“Ogni mostra dura solo un giorno e poi sparisce”: a Milano arriva la galleria che apre per 24 ore al mese e rivoluziona l’esperienza dell’arte
- Postato il 10 novembre 2025
- Cultura
- Di Il Fatto Quotidiano
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C’era una volta la “Milano da bere”, ora diventa quasi una “Milano da vedere”. In piazza Sant’Ambrogio, nell’edificio che ospitava lo storico studio di Luigi Caccia Dominioni, indiscusso maestro dell’architettura milanese del secolo passato (e dove ancora l’ascensore interno ha la seduta in legno, come una volta), sta per vedere la luce Umanesimo daily art gallery, ovvero una galleria d’arte che aprirà un solo giorno al mese per offrire a un pubblico selezionatissimo, la possibilità di ammirare l’arte in un tempo eccezionalmente limitato. Saranno mostre che nella stessa giornata vivranno vernissage e finissage, inaugurazione e chiusura mai così temporalmente vicine.
La nascita vera e propria dell’iniziativa è fissata martedì 11 novembre alle 19, quando la galleria-studio di architettura ospiterà una decina di opere scolpite – realizzate anche con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, cioè di un “robot scultore” – di Helena Bacardi, cubana di nascita, statunitense di residenza. Insieme alla “vernice” dell’esposizione di opere lapidee si terrà la presentazione del catalogo della mostra The idea of sculpture. From the hand to the robot, curata da Roberta Semeraro e in corso a Palazzo Bollani di Venezia fino a domenica 19 novembre.
Quello che avverrà a Milano tra pochi giorni sarà una sorta di “mordi-e-fuggi” dell’arte: una formula non solo innovativa, ma anche estremamente coraggiosa del modo di concepire l’esperienza artistica, che solitamente ci si immagina. Come dire che apparentemente, se da un lato esiste una scuola di pensiero che prevede la presenza di divani davanti alle opere più importanti, da ammirare con calma contemplativa – “perché l’arte stanca” disse una volta un famoso direttore di museo -, dall’altra c’è chi invece pare voler adeguare anche l’arte ai ritmi frenetici della contemporaneità che in Milano ha sempre avuto il suo inarrestabile motore. In realtà non è così e a spiegarlo a ilfattoquotidiano.it è Maurizio Decaro, nel cui studio di architettura nasce, appunto, Umanesimo daily art gallery.
“Era una vita che, all’interno di uno studio d’architettura, volevo fare una galleria d’arte, anche perché in passato ne ho diretta una in corso Garibaldi, sempre a Milano, che ebbe un grande successo. Stavolta la mia idea parte da una considerazione banale: dopo le 19 uno studio d’architettura chiude. Io invece volevo che a quell’ora continuasse a vivere, ma facendo altre cose. Dal momento che una galleria può esistere anche con le persone che lavorano dentro uno studio d’architettura, ho voluto fare questa cosa, anche legata all’idea che il vernissage, cioè l’inaugurazione, coincidesse con il finissage, la chiusura della mostra”. E con questo convincimento, nello studio d’architettura di piazza Sant’Ambrogio al civico 16, nell’arco di un anno si susseguiranno 11 iniziative legate al mondo dell’arte (agosto escluso quindi), la cui durata effettivamente potrà variare, ma solo in un giorno preciso si terranno inaugurazione e chiusura ufficiale dell’evento espositivo, come si trattasse di una performance. Saranno mostre di alto profilo, così come nella Umanesimo daily art gallery troveranno spazio anche opere di giovani artisti, magari totalmente innovativi, ma sconosciuti.
“D’altronde il gallerista deve fare questo – continua Decaro – esporre principalmente opere che gli piacciono, non fare il supermarket dell’arte, come accade ai giorni nostri. La novità, tra l’altro, sta anche nel fatto che le opere in mostra occuperanno lo spazio di risulta dello studio di architettura. Cioè in studio non sposteremo niente, ma è prevista una perfetta commistione. Senza contare che per me non ha prezzo poter vedere i miei colleghi architetti lavorare in mezzo alle opere d’arte. Rispetto alla mia vecchia galleria in corso Garibaldi questa iniziativa la considero un passo avanti, perché nello studio d’architettura trasformato in galleria, la gente tornerà a incontrarsi, bere qualcosa, fare una chiacchiera. Sarà un pubblico molto selezionato, non ci sarà la folla. Mi aspetto non più di 40 persone, secondo una formula un po’ retrò, com’erano le gallerie di inizio anni Cinquanta”.
Ovviamente appena si è diffusa la notizia, molti artisti hanno chiesto di poter esporre le loro opere nella Daily art gallery milanese: “Sinceramente non me l’aspettavo, ma la cosa che è piaciuta molto – sottolinea Decaro – è stata questa idea di avere vernissage e finissage nella stessa giornata, perché ci si rende conto che le 35-40 persone presenti saranno molto motivate, cioè interverranno proprio per vedere questa mostra. In vista del primo appuntamento dell’11 novembre sono già stati spediti degli inviti e non è che alla quarantunesima persona che suonerà il campanello gli sbarreremo la strada: ci mancherebbe. Però lo spazio è di 150 metri quadrati, così come una sorta di limite riguarda anche l’esposizione delle opere: che sia chiaro, i Pollock non li posso mettere in mostra perché sono giganteschi – scherza l’architetto –. Ciò nonostante punteremo principalmente sulla pittura, anche se vedremo sculture, come nel primo appuntamento, e poi fotografie e lavori di giovani architetti. Le quattro arti, compreso il design, saranno quindi tutte rispettate”.
Come reagirà la “Milano da vedere” di fronte a una simile iniziativa? “Io la considero un’inversione di tendenza – aggiunge –: là dove tutto è stato massificato in maniera impressionante, io punto invece a un ritorno alle origini, per ritrovare il piacere di guardare delle opere, incontrare le persone effettivamente interessate all’evento. Si tratta di un’iniziativa che niente ha a che fare con la politica culturale, bensì identitaria dell’arte. Perché se questa diventa commercio, poco dopo qualsiasi cosa non ha più valore. A noi interessa invece ritrovare il piacere dell’arte, della bellezza da ammirare. Che non ha e non deve avere prezzo. Se poi riesco anche a far riflettere alcune decine di persone, credo di aver centrato l’obiettivo”. E chi non è in possesso dell’invito, ma vorrebbe esser presente a questa giornata speciale? “Lo aspettiamo egualmente, perché significa che è motivato. Io non ho voglia di invitare persone che vengono solo per bersi un aperitivo. L’11 novembre nascerà un appuntamento che si rivelerà l’inverso dell’happy hour“.
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