Non vedo giovani alle manifestazioni contro le guerre: che siano stati disillusi dai media?

  • Postato il 1 luglio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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L’altro giorno mia moglie rifletteva sul fatto che gli attuali principali attori nelle guerre fra occidente e oriente, Putin, Trump, Netanyahu, Khamenei, con eccezione di Zelensky che però è a tutti gli effetti è stato un burattino nelle mani di burattinai esterni, siano tutti di età compresa fra i 70 e gli 80. Si tratta di una generazione che nel 68 era adolescente e presumibilmente, almeno marginalmente, ha vissuto l’utopia della messa in discussione dell’autorità, dei valori tradizionali, delle fedi religiose, del capitalismo, dell’imperialismo e delle guerre.

Dove sono finiti quegli ideali e quell’utopia (che all’epoca non pareva così utopica)? “Rivoluzionari da giovani, conservatori da vecchi” è una frase che è stata pronunciata da politici diversi nel corso degli ultimi secoli. Possibile che una generazione che ha lottato idealmente contro tutte le guerre sperando, attraverso canzoni, manifestazioni e prese di posizione nella pace fra i popoli sia la stessa che ora fa la faccia feroce, si riarma e compie atti contrari al diritto internazionale e anche al buon senso?

Si potrebbe ipotizzare che gli attuali governanti delle nazioni in guerra da giovani fossero già contrari alle ideologie libertarie: in sintesi i ragazzi già allora ideologicamente guerrafondai forse hanno avuto la meglio sui ragazzi che propugnavano la pace nel mondo? A questo punto viene da chiedersi come sia possibile che la classe dirigente di paesi così importanti sia tanto anziana. Si tratta di persone che sono nella fase finale della loro vita, portatori di ideologie che ai ragazzi appaiono vetuste. Come si fa a credere ancora, mistificando le parole presenti nei libri sacri, che gli israeliani o viceversa gli iraniani siano il popolo eletto e che Dio sia dall’una o dall’altra parte? Come si fa a credere che il sistema capitalistico o viceversa quello comunista siano il toccasana per tutti i popoli e che, soprattutto, tali ideologie si debbano espandere con la forza delle armi?

Nel 68 ero un bimbo ma ho vissuto come adolescente nel decennio successivo. Nel mio ricordo le persone migliori, più intelligenti più sensibili ed empatiche hanno snobbato la politica politicante. Chi si dedicava ai partiti e al sistema politico era qualcuno che era disposto a scendere a svariati compromessi. Da queste valutazioni molto sommarie emergerebbe che la generazione sessantottina che mi ha preceduto e anche la mia hanno fallito in toto. Partite, in adolescenza, per cambiare in meglio il mondo attraverso la pace si stanno ritrovando a gestire incattivite guerre di dominio, di religione e per imporre la propria visione del mondo.

La cosa sorprendente è la mancanza dei giovani. Nei paesi occidentali non ci sono giovani in piazza. Le piazze in alcuni paesi si riempiono con leader anziani o al massimo di mezza età. Nei paesi dittatoriali o in guerra naturalmente far sentire la propria opinione non è facile. Può darsi che mi sbagli ma anche qui non si sente neppure che vi siano prese di posizione. Forse la propaganda non ci permette di sentire la voce dei giovani? Forse noi anziani oscuriamo le loro manifestazioni di dissenso?

Una ipotesi inquietante purtroppo, per me che faccio di lavoro lo psicoterapeuta, emerge: non sarà che la società della comunicazione con la pubblicità e l’informazione manipolata ha distrutto nei giovani la capacità di indignarsi, di reagire e far sentire la loro voce? Ho calcolato che un ragazzo di 18 anni ha subito (uso questo termine perché ritengo sia una vera e propria persecuzione) un milione di spot pubblicitari tramite telefonini, tv, gadget, cartelloni etc. Questo vero e proprio “lavaggio del cervello” potrebbe precludere ai giovani la speranza di poter modificare le cose.

La generazione sessantottina credeva in modo velleitario di cambiare il mondo, la generazione attuale è disillusa e forse vede quello che avviene nel mondo come ineluttabile.

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Il Fatto Quotidiano

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