Opere compiute, comunità tradite?

  • Postato il 25 luglio 2025
  • Ambiente
  • Di Paese Italia Press
  • 4 Visualizzazioni

di Francesco Mazzarella

Gli interventi del PNRR giunti a conclusione rappresentano – almeno sulla carta – il volto migliore del grande piano europeo: strutture consegnate, servizi attivati, spazi restaurati, reti tecnologiche potenziate. Ma dietro la soddisfazione iniziale si nascondono domande sempre più pressanti: questi progetti migliorano davvero la vita delle comunità? Oppure più di un’opera rischia di essere un’operazione di facciata, funzionale alla circolazione di capitali, alla legittimazione di soggetti collusi o addirittura al consolidamento di potere mafioso?

Tra i casi più citati in ambito sanitario troviamo le Case della Comunità, infrastrutture di prossimità distribuite sul territorio per facilitare accesso alle cure primarie e rafforzare la medicina di base. Al 30 giugno 2025, oltre il 50 % degli edifici previsti risultano ultimati, 280 su 500. Tuttavia, alcune aree hanno consegnato nodi fondamentali senza predisporre personale, tecnologie e struttura organizzativa. Risultato? Edifici completati ma inutilizzati, strutture vuote che rappresentano investimento sprecato. In questi contesti, società di facility management coinvolte nella manutenzione hanno suscitato sospetti per legami con cooperative “di comodo” con componenti già sotto indagine per infiltrazioni mafiose.

Nel settore dell’efficientamento energetico, in gran parte realizzato con principali imprese nazionali, si registrano molti casi virtuosi: la riqualificazione di scuole, municipi e ospedali ha migliorato il comfort per cittadini e dipendenti. Resta però un dato che allarma: il 15 % dei progetti completati ha sforato i budget di oltre il 20 %, mentre alcuni comuni hanno affidato i lavori a raggruppamenti temporanei di imprese (RTI) con scritture societarie complesse, certificate da studi tecnici in stato di sospetto o con procedimenti giudiziari in corso. In Molise e Calabria, ad esempio, scandali locali hanno sollevato sospetti su pagamenti anticipati non supportati da rendicontazioni chiare, e su imprese costituite ad hoc poco prima dell’emissione dei bandi.

La digitalizzazione delle scuole, con nuove lavagne interattive, connessioni wifi e piattaforme digitali, vede realizzato il 70% degli interventi, con miglioramenti immediati nella didattica. Tuttavia, nel Lazio e Lombardia alcuni fornitori principali appaiono sfiorati da indagini per appropriazione indebita e frode informatica. Un’inchiesta della Guardia di Finanza ha evidenziato anomalie in gare assegnate a società di consulenza esterne, con dipendenti stessi coinvolti nella redazione dei capitolati e poi inglobati nelle stesse aziende vincitrici, configurando un chiaro conflitto d’interessi.

Tra gli interventi che suscitano più entusiasmo ci sono quelli sul riuso dei beni confiscati alla criminalità organizzata: 300 milioni destinati a trasformare 200 immobili in centri culturali, sociali, asili nido, cooperative. Alcuni cantieri hanno terminato restauri e avviato attività in piena regola grazie al coinvolgimento di cooperative come Libera Terra, capaci di raccontare storie di riscatto e creare nuova occupazione. È il caso di un ex podere di mafia in Sicilia trasformato in centro culturale e azienda agricola, con fatturato in crescita. Ecco un esempio di recupero concreto.

Ma non mancano criticità: beni facenti capo a enti locali con poca organizzazione hanno ricevuto fondi e avviare lavori, ma non li hanno utilizzati. La Corte dei Conti ha rilevato ritardi gestionali e indicato che l’accesso ai finanziamenti non è stato sempre accompagnato da un sistema di accompagnamento tecnico-amministrativo adeguato(Governo). Alcuni progetti non sono mai stati sbloccati, rischiando di diventare ulteriore fonte di degrado e occasioni per rilanci facili o speculazioni edilizie.

Un ambito che merita attenzione particolare è quello dei Piani Urbani Integrati nelle periferie: 2,8 miliardi stanziati, decine di quartieri riattivati. In diverse città del Sud, progetti di riqualificazione con verde, luoghi di socialità, co-working e asili nido hanno impattato positivamente nella vita cittadina. Ma tribunali locali hanno segnalato operazioni sospette: affidamenti a cooperative opache, meccanismi di subappalto con società “fantasma”, costi gonfiati. In qualche realtà, indagini parlano di “joint venture tra imprese e mafia” per la gestione dei cantieri urbani, con una visione criminale allineata ai “modelli di business nell’economia legale” descritti dall’UIF.

Non bisogna poi dimenticare le infrastrutture di mobilità leggera, come parcheggi scambiatori, stazioni bike‑sharing, nuove fermate del trasporto pubblico. Completati al 60%, hanno migliorato l’intermodalità. Tuttavia, le gare per la realizzazione di car e bike sharing sono state spesso assegnate a RTI con soci invisibili, composte da imprese minime costituite poco prima. Anche in questi casi, emergono segnali di pratiche tese a eludere i controlli e a infiltrarsi nel tessuto economico.

A livello nazionale, il program management del PNRR ha introdotto misure di trasparenza, controllo e antifrode: linee guida, ispettorati dedicati, controllo sugli stanziamenti, obbligo di rendicontazioni mensili, poteri sostitutivi affidati all’Ispettorato Generale per il PNRR(strutturapnrr.gov.it). Tuttavia, l’efficacia di questi strumenti dipende dall’attuazione locale. Dove il controllo è rigoroso – come in Emilia‑Romagna, Toscana o Veneto – i progetti conclusi hanno ricaduta reale e costante sull’utenza; dove invece il controllo è blando, i progetti rischiano di trasformarsi in strumenti per far circolare risorse senza che la comunità ne tragga beneficio, e talvolta con esponenti mafiosi coinvolti come soci occulti, beneficiari indiretti o tramite complici necessari.

Gli interventi completati mostrano quindi una tensione tra due possibili esiti. Da un lato, rappresentano un potenziale straordinario: infrastrutture utili, recupero culturale, percorsi di legalità e modernizzazione. Dall’altro, non di rado – quando controlli e trasparenza flettono – diventano terreno fertile per pratiche criminali eleganti, dove l’economia illegale si fonde con l’economia pubblica in processi silenziosi e sofisticati. Difendere l’eredità del PNRR significa vigilare e garantire che ogni progetto concluso resti a servizio delle comunità, non a servizio di chi vorrebbe usarlo per altri fini.

Fonti

  • Corte dei Conti, “La valorizzazione dei beni confiscati alle mafie nel PNRR” (corteconti.it)
  • Università di Palermo, convegno “PNRR e infiltrazioni mafiose. Strumenti di prevenzione e di contrasto” (unipa.it)
  • UIF/Banca d’Italia, “Criminalità organizzata ed economia legale” (uif.bancaditalia.it)
  • Libera, “Raccontiamo il bene” (libera.it)
  • Struttura di missione PNRR, “Linee guida strategia antifrode” (strutturapnrr.gov.it)
  • Unicost, analisi su rischio migrazione mafie verso Nord per fondi PNRR (unicost.eu)

L'articolo Opere compiute, comunità tradite? proviene da Paese Italia Press.

Autore
Paese Italia Press

Potrebbero anche piacerti