Ogni anno è più difficile convincere gli studenti a credere ancora nell’Ue e nella Costituzione

  • Postato il 19 agosto 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Ogni volta è più difficile provare a convincere gli studenti a crederci ancora, che la Costituzione Italiana e l’Unione Europea esistono. Quando ci provi ti guardano e lo fanno in quel modo e mi fa sentire complice di un inganno. Argomentano la sfiducia, ammettono che la Repubblica Democratica fondata bla bla bla è nei libri di scuola e nelle celebrazioni, ma a conti fatti è polvere nella quotidianità istituzionale. Se la Costituzione Italiana è considerata una bella raccolta di concetti in regalo ai diciottenni, l’Unione Europea è un romantico ponte tra Ventotene e i giorni nostri.

La storia in diretta è un telegiornale di veline, un talk show da cortile in alternanza di opinioni, Trump che stringe mani tenendo il palmo verso l’alto (non solo per la mancia), Putin un cliente americano da combattere con soldi europei, l’Europa Disunita che aspetta la diagnosi in sala d’attesa e i suoi leader divisi tra iniziative individuali e zerbini tricolore. Ero rimasto che la pace si chiamasse “pace”, ora si chiama “pace giusta”: risarcimento danni o recupero crediti?

Gli studenti, i giovani, quelli che saranno futuri cittadini, sono abbandonati allo spettacolo della politica, che produce guerre alimentate da contemporanee conferenze di ricostruzione dell’Ucraina… è nato prima l’uovo o la gallina? E’ scoppiata prima la guerra o il 110% del recovery? Il futuro esiste, ma in loro, studenti e giovani, si asfalta il rifiuto negli adulti che ne ipotecano la vita. Il futuro non è di tutti, è di chi decide a chi far pagare la prossima fornitura di gas. Allora ci pensa la natura a far politica: si resetta e ricomincia, senza paracetamolo. Ma lo fa a spese nostre.

In fondo ci si abitua anche alla morte quotidiana, trasmessa in diretta, ma che perde ascolti, come se la fame di un popolo immortalato non fosse più un programma di successo.

Non sono né un costituzionalista né un’esperto di questi argomenti, ma non occorre essere né l’uno né l’altro per capire che questi figli li stiamo perdendo. Allora mi viene in mente quello che mi disse l’ex vicequestore di Parma Giuseppe Costa, in un momento difficile “Cosa faccio, m’incazzo e rinuncio? No, m’incazzo e ci credo ancora di più”. E’ così che tornerò in classe a settembre, con i miei laboratori di disegno sociale. Anche se la scuola dovrebbe rimanere sempre aperta e noi genitori mai chiamarci fuori.

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Il Fatto Quotidiano

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