Pit Stop F1: Ferrari da record, non sale mai sopra i 2,5 secondi
- Postato il 18 giugno 2025
- Formula 1
- Di Virgilio.it
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Con la stagione 2025 ormai in pieno svolgimento, il campionato di F1 offre un nuovo interessante confronto: i Pit Stop. Una frazione di secondo può decidere un piazzamento o addirittura cambiare le sorti di un GP. E in questa specialità, dove conta più la costanza che il record isolato, emerge un nome: Ferrari.
Non solo velocità, ma costanza
Un Pit Stop veloce e ottimale lo si può considerare tale se realizzato tra i 2.0 – 2.2 secondi. Una velocità di esecuzione tra le migliori di sempre, difficile fare meglio, ma è la ripetibilità che fa la differenza. I team della F1 moderna puntano prima di tutto a mantenere tutti i pit sotto una soglia definita “obiettivo”, offrendo secondi preziosi alla strategia di gara per operare anche in eventuali strategie undercut o overcut.
La prestazioni dei meccanici nei Pit Stop sono spesso il risultati di duro lavoro, non si contano quante simulazoni vengono fatte prima di iniziare la stagione. In tale contesto però non basta la bravura o la preparazione, serve la costanza.
I migliori nel 2025
Quest’anno Ferrari si sta confermando leader nella velocità media di esecuzione Pit Stop. Tra i team con la migliore performance, non è mai scesa sotto i 2.5 secondi a sosta. Sono 8 Pit Stop più veloci su 10 gare, con il record a 2.00 secondi con Leclerc nel GP Arabia Saudita e nel GP Monaco.
Anche nel GP del Canada, nonsotante qualche “scintilla” di troppo, la Ferrari ha fatto il suo ai box. Lewis Hamilton ha cambiato le gomme in 2.08 secondi durante il 45esimo giro. Il segreto della Ferrari risiede innanzitutto nella preparazione fisica e mentale del proprio equipaggio. Solo nel 2021 il team operava sotto i 3 secondi .
Eppure, nonostante la Ferrari non scenda sotto i 2.5 secondi, la costanza dal 2.0 al 2.5 come tale non allevia le criticità che si registrano nel risultato complessivo della gara.
Sfida tra titani
Nel 2025, con auto più pesanti e pneumatici 18″, mantenere un livello medio alto è segno di grande disciplina e preparazione. Tutto studiato per ridurre il margine di errore. Un impegno tecnico e umano che paga decimi ogni fine settimana di gare.
Red Bull continua a dominare per record assoluti, con una media anche sotto i 2 secondi. Ma Ferrari vanta la miglior media stagionale, da quandoè iniziato il Mondiale 2025 si è dimostrata la migliore, davanti anche a Red Bull.
Le soste ai box sono componenti cruciali della strategia gara. L’abilità di realizzarli nelle fasi critiche può valere decimi decisivi. Una Ferrari affidabile nella pit performance offre opzioni tattiche superiori fondamentali che prima o poi possono solo andare a favore. Fondamentali nel recupero su McLaren e nel provare a contrastare Mercedes e Red Bull.
La strategia conta
Con prestazioni così sempre più elevate, è anche naturale che la FIA metta sotto lente i meccanismi. Al momento tutto è regolare. La Scuderia sta puntando non solo al singolo record, ma a un qualcosa di abituale. Se una cosa la non si può recriminare in questo 2025 sono i pit sotto i 2.5 secondi, una prova d’eccellenza che in Giappone è stata certificata anche dalla FIA.
In uno sport determinato da micro variabili, il Cavallino ha dimostrato di essere, oggi, la squadra più affidabile nel box. Gara dopo gara, il Pit Stop potrebbe essere l’arma segreta di una stagione lunga e imprevedibile fino alla fine.
Evoluzione di un’arte non proprio silenziosa
Negli anni ’50 e ’60, quando la F1 era ancora un’arena romantica e molto pericolosa, il Pit Stop era più una pausa meccanica che un’arma strategica. Le soste ai box potevano durare anche oltre i 10 secondi, tra carburante da versare manualmente, ruote da sostituire con cric convenzionali e meccanici ridotti all’essenziale.
Il cambiamento comincia a prendere forma negli anni ’80 e ’90, con l’introduzione di strumenti più moderni e squadre sempre più numerose e specializzate. L’arrivo delle pistole pneumatiche per il serraggio rapido dei dadi, la centralizzazione dei ruoli, portano i team a vedere il Pit Stop come un’area da ottimizzare, al pari dell’aerodinamica o della strategia.
Il record attuale appartiene alla Red Bull, che nel GP del Brasile 2019 realizzò una sosta in 1.82 secondi con Max Verstappen. Un tempo frutto di una coreografia eseguita da 20 uomini in perfetta sincronia. Un riferimento storico e tecnico che ancora oggi è difficile da eguagliare.
Come si prepara un Pit Stop perfetto
Come accennato, dietro a ogni Pit Stop da 2 secondi c’è un lavoro che dura mesi. Le soste ai box sono diventate una scienza esatta, dove nulla è lasciato al caso. In un team come la Ferrari, ogni singola azione, dal sollevare l’auto al serrare un dado, è parte di un protocollo ben definito.
Tutto comincia lontano dalla pista, nei simulatori interni della squadra. I meccanici, ognuno con compito fisso, provano e riprovano decine di soste in ambienti controllati, con vetture muletti e routine cronometrate. Segue il dopo ogni GP, quando il reparto performance analizza in dettaglio ogni operazione. I video vengono rivisti al rallentatore, i dati raccolti da sensori e microcamere su pistole e jack vengono incrociati con i tempi di ogni fase. L’obiettivo è eliminare l’imprevisto prima che si ripresenti.
Squadre come la Ferrari stanno adottando Machine Learning e computer vision per analizzare ogni singolo Pit Stop. Il sistema AWS, per esempio, sincronizza video, tempo e segnali del semaforo verde tramite AI, fornendo report in 60 – 90 secondi dopo la sosta.
La chiamata al box deve arrivare nel momento perfetto, tenendo conto di pista, traffico, gomme e avversari. Da lì, i meccanici hanno meno di un minuto per mettersi in posizione. Sensori posizionati sulle pistole rilevano la pressione e la rotazione, segnalando immediatamente eventuali problemi. Le pistole stesse sono connesse a una centralina che comunica in tempo reale con l’ingegnere di pista. Ogni azione è monitorata, ogni millesimo conta.
Il futuro
L’evoluzione dei Pit Stop racconta in fondo l’essenza stessa della F1, la continua ricerca del limite, non solo in pista ma anche dove non ci sono cordoli. E nel 2025, è proprio lì, tra i decimi guadagnati o persi in pochi metri di corsia box, che si giocano battaglie decisive per il Mondiale.
In un gioco di performance perfette e sinergia tra uomo e macchina, la corsia dei box diventa di fatto l’ultimo confine del dominio digitale in F1.