Ponte sullo Stretto, arriva lo stop dalla Corte dei Conti
- Postato il 28 ottobre 2025
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- Di Virgilio.it
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C’è un nuovo capitolo nella lunga e tormentata storia del Ponte sullo Stretto di Messina. A poco più di un mese dai primi rilievi, la Corte dei Conti ha deciso di trasmettere all’organo collegiale l’intera documentazione relativa alla delibera del Cipess che aveva dato il via libera al progetto. Un passaggio tecnico, certo, ma dal peso politico enorme: finché la Corte non avrà espresso il suo giudizio finale, la delibera resta sospesa. Tradotto: il cantiere non può ancora partire.
La notizia, riportata da “Il Sole 24 Ore”, conferma che all’interno della magistratura contabile persistono dubbi sostanziali sul piano presentato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Nonostante le integrazioni inviate dal Governo, restano irrisolte alcune criticità che toccano cuore, numeri e sostenibilità dell’intero progetto.
I dubbi della Corte: costi, appalti e vincoli europei
Il primo nodo riguarda i costi dell’opera. Il timore è che la spesa complessiva possa lievitare di oltre il 50% rispetto al valore del contratto originale siglato nel 2006 con Eurolink, il consorzio guidato da Webuild (allora Salini Impregilo). Se questo scenario si confermasse, si andrebbe oltre i limiti consentiti dalle normative europee, che impongono una nuova gara d’appalto in caso di variazioni economiche superiori alla metà del valore iniziale.
Un’ipotesi che, se si concretizzasse, significherebbe di fatto ripartire da zero: nuovo bando, nuovi tempi, nuove verifiche. Ma non è solo questione di soldi. La Corte dei Conti chiede chiarimenti anche sull’aggiornamento del progetto definitivo, sulle procedure ambientali e sul rispetto delle direttive europee in materia di sostenibilità e tutela del territorio. L’organo contabile vuole vederci chiaro su come siano stati recepiti i pareri tecnici e su quale sia l’effettiva copertura finanziaria delle fasi iniziali dell’opera. Un rinvio, dunque, che ha tutta l’aria di uno stop precauzionale, ma che rischia di rallentare ancora una volta l’inizio di un progetto che da decenni è al centro di annunci, polemiche e rinvii.
Webuild accelera: “Parte il cantiere più atteso d’Italia”
Nel frattempo, però, sul fronte industriale si va avanti. Il colosso delle costruzioni Webuild ha aperto le selezioni per formare la squadra di tecnici, ingegneri e operai che dovranno lavorare al Ponte. “Il cantiere più atteso d’Italia avvia le selezioni per assumere migliaia di uomini e donne per costruire il Ponte sullo Stretto di Messina”, si legge in una nota dell’azienda.
Una mossa che sa di ottimismo, nonostante la sospensione formale della delibera. “In attesa della decisione della Corte dei Conti – continua il comunicato – si accelera sul fronte delle risorse umane, puntando su formazione e assunzioni per costruire una squadra pronta a contribuire a un’opera che cambierà il volto del Mezzogiorno e del Paese intero”. L’annuncio ha un valore anche simbolico: per Webuild e per il Governo, il Ponte non è solo un’infrastruttura, ma una bandiera del rilancio economico e occupazionale del Sud.
Reazioni politiche: tra fiducia e polemiche
La decisione della Corte dei Conti ha immediatamente riacceso il dibattito politico. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, pur riconoscendo la necessità di chiarire alcuni punti, si è mostrato fiducioso: “Se ci sono aspetti da perfezionare, lo faremo. Ma il progetto andrà avanti”. Sulla stessa linea Pietro Ciucci, amministratore delegato della società Stretto di Messina: “Abbiamo operato nel pieno rispetto delle normative italiane ed europee. Siamo convinti che tutto si risolverà positivamente”.
Ben diversa la reazione della Lega, che ha parlato di “ostilità senza precedenti” da parte della magistratura contabile, accusata di rallentare un’opera strategica per il Paese. Dall’opposizione, invece, arriva la richiesta alla premier Giorgia Meloni di “fermare l’iter del Ponte” in attesa di maggiore chiarezza.
Un simbolo che divide
Il Ponte sullo Stretto continua così a essere ciò che è sempre stato: un simbolo che unisce e divide. Un’opera di straordinaria ambizione ingegneristica e politica, capace di rappresentare al tempo stesso la promessa di un’Italia moderna e il rischio di un sogno troppo grande. Ora la parola passa alla Corte dei Conti, e dal suo verdetto dipenderà se il progetto potrà finalmente uscire dai dossier ministeriali per trasformarsi in realtà o se resterà, ancora una volta, sospeso tra due sponde.