“Passi indietro del governo su Alberto Trentini: se Roma e Caracas non si parlano, non può tornare. Rissa per intestarsi il risultato”

  • Postato il 27 novembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Prima e dopo l’anniversario di prigionia di Alberto Trentini nel maxi-carcere de El Rodeo I, il governo venezuelano ha rilasciato una decina di detenuti, tra cui il suo vicino di cella, il francese Camilo Castro, e l’ex-presidente di Fedecamaras – la Confindustria di Caracas – Noél Alvarez. È la quinta ondata di scarcerazioni, nel giro di un anno, ma il cooperante del Lido di Venezia non viene liberato, nonostante quello che appariva come un recente riavvicinamento tra Roma e Caracas. “Non perdiamoci in questioni di contorno, qui il problema di fondo è politico: lotte e divisioni interne impediscono il rilascio di Trentini, perché in tanti vorrebbero intestare a sé stessi l’eventuale il risultato”, è il commento lapidario di uno dei negoziatori, che denuncia a Ilfattoquotidiano.it i passi indietro dell’Italia nelle trattative con il Venezuela. “Trentini non può tornare a casa se Roma e Caracas non si parlano, perché nulla si sostituisce al rapporto tra gli Stati, men che meno eventuali trattative a latere”.

Nello stesso tempo i vertici di Palazzo Chigi agiscono come se dovessero chiedere il permesso a Paesi terzi, come gli Stati Uniti, rinunciando di default a ogni sorta di interlocuzione con la controparte. “Già da anni le comunicazioni con Caracas vengono lasciate in mano a Madrid e Lisbona. Persino la sinistra italiana è colta da una strana sorta di timidezza, mentre l’opposizione venezuelana si è molto radicalizzata negli ultimi anni”, ha sottolineato l’interlocutore a Ilfatto.it.

La fonte smentisce inoltre eventuali concessioni da parte di Roma al fine di aprire le porte a Caracas. “Non hanno neppure provveduto all’estradizione di Rafael Ramírez, che era doverosa, e hanno spostato il caso sul piano politico”, ha chiarito in riferimento all’oligarca e ministro del petrolio vincolato a trame di corruzione, che però risulta impossibile da espellere in quanto rifugiato in Italia e sposato con un’italiana. Vale la pena sottolineare che Ilfatto.it ha provato a contattare Ramírez in diverse occasioni ma lui, dopo una prima disponibilità, ha scelto di interrompere i contatti. A questo punto Trentini, arrestato nell’ambito delle retate post-elettorali che si sono registrate in Venezuela dopo l’elezione presidenziale del 2024, là dove Maduro temeva l’incursione di mercenari stranieri, permane bloccato dal gelo tra Italia e Venezuela.

“È normale che Maduro si chieda come mai l’Italia sia stata in grado di parlare con gli ayatollah per riportare Cecilia Sala a casa e ora, per ragioni di orgoglio, il suo governo eviti ogni interlocuzione”, ha proseguito, sottolineando che, così facendo, lo Stato trascura la presenza di oltre un milione di oriundi, di cui circa 200mila con doppio passaporto, e interessi come quelli dell’Eni e altre aziende presenti in Venezuela. Quello di Meloni è infatti un unicum là dove esecutivi come quello di Romano Prodi hanno riportato a casa personalità come Daniele Mastrogiacomo dall’Afghanistan e altri numerosi esempi che caratterizzano la storia repubblicana.

“Qui invece abbiamo a che fare con una intransigenza che blocca ogni possibile svolta nelle trattative”, ha ribadito la fonte, secondo cui, in generale, “i governi cercano interlocutori fidati nei diversi Paesi del mondo”, anche se ostili, pratica diffusa soprattutto da parte di Tel Aviv. L’Italia invece snobba le potenziali voci di connazionali “notabili” presenti in Venezuela, com’è il caso di Rafael Lacava, attuale governatore di Carabobo, e Camilla Fabri, moglie del ministro Alex Saab e a capo della missione di rimpatrio con gli Usa “Vuelta a la patria” (ritorno in Patria).

“In queste condizioni è difficile trovare un accordo”, chiosa la fonte ricordando che fu proprio Lacava – per intercessione del negoziatore – a fornire un volo privato affinché il mediatore di Sant’Egidio, Gianni La Bella, potesse raggiungere il Venezuela e riportare a casa Oreste Alfredo Schiavo, rilasciato dopo cinque anni di prigionia nel carcere dell’Helicoide. Tuttavia ci è voluto un miracolo affinché l’Italia – attraverso il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli – rivolgesse il proprio ringraziamento alla controparte. Nel caos provocato dalla designazione del Cartel de los soles a organizzazione straniera terroristica da parte del Dipartimento di Stato Usa a Roma basterebbe “assecondare le posizioni già assunte dai partner Ue, tra cui Francia, Germania e Spagna”, che esortano al “rispetto del diritto internazionale”.

“Lo ha fatto anche il Regno Unito attraverso il governo Starmer e addirittura Trump apre al dialogo”, ha ironizzato. Troppe le occasioni perse da Palazzo Chigi, dai primi mesi a oggi: “Non bisognava perdere l’occasione della canonizzazione dei primi santi venezuelani. Occorreva far partire nuovamente l’inviato speciale Luigi Maria Vignali. E invece siamo ancora qui”, ha riferito. Ma, se gli venisse chiesto, il negoziatore andrebbe in Venezuela, per dare una mano? Lui frena: “Non mi ci manderebbero mai. Qui, lo ripeto, è rissa per chi si prende il merito della vicenda”.

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