Mini-vitalizi, il prezzo è la cultura

  • Postato il 27 dicembre 2025
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Mini-vitalizi, il prezzo è la cultura

L’approvazione dei mini-vitalizi per i consiglieri regionali di oggi e di ieri rischia di dare il colpo definitivo al centro internazionale di Dialettologia chiuso da ottobre e che non ha più soldi per riaprire


Resta in bilico il futuro del Centro Internazionale di Dialettologia (Cid) dell’Università della Basilicata, sul quale balla ancora il promesso finanziamento di 30 mila euro approvato dal Consiglio di Presidenza della Regione Basilicata. Una somma che, sulla carta, avrebbe dovuto garantire al Centro di proseguire la sua attività e, contestualmente, di mantenere la sua valenza culturale all’interno dell’offerta formativa dell’università lucana.

MINI – VITALIZI E RICADUTE

Il finanziamento, tuttavia, è di recente finito al centro della tempesta, tirato in ballo dalla riforma del sistema previdenziale per gli eletti del Consiglio comunale (600 euro a fronte di circa 540 euro di contributi al mese per i 5 anni di mandato, con possibilità di un ritorno pro quota, del 10% dell’indennità base) che, è il timore, finirebbe per assorbire anche le risorse destinate al Cid.

LA SITUAZIONE DEL CENTRO INTERNAZIONALE DI DIALETTOLOGIA

Questa, almeno, era stata la fortissima preoccupazione manifestata dalla direttrice, Patrizia Del Puente, la quale aveva chiesto spiegazioni circa l’effettivo versamento dell’importo garantito a seguito dell’inserimento del Centro di Dialettologia all’interno del piano regionale della cultura, per consentirne la prosecuzione dell’attività «in attesa di una decisione concreta e definitiva della Regione sul suo futuro».

LA NOTA DELLA DIRETTRICE PATRIZIA DEL PUENTE

Del resto, come aveva spiegato la direttrice nella sua nota, qualora l’Unibas non avesse ricevuto il finanziamento entro un mese al massimo, si sarebbe ritrovato costretto a cessare il suo lavoro ventennale, che «ha contribuito a restituire consapevolezza e orgoglio alle lucane e ai lucani». Un’eventualità che, al momento, non sarebbe ancora scongiurata. E questo proprio a fronte della suddetta riforma che avrebbe destinato i fondi del Consiglio di presidenza «alla così detta indennità differita o mini-vitalizio dei consiglieri regionali».

LO STALLO

Uno stallo estremamente pericoloso per il futuro del presidio culturale (e universitario) del Cid, che rischierebbe, in mancanza di una sterzata repentina in suo favore dei fondi di finanziamento, di essere “vittima illustre” dei mini-vitalizi.

Una situazione che non ha lasciato indifferente il mondo culturale lucano, a cominciare dal Circolo Radici, associazione di promozione sociale con interessi nel campo della cultura e dell’arte che, per voce del Consiglio direttivo e del presidente, Nicola D’Imperio, ha manifestato piena solidarietà al Centro di Dialettologia: «Abbiamo avuto modo di apprezzare – è la nota del Circolo – il grande lavoro svolto negli ultimi 20 anni dalla professoressa Patrizia Del Puente, direttrice del Cid, che ha tenuto gratuitamente, presso il nostro Circolo, un seminario di dialettologia propedeutico ad altri ulteriori incontri sui dialetti lucani.

La nostra Associazione Culturale e tutti i partecipanti sono rimasti attratti dalla grande professionalità, dall’impegno, dal livello culturale e dalla passione con cui la professoressa Del Puente e i suoi collaboratori stanno svolgendo la loro non facile ricerca sui dialetti lucani».

MINI -VITALIZI, CENTRO DIALETTOLOGICO E IL MONDO DELLA CULTURA

Il presidente D’Imperio ha invitato a considerare la rilevanza, nell’identità regionale, del lavoro del Centro, «dopo un lungo periodo buio di rifiuto del dialetto perché ritenuto sinonimo di arretratezza e ignoranza. Come si può non considerare quanto viene fatto in altre regioni d’Italia, in particolare in Veneto, in Campania, in Piemonte, in Lombardia, in Liguria, in Emilia-Romagna, in cui il dialetto è la lingua più parlata dopo l’italiano, dove esistono dei veri movimenti culturali di valorizzazione della lingua storica?».

LA PRESA DI POSIZIONE DEL CIRCOLO CULTURALE RADICI

Il circolo punta il dito contro la Regione che «si rifiutano di versare i 30 mila euro» come «in precedenza promesso e deliberato, che servirebbero almeno per farlo sopravvivere attraverso le ricercatrici e ricercatori che da anni svolgono questa missione culturale. Una cifra ridicola rispetto a quelle che si spendono quotidianamente per operazioni meno importanti». Da qui, «un appello accorato al Consiglio Regionale affinché non si sacrifichi ancora una volta all’altare dell’ignoranza la cultura e la storia dei lucani, così come è avvenuto numerose altre volte in passato, tanto da rendere questa regione, così ricca di storia, cultura e risorse, l’ultima tra le regioni italiane».

IL MONDO DELLA CULTURA LUCANO INSORGE

Altrettanto esplicito, il documento inviato ai principali vertici dell’amministrazione regionale da Donato Paolo Salvatore, presidente della Società Operaia di Avigliano, Carlo Onorato, presidente dell’Unitre di Avigliano e Carmelina Rosa, coordinatrice del Laboratorio Linguistico Avigliano, nel quale si richiedono chiarimenti circa la presunta destinazione dei fondi all’indennità differita, perché «ove corrispondesse al vero, la riterrebbero una decisione iniqua e incomprensibile».

LA SALVAGUARDIA DEL PATRIMONIO CULTURALE LUCANO

In gioco, come aveva chiosato la stessa direttrice Del Punte nella sua nota-appello, c’è la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale lucano. Fattori che sta alla Regione «decidere se diffondere nel mondo» garantendo i fondi promessi. E decidere, al contempo, se questo «sia un obiettivo che è ritenuto degno di appoggio». L’alternativa, che tira in ballo il futuro stesso della cultura lucana, sarebbe «lasciar morire tutto questo».

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