Protesi d’anca, con l’intervento mini invasivo si guarisce prima (e meglio)

  • Postato il 28 aprile 2025
  • Di Panorama
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L’intervento di protesi d’anca è uno dei più eseguiti in tutto il mondo. È indicato soprattutto nei casi di artrosi, di fratture e di patologie degenerative che possono fortemente compromettere la qualità della vita e la mobilità, soprattutto negli anziani.  Il Registro Italiano Artroprotesi (RIAP) dell’Istituto Superiore di Sanità testimonia come in Italia vengano effettuati circa 100.000 interventi di protesi d’anca ogni anno, con un’età media dei pazienti che si aggira intorno 70 anni e un trend di crescita costante negli ultimi anni. Grazie però a nuove tecniche chirurgiche e nuovi materiali più resistenti (quali titanio, ceramica, polietilene altamente cross-linkato) sta crescendo il numero di pazienti più giovani. In Europa, la Germania è il Paese con il numero assoluto più alto di interventi, seguita da Francia e Italia. L’aumento di questi interventi non è legato solo all’invecchiamento della popolazione, ma anche all’ampliamento delle indicazioni chirurgiche.

Vantaggi della chirurgia mini invasiva

Nell’approccio tradizionale, l’intervento di protesi dell’anca viene eseguita tramite un’ampia incisione -tra i 20 e i 30 cm- con un importante distacco dei muscoli e con un’operazione detta “di chirurgia maggiore” che espone a rischio di sanguinamenti e anestesie generali che possono anche essere abbastanza lunghe. Tutto questo, soprattutto negli anziani può causare recuperi post intervento che spesso si rivelano complessi. La chirurgia mini invasiva, invece, soprattutto quella che avviene tramite accesso anteriore diretto, consente di raggiungere l’anca tra i fasci muscolari, senza necessità di tagliare muscoli o tendini. Questo si traduce in molti benefici. In Italia, siamo all’avanguardia anche in questa tecnica. ««L’intervento micro-invasivo porta al paziente tutta una serie di vantaggi» spiega il dottor Augusto Dagnino, responsabile dell’Unità di Ortopedia I dell’IRCCS Policlinico San Donato. «Questi vanno dal recupero molto veloce fino al maggior benessere post operatorio. Noi infatti interveniamo sull’osso ma non andiamo a tagliare la muscolatura, quindi i pazienti hanno un sanguinamento minore, meno dolore e siccome non perdono muscolatura possono ritornare a fare tutto ciò che facevano prima. Anche l’attività sportiva: e questo per i pazienti più giovani è ovviamente un grande bonus».

L’intervento, infatti, è sempre più diffuso anche in virtù della grande diffusione di sport come il padel, la corsa e il tennis, che possono accelerare l’usura dell’anca e portare i pazienti sul tavolo operatorio in età sempre più precoce. L’approccio mini invasivo va sicuramente privilegiato nei super giovani e nei grandi anziani. «E’ comunque adatto a tutti coloro che sono affetti da artrosi e hanno fatto tutte le terapie non chirurgiche come infiltrazioni, riabilitazione, ginnastica» continua Dagnino. «Se questi approcci non funzionano o comunque non sono più sufficienti a garantire una buona qualità di vita, si arriva a un punto in cui occorre programmare un intervento. Prima, soprattutto nei giovani, tendevamo a procrastinarlo perché avendo le protesi una “data di scadenza” che si aggirava intorno ai 20 anni temevamo di operare i pazienti troppo presto e quindi poi di rischiare, durante la vita, di doverli ri-operare magari altre due volte. Adesso con i nuovi materiali e le nuove tecniche non abbiamo più paura di operare i super giovani».

Occhio ai campanelli d’allarme

Ma come accorgersi se abbiamo qualcosa che non va a livello dell’anca ed evitare di sottovalutare i sintomi o di scambiarli per altre problematiche come sciatalgie o pubalgie? «I campanelli d’allarme sono il dolore in area inguinale, per intenderci meglio circa a metà dell’elastico degli slip» conclude Dagnino «O anche sul lato, lungo la cucitura dei pantaloni. Il dolore non viene quasi mai percepito nell’area del gluteo. Occorre fare attenzione anche quando non si riesce più a compiere operazioni molto semplici come allacciarsi le scarpe o infilare le calze, o ancora tagliarsi le unghie dei piedi, specie se succede solo da un lato. In quel caso, bisogna pensare subito a un problema all’anca»

Autore
Panorama

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