Porsche “di cortesia” e auto scontate dall’imputato di mafia che aveva assolto: giudice siciliano sanzionato dal Csm
- Postato il 12 settembre 2025
- Giustizia
- Di Il Fatto Quotidiano
- 2 Visualizzazioni
.png)
Comprava e rivendeva auto di lusso, a prezzi ribassati, da due fratelli che aveva giudicato più volte in tribunale, assolvendo uno di loro dall’accusa di favoreggiamento alla mafia. Concessionari-imputati che lo trattavano coi guanti, tanto da concedergli in comodato gratuito, come auto “di cortesia” tra una compravendita e l’altra, nientemento che una Porsche Cayenne. Per questo scivoloso “rapporto d’affari”, risalente a quando prestava servizio a Gela (Caltanissetta), il giudice del Tribunale di Palermo Lirio Conti è stato sanzionato dal Consiglio superiore della magistratura con una (rarissima) valutazione negativa di professionalità. Conti, che da gup condannò il boss pentito Gaspare Spatuzza per la strage di via d’Amelio, era già stato indagato per corruzione a Catania per la stessa vicenda: l’accusa a suo carico era stata archiviata su richiesta del pm, non essendoci elementi per dimostrare il presunto scambio tra i favori e le decisioni giudiziarie. Sul piano disciplinare, invece, se l’era cavata con la perdita di un anno di anzianità. Ora però l’organo di autogoverno delle toghe lo ha colpito con la bocciatura professionale, riservata a meno dell’1% dei magistrati, ritenendo le sue condotte “idonee a riverberarsi in termini negativi sul prerequisito dell’indipendenza“: la sua progressione di carriera e di stipendio resterà quindi bloccata fino alla prossima valutazione, prevista dopo due anni (invece che dopo quattro come di regola). In caso di nuovo esito negativo, la conseguenza sarebbe la radiazione dalla magistratura.
Nella delibera approvata dal Csm – relatore il consigliere Roberto D’Auria – si ricostruiscono le “agevolazioni economiche a condizioni di eccezionale favore” concesse a Conti dalla Lucauto srl, concessionaria gelese riconducibile ai fratelli Rocco e Salvatore Luca, tra il 2006 e il 2017. Oltre alla Porsche in comodato per un anno e mezzo, con tanto di assicurazione pagata, il magistrato acquistava e rivendeva ai due fratelli varie auto di grossa cilindrata a condizioni di vantaggio: nel 2006, ad esempio, otteneva una Mercedes CLK a 17.500 euro a fronte di un valore stimato di 24mila; nel 2016 rivendeva alla Lucauto un Land Rover alla stessa somma a cui l’aveva acquistato l’anno prima; poco dopo acquistava un’altra Porsche Cayenne a un prezzo inferiore (36mila euro) a quello pagato dalla concessionaria per averla (39mila). Una relazione resa ancora più inopportuna dal fatto che nello stesso periodo, dal 2007 fino al 2019, i fratelli Luca sono stati indagati, imputati o parti offese in vari procedimenti assegnati allo stesso Conti: in particolare, da presidente del collegio, nel 2008 il giudice aveva assolto Salvatore Luca dall’accusa di aver favorito la latitanza di un killer di mafia appartenente al clan Madonia-Emmanuello. Una sentenza poi ribaltata dalla Corte d’Appello, che condannò l’imprenditore, e divenuta definitiva. Negli anni successivi, inoltre, Conti aveva svolto funzioni di gip in due procedimenti a carico rispettivamente di Salvatore e Rocco Luca, autorizzando la proroga delle indagini a carico del secondo.
Condannando il giudice alla perdita di un anno di anzianità, la Sezione disciplinare del Csm – relatore il consigliere togato Roberto Fontana – aveva sottolineato la gravità della sua condotta, “dovendosi al riguardo considerare l’eccezionale delicatezza della posizione di chi svolge le funzioni di magistrato in realtà territoriali caratterizzate dalla fortissima penetrazione della criminalità organizzata anche nelle attività d’impresa e da fenomeni diffusi di convivenza”, mentre Conti, si legge, agiva con “ostentata noncuranza“, rispetto alla percezione della sua immagine nella comunità locale. Considerazioni riprese nella delibera sulla valutazione di professionalità: “In una piccola realtà come quella di Gela, evidentemente consapevole del suo ruolo e dell’effetto che il predetto ruolo poteva avere nel contesto sociale”, Conti “non ha esitato a porre in essere plurime operazioni commerciali, peraltro di consistente valore, presso una concessionaria riferibile a due imprenditori comunque coinvolti in procedimenti penali da lui trattati, così ponendo in essere, senza imbarazzo alcuno, condotte decisamente inopportune, non curandosi del potenziale grave vulnus alla sua credibilità nonché alla credibilità dell’intero ordine giudiziario”, si legge nel documento approvato dal plenum.
La decisione di bloccare la carriera del giudice, però, non è arrivata all’unanimità: quattro consiglieri di Magistratura indipendente, la corrente “di destra” a cui aderisce Conti, hanno votato contro, proponendo invece di riconoscergli la valutazione positiva. Una posizione condannata duramente, durante la seduta, dal togato indipendente Andrea Mirenda: la spaccatura persino su un caso così “eclatante”, ha denunciato, “dimostra la mancanza di un sentire comune sul tema dell’etica del magistrato. Un segnale inquietante di divisone che rischia di mettere ad altezze siderali, astrali, l’asticella della tollerabilità di condotte del giudice che alla società civile appaiono, invece, pesantemente opache”. Il consigliere Marco Bisogni, pm a Catania (eletto con i “moderati” di Unicost), ha invece sottolineato come i fatti siano accaduti “in terra di mafia“, dove “palesare o evidenziare rapporti con un giudice, poter dire di avergli prestato la macchina per due anni, ha un impatto devastante. Quando un giudice consente che la sua moralità venga messa in discussione in questo modo, questo va al di là di ogni considerazione sulla professionalità. Forse ci sarebbe da riflettere sulla circostanza che il collega faccia ancora parte della magistratura“, ha concluso. Sulla stessa linea Ernesto Carbone, laico in quota Italia viva: “Mi metto nei panni di un cittadino: pensare che questa persona in questo momento stia facendo il giudice, a Palermo, è una cosa che lascia abbastanza perplessi”.
L'articolo Porsche “di cortesia” e auto scontate dall’imputato di mafia che aveva assolto: giudice siciliano sanzionato dal Csm proviene da Il Fatto Quotidiano.