Putin minaccia globale Patto fra i ministri della Nato per il riarmo

  • Postato il 6 giugno 2025
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Putin minaccia globale Patto fra i ministri della Nato per il riarmo

Vladimir Putin

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Crosetto: «Mosca ha l’esercito più potente dai tempi della guerra fredda». Rutte: Putin corre, non possiamo attendere


«La Russia prepara un milione e seicentomila militari, contro i 400 mila attuali, e anche 5 milioni di riservisti. È l’aumento di reclutamento e di costruzione delle forze armate più intenso dalla fine della seconda guerra mondiale. Non è questo ciò che serve in vista della pace in Ucraina. Ed è questo che mi preoccupa».

PUTIN E MOSCA, LE PAROLE DI CROSETTO

Questa volta a parlare non è il premier o il ministro di qualche paese del nord Europa confinante con la Russia bensì Guido Crosetto, ministro della Difesa italiano, uno abbastanza parco di analisi e notizie. Quella sopra è forse la più grave che ha dato da quando è ministro e chissà da quando l’aveva in testa. E nel cuore. Parole condivise evidentemente anche con il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che ha sottolineato ieri, riferendosi alla possibilità di attacchi ad altri paesi oltre all’Ucraina da parte russa, che «se il progetto è l’espansione, allora nulla si può escludere».

I DOSSIER IN LAVORAZIONE


Crosetto è a Bruxelles, presso il quartier generale della Nato dove il segretario generale Mark Rutte ha convocato i ministri della Difesa dei 32 paesi in vista del summit annuale del 24-25 giugno. Sono tanti i dossier in lavorazione. Inutile dire che il più pesante riguarda l’Ucraina e tutte le sue derivazioni: minaccia russa ai confini est del nord Europa; ipotesi di reazione dell’Alleanza; potenziamento militare della Nato europea in vista del ribadito disimpegno Usa.

L’ANALISI DI WHITAKER

Disimpegno non vuol dire uscire dall’Alleanza militare che da 80 anni garantisce la pace in Occidente. Vuol dire, come ha spiegato il segretario alla Difesa Usa Pete Heghset, che «l’Europa dovrà essere in grado di badare a sé stessa e non più delegare Washington per risolvere le crisi ai propri confini». Più analitico l’ambasciatore americano presso la Nato, Matthew Whitaker. «Contiamo sull’Europa affinché assuma una posizione di leadership nel fornire all’Ucraina le risorse e il capitale politico necessari per raggiungere una pace duratura. Gli europei hanno un interesse diretto nel garantire la pace nel loro continente e gli Stati Uniti continueranno a fare tutto il possibile per sostenerli».

NON VERO DISIMPEGNO

Dunque un alleggerimento della propria presenza e non un vero e proprio disimpegno. Si tratta di un confine molto sottile e labile che i 29 paesi europei della Nato vogliono blindare. Il compromesso tra l’esigenza Usa e quella europea si chiama aumento delle spese nazionali per la difesa. Washington chiede il 5%, Bruxelles tiene il punto su un più realizzabile 3,5% (per altro già raggiunto da alcuni europei a cominciare da Uk). «Noi – ha spiegato Crosetto – abbiamo detto chiaramente che il 5% è per noi impossibile anche solo pensarlo. Realisticamente possiamo fissare una prospettiva del 3,5% entro il 2035.

A questo si può aggiungere l’1,5% di investimenti slegati da un uso esclusivo nella difesa, che possono avere un impiego duale (civile e militare) secondo i parametri Nato, ad esempio spazio e infrastrutture e tali da avere anche una ricaduta per il nostro pil, immagino ricerca, ingegneria, esperti di informatica e intelligenza artificiale». Il problema della spesa militare sarà sul tavolo dei leader a fine giugno. L’Italia ha sposato la tesi inglese di spostare al 2035 il raggiungimento degli obiettivi di capacità che vengono richiesti. «Poi vedremo cosa succederà alla discussione di fine giugno» ha precisato Crosetto aggiungendo che «le spese che serviranno sono quelle che il bilancio potrà accettare. Ma è il mondo che determina quanto ci servirà per difendersi, non è soltanto una scelta politica, sono le condizioni esterne che ti obbligano a difenderti in un certo modo investendo di più o di meno».

IL VERTICE DI BRUXELLES


Il vertice di Bruxelles si è intrecciato con la cronaca di queste ore. Potremo dire che la cronaca lo ha molto condizionato. La telefonata Putin-Trump non è piaciuta. Putin nei fatti ha annunciato una rappresaglia contro Kiev dopo il doppio attacco alle basi aeree in Russia e il ponte che collega la Crimea alla Russia. E Trump ha ascoltato, riferito e non ha commentato. Almeno non lo ha fatto in pubblico, lui che esterna quasi tutto. È chiaro che non siamo ad un silenzio/assenso ma neppure quell’alzata di scudi che chiunque avrebbe immaginato. Invece Trump ha fatto di nuovo il Taco (Trump always chicken out) e si è limitato a dire: «Non è stata un conversazione che porterà ad una pace immediata». Non una parola sul fatto che Putin ha fatto saltare per l’ennesima volta le trattative di Istanbul. Peggio: l’annuncio che parteciperà alle discussioni sul nucleare con l’Iran è il peggior scenario per gli europei.

LA MINACCIA RUSSA REALE


La minaccia russa è più che reale. Washington ha portato documenti che confermano i rischi sul fronte est dell’Europa. Ma, ha ribadito Hegseth, «gli alleati non possono dipendere da noi». Questo, ha detto Rutte nella conferenza stampa finale, «impone ai membri della Nato di investire in nuove capacità per assicurare la loro difesa». In linea con quanto anticipato dal ministro Crosetto una manciata di ore prima, il segretario della Nato ha spiegato che i 29 paesi dell’alleanza «dovranno investire molto di più nella difesa». La proposta è «un piano complessivo che ci consenta di investire il 5% del Pil per la difesa». Questo obiettivo sarà composto dal «3,5% nella spesa per la difesa e l’1,5% del Pil all’anno per investimenti correlati alla difesa e alla sicurezza, come le infrastrutture e l’industria».

TRUMP AL VERTICE NATO


Tutto questo sarà formalizzato e dettagliato nel vertice Nato del 24-25 giugno a L’Aja. Dove sarà presente anche Trump. La dichiarazione conclusiva, ha proseguito Rutte, si focalizzerà anche «sull’assicurarsi che l’Ucraina abbia il necessario per combattere (e su questo punto i piani militari di Uk, Germania e Francia hanno già dato molti dettagli e rassicurazioni, ndr)». Gli alleati però, «devono ancora discuterne e non c’è una versione finale». E su questo punto si allungano le ombre.

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