Montecampione, la storia della località sciistica tra speculazione edilizia e assenza di neve: “Obiettivo? Case a 2.500 euro al metro”

  • Postato il 11 maggio 2025
  • Ambiente
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Poca, pochissima neve, le società che falliscono, gli impianti che chiudono e, con loro, le seconde case. Quella di Montecampione, località nata dal nulla sulla scorta delle esperienze dello “ski-total” degli anni Settanta, è una di quelle storie emblematiche che costellano Alpi e Appennini: un comprensorio sciistico, spinto dai fasti del turismo di massa, che si è scontrato coi cambiamenti climatici (e non solo). E che di fatto a oggi fatica a reinventarsi, con le seggiovie per lo più ferme, gli hotel abbandonati e i residence sfitti.

Ciò che però gli attori in campo stanno cercando di fare per la località in Val Camonica (Brescia) va in un’unica direzione: puntare ancora sullo sci alpino. Lo dimostra la firma – tra la Regione Lombardia, Consorzio Montecampione, Comune di Artogne e Comunità montana – del Patto territoriale che mette sul piatto ben 13 milioni di euro per il rifacimento di tre impianti di risalita (otto seggiovie e due skilift sono stati chiusi nel 2022 con la liquidazione della società Monte Campione Ski Area). Il comprensorio però parte da 1.200 e arriva a circa 1.900 metri di quota, in un’area che risente del micro-clima più mite del vicino lago d’Iseo e che ne riduce le precipitazioni. Nel mosaico di impianti di risalita che costellano vette e vallate e in quello dei fallimenti che si sono susseguiti nel corso degli anni, viene fuori che nell’ultimo inverno soltanto tre sono entrati in funzione. Mentre per altrettante stagioni sono stati fermi del tutto. E se il Patto territoriale è già monco, poiché la sindaca di centrodestra di Artogne, Barbara Bonicelli, ha fatto sapere che il Comune non è in grado né di rilevare gli impianti a fune (condizione necessaria per poter sbloccare i 13 milioni di euro) né – probabilmente – di assicurare i 2,5 milioni di euro del progetto in capo proprio al Comune, incredibilmente il Consorzio Montecampione, che si sta occupando del rilancio della località, ha esplicitato a favore di telecamera (TeleBoario) il proprio obiettivo: “Sembra una frase volgare, ma le case a Montecampione devono valere 2.500 euro al metro quadro. E intorno a questo, tutto il resto è conseguente”. Lo ha detto il presidente Paolo Birnbaum. Piccolo particolare: il Consorzio (che tra gli altri ha firmato il Patto territoriale) è composto dai proprietari dei residence sfitti (circa 2500 appartamenti). Un caso di speculazione edilizia?

Ne sono convinti i gruppi di minoranza del Comune di Artogne (“Cambiamo Artogne” e “Futuro per Artogne”), che mettono in luce il rischio di indebitamento per l’amministrazione (come detto, per sbloccare il Patto territoriale, è necessario che il Comune acquisti le infrastrutture, attualmente in mano alla società privata Plan1800 Srl). “Il costo dell’intervento di sistemazione dei tre impianti (quelli tra 1500 e 1800 metri di quota, ndr) è stimato in 13.165.900 euro, a cui va aggiunto il costo di acquisto degli impianti che il Comune dovrà sostenere e che non è ad oggi quantificato” scrivono in una nota. “Per gli impianti di collegamento (Larice e Baite), dovrà invece intervenire interamente il Comune, non essendo previsti nel PAT. Il Comune dovrà infine acquistare e migliorare sensibilmente l’impianto di innevamento, che fa parte dell’acquedotto. Ci chiediamo, sarebbe sostenibile per il Comune di Artogne indebitarsi in questi termini? Con quali prospettive future e con quale pubblica utilità? Gli attori privati che parte giocheranno in questo rilancio? Visti i cambiamenti climatici in atto che stanno portando a una risalita della quota neve, inoltre, la restante parte del comprensorio da quota 1200 a 1500, che fine farà? I nostri gruppi di minoranza hanno più volte chiesto alla maggioranza di coinvolgere la cittadinanza in queste decisioni così delicate, e in sede di Consiglio comunale più volte abbiamo richiesto delucidazioni, senza mai avere risposte esaustive. Di fatto alla data odierna nulla si sa”.

La descrizione che fa Legambiente di Montecampione, nel report Nevediversa, è questa: “All’incirca dalla seconda metà degli anni 2000 il complesso del villaggio turistico di Plan di Montecampione, affiancato agli impianti sciistici, e del villaggio di Preottone versano in un profondo stato di crisi. Al Plan sia i 142 appartamenti che, soprattutto, le sedi degli ex locali pubblici sono abbandonati e regolarmente preda di vandali. Medesima sorte per l’hotel situato nella sottostante località Alpiaz. Dopo il fallimento economico delle strutture si sta tentando un rilancio della località. Anche la situazione degli impianti è complessa, sono rimasti inattivi per qualche anno perché non vi erano fondi per la revisione. Nel 2020 finalmente la revisione è stata fatta, ma resta l’incognita dell’innevamento”. Per Legambiente si tratta di uno dei casi più eclatanti di “accanimento terapeutico”.

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