“Non ci sono prove, Hamas ha allestito dei set”: la capo ufficio stampa Rai nega il massacro a Gaza. M5s: “Si dimetta”
- Postato il 13 ottobre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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“Si è parlato spesso del cinismo e della spietatezza dell’esercito israeliano, eppure non esiste una sola prova che siano state sventagliate delle mitragliate contro civili inermi. Eppure questo veniva raccontato, questo è stato detto senza alcuna verifica delle fonti. Vergogna, vergogna, vergogna, lo affermo tre volte”. A negare pubblicamente il massacro compiuto da Israele nella striscia di Gaza è stata Incoronata Boccia, ex vicedirettrice del Tg1 e attualmente a capo dell’ufficio stampa della Rai, intervenendo a un convegno sul 7 ottobre promosso dall’Unione delle comunità ebraiche italiane. Boccia, da sempre vicina al centrodestra, ha di fatto rilanciato la teoria complottista cosiddetta “Pallywood”, secondo cui le immagini di morte e distruzione dell’enclave palestinese sarebbero costruite ad arte: “Ci sarebbe da vergare un j’accuse tombale non solo sul suicidio dell’Occidente o di parte dell’Occidente, soprattutto l’Europa, ma sul suicidio del giornalismo. Io proporrei che oggi, da questa tavola rotonda, possa emergere una candidatura per Hamas. La vogliamo candidare all’Oscar per la miglior regia a cui noi giornalisti ci siamo piegati senza alcuno spirito critico? Sono stati allestiti set, ci sono state delle immagini, delle inchieste, che hanno provato che quella informazione era propaganda”, ha detto. Poi ha definito “ideologico” l’uso della parola “genocidio”: “Il 27 gennaio (Giorno della memoria della Shoah, ndr) queste persone con quale faccia usciranno di casa?”.
L’uscita della giornalista ha fatto insorgere in coro le opposizioni. La prima denuncia è arrivata dagli esponenti M5s in Commissione di Vigilanza Rai: “Le parole di Incoronata Boccia rappresentano un punto di non ritorno per il servizio pubblico. Negare l’evidenza dei massacri e liquidare come “strumentale” la parola genocidio non è informazione: è propaganda. Chi ricopre incarichi nella Rai non può permettersi di esprimersi in questo modo: deve dimettersi subito”, affermano. Dopo poco è intervenuta anche la presidente della Vigilanza, la senatrice pentastellata Barbara Floridia: “È grave che una dirigente del servizio pubblico possa esprimersi come ha fatto Incoronata Boccia, negando fatti documentati e contraddicendo ogni principio di verità e responsabilità. Se la Rai non prenderà le distanze in modo chiaro e immediato, quelle parole finiranno per rappresentare la posizione ufficiale dell’azienda. Mi aspetto una presa di posizione ferma e decisa da parte dei vertici”. Gli eletti del Pd nell’organo bicamerale parlano di “negazionismo” e “banalizzazione della violenza” e chiedono all’azienda “un chiarimento immediato e una presa di distanza netta“, mentre da Alleanza Verdi e Sinistra il senatore Peppe De Cristofaro definisce Boccia “senza ritegno”.
Sulla vicenda interviene anche l’Usigrai, il maggiore sindacato dei giornalisti del servizio pubblico, chiamando in causa l’amministratore delegato Giampaolo Rossi: “Ciò che ha espresso la direttrice dell’Ufficio Stampa Rai in è la posizione dell’azienda? Lo chiediamo all’amministratore delegato della Rai. Secondo Giampaolo Rossi i colleghi del giornalismo “mainstream” – e quindi anche quelli Rai – dovrebbero vergognarsi per come hanno raccontato la guerra tra Israele e Hamas? Di fatto la capo ufficio stampa della Rai attacca i giornalisti Rai e non si rende neanche conto che ha attaccato anche i direttori nominati dall’attuale vertice, compreso quello del suo precedente tg”, si legge in una nota. “La direttrice parla di inchieste che non sono state fatte: sta dicendo che anche i direttori Rai attuali sono vittime dell’ufficio di propaganda di Hamas? Dopo di che ricordiamo che noi c’eravamo in piazza contro il regime di Putin, per Anna Politkovskaja, contro il regime iraniano, per Masha Amini e le donne coraggiose di Donna Vita Libertà, per le donne afghane. Ci dispiace ma lei non la ricordiamo in piazza con noi”, attaccano i giornalisti.
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