Nasce la rete dei sindaci per far concorrenza a Elly
- Postato il 21 ottobre 2025
- Politica
- Di Libero Quotidiano
- 2 Visualizzazioni

Nasce la rete dei sindaci per far concorrenza a Elly
Il cammino della Cosa Centrista (Casa o tenda riformista che dir si voglia) ieri ha fatto tappa all’Hotel dei Principi, a Roma. È qui, infatti, che in una sala strapiena (almeno 600 persone) Alessandro Onorato, assessore ai Grandi Eventi, Sport e Turismo di Roma, ha lanciato il suo “Progetto Civico Italia”: un tentativo di mettere in rete amministratori - sindaci, assessori e consiglieri - di tutta Italia, ma anche associazioni, esperienze civiche, per proporsi poi come azionisti (o guida?) di quella quarta gamba centrista che in tanti a sinistra invocano. L’occasione era la presentazione del simbolo e del nuovo sito, ma il senso politico è lanciare un’Opa su quel magma centrista che sta provando a riaggregarsi. Ci ha provato, alla Leopolda, Matteo Renzi. Ora ci prova Onorato. Il senso è lo stesso e l’assessore capitolino lo ha spiegato così: «Il campo politico c’è già, ci sono le destre e le sinistre. Forse bisogna creare il centro-sinistra. L’obiettivo è contribuire all’alternativa a questa destra. E questo percorso è riformista, popolare e civico«.
LA TENDA RIFORMISTA
In prima fila c’erano molti volti che si erano già vista alla Leopolda: il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, quello di Genova, Silvia Salis, da tanti guardata come possibile leader della Cosa Centrista, il sindaco di Udine, il civico Alberto Felice De Toni, e naturalmente il primo cittadino di Roma, Roberto Gualtieri (ma in veste di ospite). C’erano poi Stefano Bonaccini, presidente del Pd, e Goffredo Bettini, ispiratore di tante leadership passate del centrosinistra, grande sponsor di Onorato, e il primo, nel Pd, a parlare della necessità di creare una “tenda riformista”, alleata di Pd-M5S-Avs. La sorpresa della giornata, però, è stata l’arrivo di Giuseppe Conte, leader del M5S. «Era stato invitato», hanno minimizzato i suoi. Ma gli inviti, specie se si è leader di livello nazionale, si possono declinare. Il fatto che Conte abbia scelto di andare, peraltro in pieno psicodramma del Movimento 5 Stelle, non è un dettaglio da poco. Certo, conta il legame profondo tra il leader del M5S e Bettini. Ma non c’è dubbio che la presenza di Conte sia stato un modo per “benedire” esplicitamente il tentativo di Onorato. Il quale, dal palco, ha ricambiato: «Saluto Conte», ha detto non appena lo ha visto entrare in sala, «e mi permetto di dire che leggendo il dibattito nei Cinquestelle, mi viene da riflettere sul lavoro difficile e fruttuoso che hai fatto in questi anni, un lavoro prezioso: hai trasformato un Movimento antipolitico in forza di governo».
Uno scambio di cortesie, continuato sotto il palco: «Ho ascoltato con interesse la relazione di Onorato», ha detto Conte, «ognuno deve lavorare perla sua forza politica ma sono molto interessato a costruire, dare un contributo per un progetto politico fortemente marcato nel segno del progressismo che possa costituire una efficace alternativa al governo Meloni e quindi il dialogo ci sta». E benedizione è arrivata anche da Gualtieri, politicamente legato a Bettini nella geografia delle componenti dem: «Credo», ha detto il sindaco di Roma, «che le forze del civismo e dell’associazionismo, soprattutto quelle impegnate nelle città, intercettano tutti i grandi temi e in questo momento sono risorse molto preziose per un centrosinistra forte e vincente e di governo».
COME ALLA LEOPOLDA
Come anche alla Leopolda, anche a Roma i fari si sono accesi su Salis, il volto più nuovo e più spendibile, la perfetta alternativa alle due donne (Schlein e Meloni) che si sono divise il campo: «Sono qui», ha detto la sindaca di Genova, «per dire che non siamo contro qualcuno o qualcosa, ma siamo a favore. Essere progressisti in questo momento vuol dire non essere contro, ma essere a favore del futuro, a fianco delle persone». E ancora: «Io non credo che sia il caso di attaccare, io credo che si debba proporre una politica diversa. Basta con questa corsa a chi è più di sinistra, più radicale. Quello che conta è l’unione. Se alla destra levi questo argomento, non ne ha altri». Le parole d’ordine sono le stesse che si erano sentite alla Leopolda: riformismo, esperienze dal basso, una politica che sappia indicare proposte, non solo dirsi contro qualcuno, basta urla. Il vocabolario è chiaro, lo stile anche, lo spazio c’è. Resta il dettaglio - non proprio piccolo - di come distribuire le parti dell’affollato cast.