Modena, la squadra maschile nega il palazzetto al volley femminile tornato in Serie A. “Atteggiamento patriarcale”
- Postato il 25 giugno 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Un “atteggiamento evidentemente ancora ‘patriarcale‘” lo ha definito con parole durissime il presidente della Lega serie A femminile, Mauro Fabris. Forse un’iperbole, ma certamente quello che sta succedendo tra Volley Modena (la squadra femminile della città emiliana) e Modena Volley (la più nota squadra maschile), con la seconda che ha negato alla prima l’utilizzo del PalaPanini, l’unico vero palasport di Modena, trascende ormai i confini locali. E pone un dubbio: fino a dove può spingersi una società che ha in gestione un impianto comunale? Soprattutto se questo impianto è (anche) patrimonio della pallavolo italiana?
La vicenda in sintesi. Il 7 giugno, vincendo i play off di Serie B, il Volley Modena è tornato in Serie A2 dopo vent’anni. Fino all’anno scorso giocava in una palestra, non a norma per la Serie A2, per cui ha chiesto al Modena Volley, la società maschile – che è anche la più titolata e storica della pallavolo italiana – di utilizzare il PalaPanini, il palazzetto da 5000 posti che è anche una sorta di tempio per la pallavolo modenese e non: scudetti, coppe dei campioni, supercoppe, soprattutto al maschile, sono state vinte su quel parquet, seppur l’ultimo scudetto sia del 2016.
Anche la Modena della pallavolo femminile in realtà ha una lunga storia, uno scudetto, una coppa dei campioni, ma nel 2005 era sparita, finita. L’ostinazione di alcuni imprenditori e ex tifosi però ha ricreato la squadra e l’ha riportata in alto. Fino al 2005, giocava proprio al PalaPanini, che però dà allora è divenuto a gestione esclusiva – in concessione – del Modena Volley (che fino al 2013 si chiamava Pallavolo Modena), che invece continuava ad esistere, giocare e vincere nella Serie A maschile. Il palazzetto è diventato gradualmente un asset della società, che forse fino a poche settimane fa non s’attendeva un nuovo ospite: la domanda per la Serie A2 femminile ha atteso sette giorni per ottenere una risposta negativa. Il 23 giugno la squadra femminile neopromossa ha comunicato di aver appreso “l’impossibilità di poter usufruire dello storico impianto cittadino per la disputa delle proprie gare interne di campionato poiché interamente occupato dalla prima squadra militante in Superlega (maschile, ndr), dalla formazione Under 19 ed anche dalla Under 17 oltre a quello che è il calendario degli eventi extra pallavolistici”. Apriti cielo. Con solo 10 giorni rimasti per trovare un impianto prima dell’iscrizione, a questo punto, salvo mediazione dell’amministrazione comunale, si rischia di giocare in provincia.
Preclusione alla pallavolo femminile, come ha scritto il presidente Fabris? Nella serata dal 24 giugno il Modena Volley che gestisce il palazzo ha diramato ulteriori motivazioni al “niet”: ’Il tempo trascorso dalla prima richiesta di Volley Modena alla nostra risposta è stato necessario per fare una valutazione economica e organizzativa approfondita. La volontà è quella di costruire un progetto femminile serio e sostenibile, a partire dalla Serie B2. Stiamo finalizzando l’acquisizione di un titolo che avverrà e di cui daremo notizia nei prossimi giorni”. Insomma, una B2 femminile gestita dalla società che ha in gestione il palazzetto comunale può giocarci. Un’A2 modenese autonoma può andarsene a giocare a Sassuolo. Curiosamente, i giornali locali parlano, per questa B2 da “brandizzare” Modena Volley, proprio di un possibile acquisto del titolo del Sassuolo. Ma la Lega Serie A femminile, che sta beneficiando anche di un boom mediatico e di pubblico seguito al trionfo olimpico, promette battaglia: “La Volley Modena femminile merita di disputare il campionato di Serie A nello storico palazzetto cittadino, un impianto che non può essere considerato un bene privato ma un tempio di tutta la pallavolo italiana, al femminile come al maschile” ribadisce il presidente Fabris, che ha chiesto di incontrare il sindaco. Toccherà al Comune, infatti, dirimere la questione, anche per evitare che si crei un precedente. Comune che sarebbe, poi, proprietario del PalaPanini: la concessione scade tra 4 anni.
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