“Pochi giorni prima di scomparire Emanuela Orlandi fu presa per il braccio da un uomo in macchina, disse: ‘Eccola, è questa’”. Il racconto dell’amica in commissione
- Postato il 25 luglio 2025
- Crime
- Di Il Fatto Quotidiano
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Il 14 giugno del 1983, Emanuela Orlandi tornava dal mare con delle amiche quando in via dei Corridori un’A112 con due ragazzi a bordo accostò e le sfiorò il braccio. Dissero indicandola: “Eccola”. Le amiche risero perché pensarono avesse fatto colpo. “Si è fermata una macchina scura, con due persone dentro, e la persona dalla parte del guidatore ha tirato fuori il braccio, ha toccato Emanuela al braccio e ha detto: ‘Eccola è questa!’“: a distanza di 42 anni il ricordo di un’amica della cittadina vaticana sparita nel nulla è ancora nitido e intatto. La commissione d’inchiesta che indaga sulle scomparse di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori è tornata ieri su quell’episodio chiave, che risale ai giorni che precedettero il rapimento.
Il ricordo di Paola Giordani
Il ricordo stavolta è quello di Paola Giordani, amica della comitiva di Azione Cattolica frequentata da Emanuela Orlandi. Ieri, a Palazzo San Macuto è stata convocata la donna oggi adulta che ha parlato dell’inquietante un episodio avvenuto “pochi giorni prima” della scomparsa della “Vatican Girl”, mentre insieme erano di ritorno dal mare. “Emanuela – ha spiegato Paola Giordani – fu presa per il braccio, poi lei si è divincolata“. Tuttavia l’allora amica della comitiva ha spiegato che lì per lì si misero a “ridere: non abbiamo dato peso più di tanto” alla cosa. Questo episodio fu collegato alla scomparsa di Emanuela solo ‘dopo un po’ di tempo’”, ha riferito Giordani.
Giugno ‘83
Quello di Via de Corridori non fu un episodio unico e isolato. Il 21 giugno di 42 anni fa, il giorno prima della scomparsa, accadde un episodio simile mentre Emanuela stava andando con degli amici in una sala giochi via Giulio Cesare. In entrambi i casi gli amici di Emanuela dissero che si trattava di due ragazzi italiani tra i 18 e i 23 anni. “E riconobbero tra loro il membro della Banda della Magliana Marco Sarnataro, uno degli uomini di Enrico De Pedis, in uno di questi due ragazzi, tra quelli che gli mostrarono gli inquirenti in quei giorni”, ha dichiarato in tempi recenti al programma televisivo “Far West” il giornalista di Repubblica Giuseppe Scarpa che è stato il primo, anni fa, a pubblicare i verbali del padre di Marco, Salvatore Sarnataro che prima di morire fece una confessione shock. Si legge da questi verbali: “Mio figlio in carcere mi confessò di aver partecipato al sequestro di Emanuela Orlandi. Mi disse che lui, Ciletto e Gigetto l’hanno pedinata per alcuni giorni su ordine del “Presidente” De Pedis, prima di prelevarla”. La versione di Salvatore Sarnataro, deceduto poco dopo il figlio Marco, coincide in parte con quella di Sabrina Minardi, all’epoca legata al leader della banda della Magliana Enrico de Pedis. La donna disse che Emanuela fu portata al laghetto dell’Eur dove fu presa in consegna da “Renatino” de Pedis. Come si legge dagli atti citati, Sarnataro padre fece anche altri due nomi di persone coinvolte: Ciletto alais Angelo Cassani e Gigetto, Gianfranco Cerboni: entrambi furono indagati nella seconda inchiesta su Emanuela Orlandi, quella di Giancarlo Capaldo ma i capi d’accusa caddero quando l’inchiesta venne archiviata.
Le sorelle Giordani
L’estate scorsa era stata ascoltata la sorella di Paola, Gabriella Giordani. Ecco cosa disse: “Emanuela era una ragazza bellissima, molto in gamba. In quarant’anni si è detto di tutto e di più, cose piacevoli e cose molto spiacevoli, ma nessuno può sapere di questa ragazza, perché nessuno la conosceva. Tutto quello che è successo ha poi condizionato la vita di tutti, soprattutto la mia, dei fratelli e delle sorelle, delle mie sorelle e dei miei genitori”. Le Giordani erano figlie anche loro di un dipendente del Vaticano (come il padre di Emanuela) e avevano conosciuto Emanuela nel gruppo della parrocchia di Sant’Anna. Loro, a differenza degli Orlandi non vivevano tra le mura leonine ma appena fuori lo Stato Vaticano, a Borgo Pio. “Quindi, per un paio d’anni, due-tre anni prima della sua scomparsa, ci siamo viste parecchie volte, soprattutto la domenica in Chiesa. Invece, il sabato pomeriggio avevamo le prove di canto. Uscivamo, andavamo a fare passeggiate: insomma, quello che fa una ragazza sedicenne insieme al gruppo di amici”, sempre dal ricordo di Gabriella che quel pomeriggio del 22 giugno rimase ad attendere Emanuela insieme ad altri amici e alla sorella Cristina davanti al “Palazzaccio”, dove la ragazza non arrivò mai.
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