Parla Andrea Sempio: «La mia verità sul delitto di Garlasco»
- Postato il 23 ottobre 2025
- Di Panorama
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Andrea Sempio torna a parlare e lo fa di fronte alle telecamere. Racconta la sua verità a Vittorio Romano, inviato di Chi l’ha visto?, mercoledì 22 ottobre, in un’intervista esclusiva che ha il sentore di “ultima trincea“, per usare le sue parole.
Lo scontrino di Vigevano
Sempio è l’altro indagato nel delitto di Garlasco, quello che vive all’ombra di Alberto Stasi, attualmente detenuto nel carcere di Bollate per l’omicidio di Chiara Poggi. Per anni figura secondaria, si ritrova nel mirino degli investigatori insieme allo scontrino del 13 agosto 2007, richiesto un anno dopo l’omicidio come prova.
Quel ticket costituirebbe il suo alibi: lo collocherebbe nel parcheggio di Vigevano, lontano dalla villetta di Garlasco dove è stata uccisa Chiara. Tuttavia un testimone ha rimesso in discussione l’autenticità di quella prova e Sempio ha avvertito l’urgenza di raccontare la sua.
«Lo scontrino l’ha preso lei?», incalza Vittorio Romano.
«Sì», ribadisce più volte Sempio senza mostrare alcuna esitazione, «dovevano controllare subito i video», riferendosi alle telecamere di sorveglianza del parcheggio. Ma alla consegna del foglietto alle autorità era ormai trascorso un anno e le registrazioni video non erano più disponibili.
Non basta: l’alibi vacillerebbe perché il suo cellulare non risultava agganciato ad alcuna cella di Vigevano quella mattina di agosto. Anche su questo punto Sempio replica prontamente con un «qualcosa ne so»: con un passato decennale nella telefonia, spiega che «in quegli anni i cellulari si connettevano a una cella soltanto in presenza di traffico, non restavano costantemente agganciati alla rete». Tradotto: Sempio non aveva mai usato il cellulare a Vigevano quella mattina, ma non implica non fosse presente.
L’ombra della corruzione e il “pizzino”
Più delicato il capitolo della corruzione in atti giudiziari. L’inchiesta mostra che attraverso l’avvocato Lovati, con cui Sempio ha di recente interrotto ogni rapporto, siano passati soldi di famiglia destinati a “oliare qualche ingranaggio”, magari a favorire l’archiviazione del fascicolo a suo carico. Il riferimento è all’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti, il cui nome compare in un appunto spuntato fuori durante le indagini e ribattezzato dalla stampa “il pizzino”.
Sempio nell’intervista respinge tutto: «Non ci può essere nessun collegamento con la corruzione: parliamo di cifre basse nell’arco di diversi mesi». E aggiunge che il pizzino riguardava le parcelle degli avvocati, ne è convinto.
Il Dna e i video intimi
Ci sono poi gli interrogativi sul suo Dna che potrebbe essere presente sulle unghie di Chiara Poggi, giustificato perché «semplicemente frequentavo quella casa», ma non aveva rapporti con la ragazza «vista sì e no una decina di volte, forse meno», né ha mai visto video intimi di Chiara dal suo computer: «Un tentativo di inserire qualcosa di morboso nella storia». Esclude qualunque forma di confidenza o attrazione, e figurarsi se c’erano rapporti con le gemelle Cappa, «conosciute solo attraverso la televisione».
Il Santuario della Bozzola
Sempio non risparmia nemmeno la pista alternativa. La seconda ipotesi sull’omicidio, riportata in auge con le rivelazioni di Flaviu Savu, fa riferimento alla possibile scoperta che Chiara Poggi avrebbe fatto sul Santuario della Bozzola, qualcosa che avrebbe spinto qualcuno a ucciderla per impedirle di parlare: il santuario sarebbe legato a una vicenda di abusi sessuali e Chiara avrebbe documentato tutto in un file su una chiavetta USB, un documento modificato dopo la sua morte e ormai svuotato del suo contenuto. «Non ci può essere nessun collegamento» tra lui e il santuario, sostiene Sempio, «è tutta una suggestione che stanno montando».
Andrea Sempio nega, contesta, spiega, si sente «come un soldato in trincea»: calmo e paziente, aspetta che la bufera passi. E lo fa davanti alle telecamere, perché la giustizia televisiva ha logiche ben diverse da quella nei tribunali.