“Minacce, violenze, traumi e una paura senza fine”: il report che denuncia l’impatto “indicibile” della guerra sulle donne palestinesi

  • Postato il 26 novembre 2025
  • Diritti
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Il 14 settembre del 2024, Dalal, insegnante di 31 anni, viene svegliata in piena notte dal suono degli spari. Si affaccia alla finestra del suo appartamento a Kiryar Arba, vicino a Hebron, e vede decine di coloni armati, insieme a soldati dell’esercito israeliano. Dalal è incinta, aspetta il suo terzo figlio, e così suo marito, temendo di subire un attacco, decide di portarla via insieme ai bambini. La donna però si sente male, comincia a perdere sangue e a vomitare. Quando arriva in clinica è troppo tardi: i medici le dicono che ha avuto un aborto spontaneo. La sua storia è raccontata nel nuovo rapporto elaborato da Oxfam insieme a We Rise che prende in esame gli effetti dell’occupazione militare israeliana sulla vita delle donne palestinesi in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. “Sono ancora in lutto per la perdita del mio bambino” racconta Dalal. “I miei bambini non riescono a parlare degli attacchi dei coloni e sono costantemente angosciati Non dormono e tutte le notti vado in camera loro perché si sentano al sicuro”.

Le donne dono vittime due volte. “Il conflitto e l’occupazione illegale hanno un impatto indicibile su di loro” denuncia Oxfam. “Un’emergenza drammatica che la comunità internazionale e le Nazioni Unite avrebbero potuto contrastare e prevenire, ma di fronte a cui sono rimasti inerti“. Sono passati 25 anni dall’adozione della risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che riconosce le conseguenze dei conflitti sull’universo femminile e dell’Agenda Donne, Pace e Sicurezza. Due iniziative che secondo Oxfam avrebbero dovuto garantire un ruolo chiave delle donne palestinesi nella vita pubblica, e che invece non sono mai state davvero trasformate in realtà.

“Le Nazioni Unite, sia prima che dopo l’inizio del conflitto a Gaza, hanno ignorato la difesa dei diritti delle donne e delle ragazze palestinesi, il ruolo chiave che possono giocare per la costruzione della pace – spiega Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia – Allo stesso tempo la comunità internazionale si è resa di fatto complice di questa situazione vendendo armi a Israele, mai chiamato a rispondere per i crimini commessi, inclusa l’occupazione illegale”.

Secondo le stime di Un Woman, l’ente delle Nazioni unite che si occupa di uguaglianza di genere e l’empowerment femminile, i due anni di attacchi e bombardamenti israeliani nella Striscia di Gaza hanno ucciso oltre 38mila donne, ragazze e bambine e ne ha ferite più di 78mila. Un altro milione è stato costretto a continui sfollamenti. Abbandonare la propria casa e vivere in tenda ha un impatto devastante per le donne, costrette a fare i conti con pessime condizioni igieniche e con bagni di fortuna, spesso da condividere tra più famiglie o da raggiungere al buio di notte. Senza considerare la carenza di prodotti per l’igiene personale che per ragazze e donne sono essenziali. “La distruzione di ospedali e infrastrutture essenziali – aggiunge Oxfam – hanno avuto conseguenze drammatiche sulle donne, private di ogni assistenza per la maternità, esposte a continui traumi, fame e violenze di ogni sorta”. Il report prende in esame anche la situazione delle donne palestinesi detenute. “Sono state vittime di abusi sistematici, sessuali e di genere, che secondo le indagini delle Nazioni Unite potrebbero costituire crimini di guerra e contro l’umanità”.

In Cisgiordania le storie come quella di Dalal sono tantissime. Gli assalti dei coloni e la sempre più estesa militarizzazione del territorio palestinese è un peso molto difficile da sostenere. “Gli attacchi armati dei coloni, spesso sostenuti dalle forze israeliane, hanno portato a molestie sessuali, minacce di stupro e distruzione di case e scuole”. Le donne e le ragazze palestinesi, denuncia il report, vivono in uno stato di paura costante, che in molti casi le ha costrette ad abbandonare gli studi, subire aborti spontanei e gravissimi danni psicologici. “Chi si batte per i propri diritti in questa parte di mondo è spesso vittima di detenzioni arbitrarie e repressione, mentre la partecipazione delle donne alla vita pubblica e politica è pregiudicata dagli effetti dell’occupazione israeliana o da una visione patriarcale ancora predominante nella società palestinese”. Oxfam rivolge quindi un appello urgente alla comunità internazionale perché “si impegni da subito per garantire un ruolo centrale alle donne palestinesi nel processo di ricostruzione di Gaza e in Cisgiordania agendo concretamente per porre fine all’occupazione illegale di Israele”.

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