Morte Padre Fedele, l’amica Teresa: ha deciso di tornare nella ‘sua’ Oasi Francescana in segno di perdono

  • Postato il 14 agosto 2025
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Morte Padre Fedele, l’amica Teresa: ha deciso di tornare nella ‘sua’ Oasi Francescana in segno di perdono

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Ha deciso di tornare per l’ultima volta nella sua Oasi Francescana, la struttura costruita da Padre Fedele solo attraverso donazioni, sottrattagli dopo il suo arresto


COSENZA – Disteso in una bara semplice, sotto lo sguardo di Sant’Anna. Queste le ultime volontà di Padre Fedele che ieri è morto dopo un lungo periodo di malattia. Nato a Laurignano il 6 novembre 1937, ordinato sacerdote nel 1964, già superiore del Convento di Acri, nel 1980 inizia a viaggiare in Africa come segretario delle missioni estere. Nelle zone più povere del mondo incontra e ama gli ultimi, gli emarginati, conosce la piaga della lebbra. In quei luoghi lontani conosce anche Madre Teresa di Calcutta. Da lei impara una lezione di vita che lo accompagnerà per sempre: “Quando qualcosa viene distrutto, tu ricomincia daccapo”.

Una frase diventata suo malgrado una profezia, perché a distanza di anni Padre Fedele subì la gogna, alimentata anche da una parte della stampa, per un’accusa infamante: una suora lo denunciò per stupro e lui fino alla fine ha continuato a ripetere che quel gesto non solo non l’aveva commesso, “ma neanche mai pensato”.
Una vicenda giudiziaria dalla quale Padre Fedele uscì assolto perché il fatto non sussiste. L’Oasi Francescana, la struttura costruita dal ‘monaco’ solo attraverso donazioni, gli fu sottratta all’indomani del suo arresto. Ma è lì che è voluto tornare per l’ultima volta.

«Questa è l’ultima lezione di Padre Fedele, che va oltre ogni azione, nel segno del perdono, perché ha sempre tenuto ad unire, mai a dividere». Sono le parole di Teresa Boero, fidata collaboratrice di Padre Fedele da oltre vent’anni, che ha spiegato il perché della camera ardente allestita proprio all’interno dell’Oasi Francescana, nella cappella dedicata a Sant’Anna, che lui volle costruire per ricordare la madre Anna, morta quando Padre Fedele era un bambino. «Sono sicura – aggiunge Teresa – che è contento perché sta vedendo arrivare qui tante persone che si erano allontanate. Da tempo aveva ripreso un bellissimo rapporto con il vescovo e con i frati. Io ne sono testimone».

Teresa è la testimone e la confidente, la perpetua, ma soprattutto l’amica e l’erede spirituale e materiale dell’opera del “frate ultrà”. È lei la presidente dell’associazione il Paradiso dei Poveri, trasformatosi in una struttura destinata ad accogliere le persone bisognose. Lo stabile è pronto ma ancora chiuso in attesa dei permessi necessari.
«Il primo passo – dice Teresa – già da domani, sarà quello di cercare di definire la struttura, poi ci saranno e ci sono i progetti in Madagascar, le iniziative solidali, le raccolte fondi, specie quelle su Corso Mazzini. Continueremo ad essere presenti a testimonianza del grande lavoro fatto in tutti questi anni da Padre Fedele. Cammineremo sui suoi passi per sentirci più vicino a lui».

Teresa ha il volto segnato dalla stanchezza e dalla sofferenza. Gli ultimi mesi passati al capezzale di Padre Fedele per non lasciarlo mai solo. Le ultime parole raccontano il loro legame profondo e puro. «Gli ho detto addormentati con il mio sorriso – ha ricordato Teresa – e addormentati con i miei occhi. L’ho stretto tra le mie braccia e ho aspettato, è stato terribile, ma io questo glielo dovevo e me lo sarei tenuto così anche altri vent’anni».

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