Politica, media e identità contemporanea. La mostra dell’artista Matteo Costanzo nelle Marche
- Postato il 10 settembre 2025
- Arte Contemporanea
- Di Artribune
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Prima impressione: visivamente d’impatto. Difficile dire se ciò che Matteo Costanzo (Roma, 1985) ci mette di fronte agli occhi con la mostra American Drumpf al Tomav di Moresco (Fermo) sia più qualcosa di attraente. Di fatto lo è, perché esteticamente rilevante, perché capace di generare un forte effetto percettivo, o qualcosa di disturbante per la sovrabbondanza d‘immagini cui ci sottopone. Senza dubbio questo è il nodo centrale della sua ricerca, dove il caos mediatico tipico della nostra epoca, è analizzato dall’artista attraverso lo studio delle immagini, intese come atti di visione, per il loro significato nei diversi contesti tecnologici, sociali o, come per American Drumpf politici.
Matteo Costanzo e l’identità contemporanea
Il riferimento è palese. Parliamo dei più recenti accadimenti che interessano la sfera pubblica globale; il focus su uno degli uomini più potenti del mondo. Il titolo della mostra è, infatti, il riferimento alla locuzione usata dagli avversari di Donald Trump, dove la parola tedesca “Drumpf” originariamente simile a “Trumpf” (“carta vincente”), da cui l’evoluzione del cognome del Presidente U.S.A durante il XVII Secolo, è ripresa per ironizzare sulle sue origini europee. Con questa mostra Matteo Costanzo ci parla di temi difficili. Valutata e assodata l’ipotesi di come le immagini influenzano il modo in cui viviamo, pensiamo e ci relazioniamo con il mondo, ciò secondo le teorie dei Visual Studies cui l’artista fa riferimento, ci chiede di riflettere sul senso dell’individuo e dell’identità, laddove emerge un soggetto che si rivela non per la sua “anima”, come sarebbe piaciuto a Platone, ma per l’apparato di appartenenza, per la sua funzionalità.





La mostra di Matteo Costanzo al Tomav
Ancora, American Drumpf parla di cultura di massa e ovviamente di mezzi di comunicazione che, inutile dirlo, concorrono all’omologazione sociale lasciando l’esperienza all’idea della sua rappresentazione anziché alla sua realtà. Sulla democrazia? Pare abbia vinto il populismo, la semplificazione delle grandi questioni, l’impossibilità di andare oltre la superfice. Eppure, non è così nel contesto presentato da Costanzo al Tomav di Moresco. Proprio quell’appiattimento visivo diventa motivo di spaesamento per affrontare, con lucida ironia, “possibili direzioni che apportino quei radicali cambiamenti in grado di minare uno status quo”.
Le opere di Matteo Costanzo a Moresco
Così dall’installazione epicfail [ground control] che attinge dalla ballata fantascientifica Space Oddity di David Bowie, si passa a Skeletor bloccato nella punta dell’installazione-scultura self_redemption [soft power], “simbolo precario e sincero, goffamente in fuga dalla massa ideologica imperante” scrive Barbara Caterbetti, curatrice della mostra e autrice del raffinato e pungente testo che l’accompagna, “impigliato [nelle] forme del pensiero contemporaneo, che tentano di emergere da un magma simbolico amorfo”. Fra opere video, sticker, escrescenze in poliuretano e molto altro ancora, Matteo Costanzo, lo scrive chiaramente Caterbetti, “crea opere che sono brevi blackout nel sistema, interferenze che sfidano la logica del pensiero normato di un mondo che ci vuole decifrabili. E proprio per questo, restano. Inquietano. Persistono”.
Maria Letizia Paiato
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L’articolo "Politica, media e identità contemporanea. La mostra dell’artista Matteo Costanzo nelle Marche" è apparso per la prima volta su Artribune®.