Nada Cella, il giornalista che intervistò l’avvocata di Cecere fa vacillare il suo alibi: “Disse che era stata riconosciuta perché passava da lì, ma non c’entrava niente”

  • Postato il 10 luglio 2025
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Genova. Nuova udienza nel processo sull’omicidio di Nada Cella, e a fornire informazioni determinati in aula oggi è stato il giornalista Carlo Piano, chiamato come testimone dall’avvocata di parte civile Sabrina Franzone.

“L’avvocata che rappresentava quella donna misteriosa indagata solo per qualche giorno mi disse che la sua cliente aveva avuto la sfortuna quella mattina di passare da lì. Qualcuno l’aveva riconosciuta e lo aveva detto alla polizia”, ha detto Piano riferendosi ad Annalucia Cecere.

La testimonianza del giornalista su Annalucia Cecere

Nel 1996 era inviato a Chiavari per “Il Giornale” e seguire gli sviluppi del delitto della giovane segretaria uccisa nello studio del commercialista Marco Soracco. Piano ricorda che “Uscì la notizia di questa donna misteriosa entrata nelle indagini. Non ne seppi mai il nome. Fu una cosa repentina perché un paio di giorni dopo andammo a una conferenza stampa a Chiavari dove c’era il procuratore e polizia e cc e dissero che avevano fatto delle verifiche e che quella donna non era più sospettata. Da fonti investigative seppi che era una ragazza madre che aveva conosciuto Soracco a un corso di ballo, e anche che avevano fatto insieme una gita al lago di Giacopiane”.

Piano, nei giorni in cui Annalucia Cecere – per la stampa dell’epoca appunto una donna senza nome – venne scagionata dopo indagini lampo perché gli inquirenti avevano puntato tutto sulla pista Soracco, aveva intercettato, proprio di fronte al tribunale di Chiavari, l’avvocata che la difendeva, Margherita Pantano. L’avvocata è morta nel 2021 e gli inquirenti non hanno mai potuto sentirla. Piano però in un articolo del 31 maggio 1996 virgolettò le parole che le disse l’avvocata. E oggi è stato chiamato a scavare nella memoria per ricordare le parole che le rivolse la legale. “Non ricordo se mi parlò direttamente di via Marsala o mi disse ‘da quelle parti’ – ha aggiunto rispondendo a una domanda dell’avvocato di Cecere, Giovanni Roffo – Mi disse anche che la sua cliente non c’entrava nulla, che abitava lì vicino e si lamentava del fatto che gli inquirenti non erano riusciti a trovare il colpevole”.

La testimonianza che fa vacillare l’alibi di Cecere

La testimonianza di Carlo Piano, figlio dell’archistar Renzo, è importante per l’accusa perché contribuirebbe a smontare l’alibi di Annalucia Cecere che si difende sostenendo che quella mattina era a far le pulizie a casa del dentista per cui lavorava. Dalle parole dell’avvocata – che tuttavia non può smentire quelle dichiarazioni in quanto è deceduta – non si parla di un alibi per quella mattina, ma sarebbe confermata invece la presenza di Cecere nei pressi del luogo del delitto, come sostengono alcuni testimoni e dichiarazioni rilasciate all’epoca dei fatti da parte di persone anch’esse oggi decedute.

Processo Nada Cella, la toccante testimonianza della sorella Daniela

In aula oggi anche la sorella di Nada, Daniela Cella, parte civile assistita dall’avvocata Laura Razetto. La mamma Silvana Smaniotto non verrà invece in aula perché come ha raccontato la figlia “dopo aver tanto lottato, da un anno è come assente, come fosse un’altra persona. Era contenta della riapertura delle indagini ma quando c’è stata la sentenza di non luogo a procedere è cambiata e oggi non è più lei. Questo – ha aggiunto commuovendosi – mi fa rabbia perché adesso devo portare avanti tutto questo da sola”.

Il papà di Nada, Bruno Cella, è morto infatti due anni dopo il delitto: “Era ossessionato dal cercare la verità, andava in procura ogni giorno e il procuratore Gebbia non aveva mai tempo di ascoltarlo. Un giorno di agosto disse che voleva andare al cimitero, ma non è mai tornato. Sono partire le ricerche, ma l’abbiamo trovato solo il giorno dopo. I medici mi dissero che era morto di crepacuore”.

Le telefonate di Marisa Bacchioni alla mamma di Nada

Daniela Cella ha parlato anche della famiglia Soracco: “Non ci hanno mai fatto le condoglianze. Ricordo che a un certo punto Soracco telefonò a casa perché era uscito un articolo che riportava una frase di mia sorella contenuta in un diario poco carina sull’ufficio e lui voleva sapere se era vero. Rispose mio marito che gli disse che se l’aveva scritto allora era vero, ma anche in quel caso non ci fece le condoglianze”.

A un certo punto anche la mamma di Soracco aveva cominciato a contattare la famiglia Cella, quando il figlio era indagato per omicidio: “Mi cercava continuamente per dirmi che suo figlio non c’entrava niente”. E Marisa Bacchioni cercava anche Silvana Smaniotto: “Una volta diversi anni fa fu invitata a casa Soracco e ci andò ma si trovò molto a disagio. La Bacchioni la inondò di parole ma mia mamma le disse che era convinta che Soracco non fosse il colpevole ma che non avesse detto la verità”.

L’amica della mamma di Nada Cella al processo: “Oggi Silvana è come se non fosse più lei”

La tenacia di Silvana Smaniotto ma anche il suo spegnersi lentamente in quest’ultimo anno è stato descritto in aula anche da una cara amica dell’anziana, Terenziana Cuneo. “La Silvana nell’ultimo anno non è più lei, non vuole più uscire: è come se fosse un’altra persona, prima non era così. Mi chiedeva sempre se avevo comprato il giornale, se c’erano notizie. Adesso non sa nemmeno più che il giovedì c’è l’udienza, e anche io ho smesso di dirglielo” ha raccontato anche lei commossa.

La donna è sempre stata vicino alla famiglia di Nada: “A Nada ho portato la prima copertina in ospedale, appena era nata. La sera quando non ero di turno all’ospedale ero sempre a casa di Silvana”. Anche dopo l’omicidio, è sempre rimasta accanto alla famiglia. Anche lei era presente la sera che Soracco chiamò a casa Cella: “Disse che voleva solo sapere se era vero che Nada aveva scritto sul diario ‘sono finite le ferie e devo tornare in quell’ufficio di merda’, solo quello gli interessava”. Cuneo ha anche raccontato che e di quella volta Silvana Smaniotto “ incontrò per strada Soracco e gli diede un schiaffo. Mi pare che lui l’avesse denunciata e lei abbia dovuto pagare una multa”.

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Genova24

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