aver lottato come un disperato e di aver fatto di tutto fino all’ultimo”.

Poi lo spazio per i ricordi: “Lei che cantava benissimo Mia Martini e Mina: era il suo hobby. Lei che mi ha spinto ad andare a lezione di piano, ma lo odiavo e allora dopo un anno e mezzo ho abbandonato e ho preferito la chitarra: però mi facevano male le mani, mi venivano i calli, il solfeggio mi annoiava, con lei che non smetteva di incoraggiarmi perché aveva capito prima di me. Mia madre è legata intrinsecamente alla musica: non a caso per un po’ mi sono allontanato dal mio mestiere o, almeno, dal mio mestiere in pubblico”.

Il discorso poi si sposta sui diritti e sulla società civile: “Vivo in un Paese che non mi rappresenta, che ha fatto diventare la pratica della maternità surrogata un reato universale. Ci rendiamo conto? Ci sono figli nati prima di questa assurdità che cresceranno e scopriranno che i loro genitori sono punibili penalmente. Per fortuna ho vicino persone con la mia stessa visione. E sono convinto che quelli che non ce l’hanno siano pochi, ma abbiano più potere. Come artista io non smetto di prendere posizione, di piantare un seme di riflessione: da sempre il palco per me è un momento per condividere un messaggio, non pretendo di convincere nessuno ma mi piace che il pubblico esca dai miei concerti con spunti e domande”.

Il tour è imminente: “Ho scelto di misurarmi con un progetto “audace”. Ancora più dei tour precedenti, mi prendo la responsabilità di ogni scelta, dal numero di luci sul palco al materiale dei vestiti dei performer. Ho in testa un’idea precisa: far tuffare il pop (sono un cantante popolare e ne vado fiero) nell’opera. Ciò che porto in questo tour coincide poi con il mio recente percorso, un processo di decostruzione per ricostruire, come del resto capita alla società”.

Infine sull’amore: “Io amo amare, mi piace svegliarmi e andare a letto con il pensiero fisso di un amore. Ho questa foga di accudire l’altro e in passato ho anche strafatto. Ora però non c’è nessuno“.

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