Overtourism a Como: la città e il modello alveare urbano per ritrovare equilibrio e identità
- Postato il 18 luglio 2025
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- Di SiViaggia.it
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Tra le acque tranquille del Lago di Como, incastonata tra montagne e lungolago, si nasconde una città che sembra uscita da un dipinto: vicoli stretti, piazze acciottolate e caffè affacciati sull’acqua dove il tempo pare rallentare. Ogni anno, però, quel silenzio sospeso viene scosso da un’onda enorme di turisti: oltre quattro milioni, in una città di appena 80mila abitanti, Como.
Un’invasione dolce, certo, ma che rischia di soffocare la vita quotidiana di chi a Como ci vive davvero. È la sfida dell’overtourism, un fenomeno che tocca molte città d’arte italiane, ma che a Como trova una risposta originale, fatta di regole più stringenti e di un progetto di rigenerazione urbana ispirato a un’alveare: naturale, vibrante, collettivo.
Se amate Como, non è difficile capire perché attiri così tante persone. La città è un invito costante alla lentezza, a perdersi tra i suoi scorci romantici e i profumi del mercato, a fermarsi per un gelato guardando il riflesso delle montagne sul lago o a scoprire i piccoli negozi dove si respira ancora l’anima autentica del territorio.
Ma questa bellezza è fragile e senza un’attenzione nuova rischia di diventare solo uno sfondo per selfie frettolosi e locali omologati. Ecco perché Como ha deciso di mettersi al lavoro per trasformare il problema in opportunità, per far tornare il centro storico uno spazio vivo, vissuto e non un parco tematico per turisti.
Regole anti-overtourism, vietati i “buttadentro” e ridotti i gruppi di visitatori
Uno dei primi segnali concreti di questa svolta lungo il Lago di Como è arrivato con il nuovo regolamento di polizia urbana, che dice stop ai famigerati “buttadentro”: quei promotori invadenti che, soprattutto sul lungolago, ripetono a ciclo continuo la pubblicità di ristoranti i cui menù spesso non brillano per originalità, ma che monopolizzano l’attenzione dei passanti con grida in tutte le lingue. Il divieto è un gesto semplice ma potente per restituire spazio e respiro ai visitatori e ai residenti, rendendo la passeggiata più piacevole e autentica.
Anche la dimensione dei gruppi turistici cambia: d’ora in poi, chi visita Como con guide o accompagnatori dovrà farlo in gruppi non più grandi di 25 persone. Una scelta pensata per evitare assembramenti rumorosi che soffocano i vicoli, congestionano i marciapiedi e mettono in crisi la mobilità pedonale.
Il modello alveare urbano, rigenerazione green e commercio di vicinato
Ma Como non vuole fermarsi a contenere l’emergenza overtourism: vuole trasformare il proprio cuore urbano in un ecosistema sano e pulsante. Nasce così il progetto del “modello alveare urbano”, che prende ispirazione proprio dalla natura delle api, creature laboriose e fondamentali per la biodiversità. Come in un alveare, ogni piccolo negozio, ogni bottega storica, ogni angolo verde deve contribuire a creare un ambiente vivo, sostenibile e accogliente.
Quattro aree strategiche della città: la stazione San Giovanni, piazza Vittoria, viale Geno e il giardino di via Balestra. Queste aree, infatti, sono state trasformate in veri e propri corridoi ecologici urbani, con essenze botaniche selezionate per supportare le api mellifere e selvatiche. Proprio vicino alle antiche mura, l’alveare urbano è diventato un simbolo concreto di rigenerazione, un invito a prendersi cura del territorio con la stessa dedizione delle api che costruiscono il loro nido.