Quel Dio contadino nell’arte di Dario Fo. A Santa Caterina la mostra
- Postato il 31 agosto 2025
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Il Quotidiano del Sud
Quel Dio contadino nell’arte di Dario Fo. A Santa Caterina la mostra
Intervista al direttore artistico Franco Eco che racconta “La Bibbia dei villani: immagini di un Dio popolare” la mostra, a Santa Caterina, sull’arte di Dario Fo
È un Dio umano, contadino e terrestre, che ride e si arrabbia, quello raccontato attraverso l’arte di Dario Fo, nella mostra “La Bibbia dei villani: immagini di un Dio popolare”, che presenta un ciclo inedito di dipinti ispirati alla cultura popolare e alla spiritualità terrestre. Una mostra, ospitata nel Castello di Santa Severina, curata da Stefano Bertea e promossa da Franco Eco che ne è il direttore artistico. Proprio al maestro Eco abbiamo voluto rivolgere alcune domande per comprendere il significato e il valore di questo progetto, allestito alla fine di maggio e che sarà visitabile fino al 28 settembre.
Quale Dario Fo avete deciso di raccontare in questa mostra?
«Penso che sia il Dario Fo più autentico, quello che va a scavare nel principio elementare del teatro. Anche perché la Bibbia dei Villani è frutto di una ricerca, che parte dalla cultura popolare e da come veniva tramandata e utilizzata, una cultura che si faceva teatralità e drammaticità proprio nella narrazione orale. Abbiamo voluto presentare in questa mostra proprio la Bibbia dei Villani, un’opera di Fo che è frutto di una ricerca, che in qualche modo un modello può essere considerata come un modello replicabile.
Io stesso attualmente sono impegnato in una ricerca sulle tradizioni orali calabresi, come per esempio dei racconti sulla costruzione degli strumenti effimeri. Ho fatto in questo senso un lavoro con liutai cercando canzoni che si perdono nella memoria. È proprio questo ricercare la visione del popolo sulle cose che è caratterizzante del lavoro di Fo, e deve caratterizzare il lavoro di chiunque faccia ricerca sulle tradizioni culturali di un popolo».
Lei ha dichiarato di avere un “legame profondo con la poetica di Fo” rinsaldato dalla sua esperienza come compositore della colonna sonora per la serie RAI “Dario Fo e Franca Rame.” In che modo quella collaborazione ha influenzato la sua visione e la direzione artistica di questa mostra?
«Non è solo quella esperienza che mi ha avvicinato alla poetica di Dario Fo e che ha contribuito al lavoro su questo progetto. Prima di questa mostra, qualche anno fa ne avevo fatto un’altra a Crotone, al Museo di Pitagora, su una monografia di Lucrezia Borgia. Poi all’inizio della mia carriera ebbi l’occasione di scrivermi con Franca Rame, Si presentò l’idea e la possibilità di fare l’assistente alla regia proprio con Fo, un’occasione purtroppo sfumata. Quindi in qualche modo c’è sempre stata una sua influenza su di me.
Poi il caso ha voluto che nel cinema ho conosciuto Gianluca Rame nipote di Franca, lui si è occupato della regia di alcuni documentari RAI e mi ha chiesto di occuparmi delle musiche, ed è stata un’avventura davvero particolare, ho avuto la possibilità di scoprire un uomo che partendo da una ricerca base arrivava a parlare di temi di attualità, legati alla società, temi importanti di denuncia e lo faceva con un immediatezza meravigliosa».-
La mostra propone un Dio “popolare”, “terrestre”, lontano dall’immagine tradizionale, pensa che sia un messaggio che può avere un valore attuale ancora oggi?
«Ritengo di sì, perché Dio è verbo. Anche nel senso di ricerca attraverso la parola, di ricerca di quella cultura popolare che si basa su una tradizione orale, come ho detto, che probabilmente non nasce con noi sapiens. Fo dimostra che c’è tutto un lavoro per cercare Dio caratterizzato da una spiritualità più diretta e ironica, dove i giullari e i villani sono protagonisti. Un lavoro che è ancora in atto».
Oltre all’esposizione delle opere, il progetto prevede laboratori teatrali curati da Andrea Giuda. Qual è l’obiettivo di questi laboratori e come si integrano con la mostra nel promuovere la conoscenza della poetica di Fo?
«In quello che ho fatto, che siano stato festival di musica o altro, ho sempre cercato di inserire anche una multidisciplinarità formativa. In questo caso ho pensato che il teatro poteva essere la forma di esperienza più immediata per trasmettere alcune delle tematiche della mostra. Dei laboratori si è occupato Andrea Giuda, che considero un attore di grande talento, capace di offrire una certa teatralità affine a Dario Fo, quindi alla commedia dell’arte, alla giullarata, si è voluto con questi laboratori dare un’esperienza immersiva con le tematiche ella mostra».
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Quel Dio contadino nell’arte di Dario Fo. A Santa Caterina la mostra