Pier Silvio a La ruota della fortuna apre una riflessione sul ruolo educativo della tv. Che non mi trova d’accordo

  • Postato il 10 settembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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di Fiore Isabella

Pier Silvio Berlusconi, il figlio di colui che ha inventato la televisione commerciale, apre, su Orizzonte Scuola, il fronte di riflessione sul valore educativo della televisione.

L’amministratore delegato di Mediaset, nel complimentarsi col conduttore del gioco La ruota della fortuna, rivolgendosi alla concorrenza, così si esprime: “I nostri competitor vanno in onda con un gioco che non è un gioco, in cui si vincono tanti soldi solo legati alla fortuna, senza nessun merito e nessuna reale prova da superare”. Una sfida culturale, a parere dell’articolista, diretta da Berlusconi alla concorrenza per rivendicare, a beneficio del proprio programma, un valore aggiunto, che si può cogliere in questa perentoria affermazione: “Stiamo riportando nelle case degli italiani l’amore per la lingua italiana. È un gioco che oltre che essere divertente è anche istruttivo“.

La dichiarazione dell’articolista riporta al centro del dibattito il ruolo educativo che la televisione dovrebbe assumere nell’intrattenimento contemporaneo. E qui casca l’asino! Per comprendere l’incongruenza sul piano pedagogico di tale ottimistica affermazione basta richiamare il valore educativo dell’esperienza ludica che si coglie in un metodo pedagogico che utilizza il gioco per facilitare l’apprendimento e lo sviluppo cognitivo, emotivo e sociale di bambini e adulti. Il gioco del simpatico Gerry Scotti infatti svolge funzioni atte a sviluppare competenze prevalentemente strumentali come la valorizzazione della lingua italiana; lo sviluppo delle capacità logiche e di deduzione; lo stimolo della memoria; la cultura generale; l’interazione e la partecipazione.

Nessuna di queste funzioni, seppure propedeutiche a favorire i processi di interazione e socializzazione, di per sé, svolge un ruolo attinente al significato etimologico dell’educazione: “promuovere con l’insegnamento e con l’esempio lo sviluppo delle facoltà intellettuali, estetiche, e delle qualità morali di una persona”.

Sollecitare una modificazione dei comportamenti umani mi sembra, in estrema sintesi, la definizione più coerente con gli stessi principi che ispirano lo sviluppo integrale della persona umana. Ci vuole ben altro che un conduttore di un programma di intrattenimento, anche se bravo, per realizzare un progetto educativo finalizzato allo sviluppo della consapevolezza critica, che è lo strumento essenziale per l’acquisizione delle qualità morali, di cui non possiamo fare a meno se aspiriamo a cambiare il mondo.

Ci vuole qualcosa che abbia a che fare con un centro comune che nella televisione dei consigli per gli acquisti non si può trovare e che invece si trova nella mente umana, attraverso l’insegnare a pensare; il sapere come e non solo il sapere che; l’imparare ad imparare. Questo è il mio umile contributo critico al pensiero del Berlusconi figlio, che ringrazio per l’opportunità che ha dato ad un vecchio maestro di esprimere il suo, sempre sindacabile, pensiero critico.

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Il Fatto Quotidiano

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