Ne ‘Il candidato di Onnis’ la Sardegna nelle mani della speculazione energetica

  • Postato il 11 giugno 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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L’ultimo libro di Maurizio Onnis, Il candidato, edito da Catartica Edizioni, non è né un romanzo né una novella. E’ un atto di accusa politico per (quasi) tutti quelli che fanno politica nella sua terra, la Sardegna.

Maurizio non è un attore esterno, non vive in Italia, non è un sardo che, dall’esterno, racconta quanto è brutta la sua isola amata se solo ci fossi io, pensano tanti sardi che sono fuori…) Maurizio Onnis si è sporcato le mani: da anni è sindaco di un piccolo comune della Marmilla, area rurale per eccellenza. Questo è un libro che serve agli italiani, ma anche ai sardi. I sardi queste cose le conoscono.

Il libro racconta come chi ha incarichi politici li usa perseguendo un fine personale o, in moltissimi casi, locale, clanistico. I due aspetti quasi sempre coincidono. Le prospettive generali, che guardano a tutta la Sardegna e non solamente ad una piccola parte, da qua a 50, 100 anni, non esistono. Vi è, in questa postura, anche un malinteso senso di comunità: la comunità non è la Sardegna, bensì il presente di un quartiere, di una cittadina, di un paese, o magari di un paio di paesi. Il futuro non esiste, e neanche le grandi questioni che attengono al potere vero, al futuro a lungo termine.

Il consenso è conquistato, o se volete comprato, sulla base di politiche con una visione nulla: il finanziamento per la piazza, per il campo sportivo, per la parrocchia, magari per il riammodernamento dell’azienda, o un posto di lavoro in qualche azienda pubblica o privata.

Quei sardi che votano (circa la metà, gli altri si rifiutano) spesso si accontentano, se hanno un problema di salute serio, dell’impegno di un consigliere o aspirante tale per avere una visita specialistica subito, quando magari senza la “spinta” ci sarebbero voluti anni. Il consigliere la ottiene, ed il voto della malata, e della famiglia, è assicurato. Chi lo fa, e chi lo chiede, non sono sempre tutti persone riprovevoli. Sono solamente persone che hanno rinunciato alla politica, quella con la p maiuscola, quella che vuole dare un futuro ai figli ed ai nipoti.

Nella gigantesca, tremenda denatalità della Sardegna, c’è anche un “mal d’anima”, oltre che una enorme carenza di servizi, dalla sanità ai trasporti, dall’istruzione al lavoro, che è causa ed effetto di questo mercimonio, che ha a che fare con questi aspetti.

Tutto questo spesso si dipinge di mezzi discorsi su “difendere il paese”, “portare qualcosa in paese”, garantire “la propria scuola”, la “propria parrocchia”, pensare “al quartiere” o “al territorio di riferimento”. Tanti non sardi ci guadagnano da questa miopia, ed anche qualche conterraneo. La Sardegna ridiventa oggetto, non soggetto.

Maurizio Onnis, che fa militanza politica sana, e quindi odia tutto questo, ci descrive, in modo anche caricaturale, ma non irreale, questa realtà. L’occasione è la gigantesca, epica, battaglia che lui e molte migliaia di sardi hanno condotto e stanno conducendo contro la speculazione energetica. Dietro la “transizione ecologica” c’è una colossale estrazione di ricchezza ai danni delle sarde e dei sardi. Pochissimi ci guadagnano molto, altri ci guadagnano quei soldi che servono a campare per una/due generazioni.

Ci sono stati però nel 2024, non cento anni fa, più di 200.000 sardi che si sono opposti. Numeri enormi, che la politica, in modo irrispettoso, non ha preso in considerazione. Maurizio Onnis prende spunto da questa colonizzazione e, con coraggio, dice a tutti quelli che fanno politica, sindacato, impresa: ditemi che il romanzo non è veritiero. Accusatemi di qualunquismo. Dimostrate che sono tutte bugie. Altrimenti, per cortesia, andatevene. Tutti a casa.

Quando si dice “non c’è classe dirigente”, riferendosi alla Sardegna, si dice una gigantesca cavolata. Questa che c’è ora è la classe dirigente che fa bene all’Italia, ed a Bruxelles, ed anche agli stessi che si sono seduti su quelle sedie “da classe dirigente”.

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Il Fatto Quotidiano

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