Minacce social al pm Maresca: «Un altro Riina per far saltare in aria te, Gratteri e Nordio»

  • Postato il 1 ottobre 2025
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Minacce social al pm Maresca: «Un altro Riina per far saltare in aria te, Gratteri e Nordio»

Catello Maresca

Minacce social al pm antimafia Catello Maresca: «ci vorrebbe un altro Riina per far saltare te, Gratteri e Nordio».


NAPOLI – Nuove minacce sono state rivolte al magistrato antimafia Catello Maresca durante una diretta social, scatenando indignazione e allarme. Le parole, pubblicate da profili anonimi, evocano i fantasmi della camorra e del terrorismo mafioso, citando boss storici e attuali figure delle istituzioni. Le frasi intimidatorie sono apparse mentre il magistrato Maresca, noto per il suo impegno nella lotta ai Casalesi, commentava sui social network un profilo collegato a Giuseppe Setola, killer di spicco del clan casertano.

NELLE MINACCE L’EVOCAZIONE DEI CASALESI E DI RIINA PER I PM MARESCA E GRATTERI E PER IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA NORDIO

Tra le frasi intercettate spiccano riferimenti espliciti e minacciosi: «se ti acchiappa Sandokan» (riferimento a Francesco Schiavone, detto Sandokan, storico capo del clan dei Casalesi). E ancora «fece bene Totò Riina ci vorrebbe un altro Totò per far saltare in aria te Gratteri e Nordio». Quest’ultima, in particolare, menziona l’ex capo di Cosa Nostra Totò Riina ed estende la minaccia non solo a Maresca, ma anche al procuratore Nicola Gratteri e al Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, richiamando apertamente gli attentati stragisti del passato.  

LA STORIA DEL MAGISTRATO ANTICAMORRA

Le minacce non sono casuali. Catello Maresca ha lavorato a lungo in prima linea nella Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Napoli, concentrandosi proprio sul clan dei Casalesi. Fu Maresca, infatti, a coordinare le indagini che portarono alla cattura dell’ex super-latitante Michele Zagaria il 7 dicembre 2011, scovato in un bunker sotterraneo a Casapesenna dopo 15 anni di latitanza. Maresca ha anche indagato a fondo sul gruppo criminale guidato da Giuseppe Setola, capo dell’ala più sanguinaria della federazione casalese, condannato per numerosi omicidi, in particolare nell’area di Castel Volturno.

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