Reggio Calabria, posti letto di dialisi spostati dal pubblico al privato
- Postato il 5 agosto 2025
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Il Quotidiano del Sud
Reggio Calabria, posti letto di dialisi spostati dal pubblico al privato
Posti letto dialisi dal pubblico al privato: nelle intercettazioni la mediazione di Daffinà e le perplessità di Gom, Asp e della consulente Petrapulacos
TONINO Daffinà chiama a colloquio il direttore generale del dipartimento Salute, Tommaso Calabrò (entrambi indagati), media tra strutture private in cerca di accreditamento e posti letto e vertici della sanità calabrese, parla persino di cosa mettere nell’atto aziendale dell’Asp di Vibo Valentia e, secondo la Procura di Catanzaro, grazie a questo riceve anche sostanziosi aumenti di fatturato per le sue società attraverso fatture emesse proprio da Daffinà. E nel frattempo ai piani alti della Cittadella regionale e negli uffici delle direzioni generali dell’ospedale e dell’Asp di Reggio serpeggiano dubbi, opposizioni, finanche avvertimenti al presidente Occhiuto. Il più importante quello di Kyriakoula “Licia” Petrapulacos, inizialmente chiamata da Occhiuto per supervisionare l’attuazione del Pnrr e diventata poi consulente sanitaria a tutto tondo.
Sono dettagli contenuti nelle carte dell’inchiesta della Procura di Catanzaro sulla Regione Calabria, intercettazioni e conversazioni che raccontano di presunte manovre per aggirare le procedure di accreditamento sanitario su alcuni centri privati. Uno scambio di favori dove Daffinà figurerebbe come un faccendiere chiamato con insistenza a risolvere problemi.
IL CENTRO DIALISI
Il caso principale è quello del centro “Dialisi San Giorgio” di Pellaro, a Reggio Calabria. Ufficialmente inaugurato agli inizi di luglio con 18 posti letto di dialisi extraospedaliera, forte di un decreto a firma del dirigente generale del dipartimento Salute e welfare, Tommaso Calabrò, e pubblicato alla fine di giugno. Il decreto di fatto autorizza il centro dialisi a fornire prestazioni. Questo, però, non vuol dire che il centro sanitario sia stato accreditato. Si tratta soltanto di un’autorizzazione sanitaria all’esercizio. In mezzo c’è una seconda battaglia legale: inizialmente l’Asp di Reggio aveva dato parere negativo, salvo poi ritirare tutto su decisione del Tar agli inizi di luglio. Dietro questo decreto, ipotizza la Procura, ci sarebbe la mediazione di Daffinà. A dimostrarlo sarebbero delle intercettazioni telefoniche e registrazioni fatte con microspie all’interno dell’ufficio del sub-commissario per la depurazione. Microspie che avrebbero catturato le convocazioni del direttore generale Calabrò e le telefonate con Antonio Gualtieri, l’imprenditore proprietario di Formedical co. srl che controlla il 60% delle quote della Dialisi San Giorgio. Un affare per una famiglia, ipotizzano gli inquirenti, da sempre vicina a Forza Italia. Aspetto quest’ultimo confermato anche da altre inchieste svolte nel 2018 dallo stesso reparto della Guardia di Finanza.
IL CASO POSTI LETTO
Il problema è una delibera: quella che dispone il taglio dei posti letto in dialisi al Gom di Reggio Calabria per spostarli sul territorio (l’Asp). Il fatto è piuttosto complesso: l’Asp non ha strutture pubbliche e dovrebbe affidarsi ad un privato. Dall’altro lato, però, il Gom non ha nessuna intenzione di rinunciare a dei posti letto pubblici a favore del privato. In questo gioco burocratico si inserirebbe Daffinà. Nelle conversazioni intercettate, infatti, si discute di questi venti posti letto da consegnare alla Dialisi San Giorgio. Gli amministratori del centro più volte fanno riferimento al fatto di essere al collasso e di avere qualche difficoltà nell’ottenere quanto richiesto. Da una parte ci sono la commissaria straordinaria del Gom di Reggio Calabria, Tiziana Frittelli, che vorrebbe mantenere i posti letto in dialisi all’interno dell’ospedale pubblico e la direttrice generale dell’Asp di Reggio Calabria che pretende una presa di posizione documentata da parte della Regione per giustificare l’autorizzazione. Dall’altra ci sono Daffinà e Calabrò. I due si incontrano più volte, con Daffinà che sembra pronto a dettare la linea a causa del pressing costante degli amministratori del centro privato.
E così le cronache dei mesi precedenti ai sequestri alla Cittadella sono un costante via vai di procedure, di decreti pronti alla pubblicazione, di insistenze e commenti soprattutto sulla dg dell’Asp di Reggio portata, secondo loro, a più miti consigli. Mesi in cui Daffinà riceve rassicurazioni sull’iter della pratica, poi riportate ai gestori del centro privato in diverse telefonate. Nel “giro di posta” del decreto nella struttura del commissario ad acta, viene chiamato in causa anche il direttore generale di azienda zero Gandolfo Miserendino come persona da “sollecitare” per far muovere il provvedimento e procedere alla pubblicazione.
L’AVVERTIMENTO DI PETROPULACOS
Il nove maggio viene intercettata una conversazione tra Occhiuto, Miserendino e Petropulacos. La consulente avverte il presidente-commissario. C’è necessità di capire meglio il problema e in caso rallentare il provvedimento. Perché, a conti fatti, si tratta di aprire un nuovo centro privato a Reggio Calabria rinunciando a posti pubblici. Petropulacos fa notare ad Occhiuto le opposizioni di Frittelli e Di Furia e, in senso lato, anche l’irragionevolezza dell’atto. In quel momento, infatti, il centro dialisi privato non stava lavorando perché nessuno dei pazienti calabresi si sarebbe potuto permettere una dialisi a pagamento da circa 50-70mila euro all’anno. Occhiuto inizialmente sembra interessato solo al dato politico. Quello di arrivare alle prossime regionali con tutti a certificare di aver tagliato la mobilità passiva dei pazienti calabresi di almeno 10-12 milioni di euro. Sul caso in questione, invece, ribadisce di non conoscere la vicenda e di ricordare alcune sollecitazioni fatte dall’ex commissario straordinario del Gom di Reggio Calabria, Gianluigi Scaffidi, per persone che conosceva. In altre parole, Occhiuto dice e chiede di verificare e valutare, pur ribadendo di non conoscere la questione. Petropulacos fa notare alcune questioni. Un punto è proprio il tetto di spesa per i privati che la Calabria rischia di sfondare.
IL RITORNO ECONOMICO PER DAFFINA’
Per la Procura Daffinà avrebbe avuto ritorni economici da Formedical. Ritorni transitati nelle sue due società “La Fenice srl” e “Administration & Consulting srl”. Le società di Daffinà avrebbero cominciato a ricevere circa 3.640 euro al mese emesse da Daffinà pur non avendo in carico il controllo delle scritture contabili di Formedical. Secondo la Procura, quindi, l’aumento esponenziale di fatturato sarebbe legato non tanto a prestazioni offerte quanto al “costo” dell’intermediazione con i vertici della sanità calabrese per “oliare” la questione posti letto. Nelle intercettazioni, però, c’è spazio anche per l’ironia. Gualtieri chiede cosa offrire in cambio a Daffinà, si parla di prosciutti e salami e infine di crociere.
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