Rafforzare l’Europa per difendere Kyiv. L’ora della verità per Meloni
- Postato il 20 dicembre 2025
- Di Il Foglio
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Rafforzare l’Europa per difendere Kyiv. L’ora della verità per Meloni
Al direttore - L’Italia “non è un paese povero, ma un povero paese” (copyright di Charles de Gaulle). Perché siamo l’unico paese europeo che può vantare una quinta colonna di Putin sia nel governo che nell’opposizione. Siamo il paese europeo più esposto alle infiltrazioni della propaganda del Cremlino. Siamo il paese europeo tra i primi ad aver negato l’uso delle sue armi in territorio russo. Siamo il paese europeo, questa volta in cattiva compagnia, più ostile all’esproprio dei capitali di uno stato terrorista: certamente rischioso, ma i cui costi economici vanno giudicati in relazione ai costi – politici e morali – dell’alternativa partorita a Bruxelles (debito ponte comune). Siamo il paese europeo che si appresta a convertire i già scarsi aiuti militari in aiuti civili (il sottosegretario Mantovano dixit). Siamo il paese europeo, insieme alla Francia del “volenteroso” Macron, in prima linea nella difesa di un’agricoltura comunitaria ipersussidiata (il nì che è un no a Mercosur docet). Siamo il paese europeo che per la sicurezza futura dell’Ucraina, dopo aver proposto l’estensione di un simil articolo 5 della Nato (idea brillante, va detto), non vuole mettere nemmeno un soldato. La responsabilità, in altri termini, deve essere di altri. Caro Cerasa, chi scrive ha sempre riconosciuto la statura internazionale di Giorgia Meloni fra i nani che si esibiscono nel circo equestre della politica italiana. Ma oggi è in gioco non solo il destino dell’Ucraina, ma dei valori di una civiltà democratica. Non è più il tempo di accontentare Salvini o di non inimicarsi Trump. Di prudenza si può anche morire.
Michele Magno
La questione è semplice. Se l’Italia vuole dare un contributo per non perdere la guerra, Meloni deve dare all’Ucraina tutto ciò di cui ha bisogno per combattere, difendersi, reagire e negoziare. Se l’Italia vuole semplicemente far finire il prima possibile la guerra, Meloni non deve far altro che indebolire l’Europa. Scegliere da che parte stare non dovrebbe essere così difficile.
Al direttore - Ho letto con interesse il vostro appello, dopo il divieto sull’uso dei social per gli under 16 in Australia, a non ricorrere al paternalismo di stato, privilegiando l’interventismo e la responsabilità dei genitori. Questa è una premessa fondamentale che condivido appieno e che deve essere anche alla base dell’approccio che il Parlamento europeo sta maturando. Proprio nelle scorse settimane il Parlamento Ue ha votato una proposta di indirizzo su questo tema. La nostra proposta d è un invito a rafforzare il potere decisionale dei genitori. Ribadiamo il divieto sotto i 13 anni, ma per la fascia cruciale 13-16 anni, chiediamo che l’accesso sia subordinato all’esplicita autorizzazione dei genitori che devono poterne regolare le modalità d’uso. Quello che sarà difficile fare, e mi preoccupa, riguarda gli strumenti tecnici che devono accompagnare questo obiettivo. Come possiamo verificare l’età in modo efficace senza distruggere la privacy o riempire di adempimenti burocratici? Il rischio è duplice: o creare sistemi che il minore aggira in tre click, rendendo le norme inutili, oppure imporre strumenti di identificazione talmente invasivi da trasformare i social in una sorta di “Grande Fratello” digitale. Nel frattempo, potremo anche valutare gli effetti della legge australiana che rappresenta comunque un esperimento da studiare. Infine, permettimi di indicare dove l’Europa intende colpire il cuore del problema: la tossicità strutturale delle piattaforme. Il Parlamento non si limita a parlare di età, ma chiede di vietare o scoraggiare le formule di design manipolativo, come lo scrolling infinito o gli algoritmi volti a massimizzare la permanenza e l’acquisto impulsivo. Caro direttore, mentre discutiamo di chi debba poter spegnere il telefono (il genitore o lo stato), ritengo che il vero terreno di scontro democratico e politico non sia l’età, ma la lotta per un design che smetta di monetizzare sulla dipendenza dei nostri figli. Lì si produrranno gli effetti di maggior rilievo e, ci scommetto, un nuovo scontro tra istituzioni e corporation.
Pierfrancesco Maran, europarlamentare del Pd
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