Regionali, Bevacqua: «Non riusciamo a costruire leadership, ma le colpe non sono tutte del Pd

  • Postato il 17 ottobre 2025
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Regionali, Bevacqua: «Non riusciamo a costruire leadership, ma le colpe non sono tutte del Pd

Mimmo Bevacqua (PD) analizza il voto alle Regionali in Calabria: «I fatti testimoniano la nostra opposizione, il resto sono solo strumentalizzazioni»


MIMMO Bevacqua, in questa competizione elettorale, può fregiarsi di un record: ha vinto, senza partecipare. A settembre, in nome del rinnovamento che il Pd in questa tornata si proponeva di praticare, ha fatto, lui solo, un passo indietro. Un mese dopo, dalle urne, l’esito che forse nessuno si aspettava: il Pd elegge una sola candidata a Cosenza ed è Rosellina Madeo, che scavalca Enza Bruno Bossio. E Bevacqua, capogruppo uscente dei dem, di Madeo è stato un grande sostenitore. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente per una chiacchierata sul voto. Non vi aspettate però che si sia tolto qualche sassolino: a prevalere è stato l’uomo ‘della mediazione’.

Si aspettava la sconfitta? E soprattutto con queste proporzioni? Cos’è successo?

«Non possiamo nascondere la nostra impreparazione di fronte a dimissioni che, a mio giudizio, sono state quantomeno discutibili sul piano costituzionale. L’articolo 54 della Costituzione richiama disciplina e onore: principi che, se traditi, producono effetti politici profondi. Fingere che non sia così sarebbe l’errore più grave, se davvero vogliamo analizzare con onestà ciò che è accaduto. Il punto non è solo la dimensione della sconfitta, ma la nostra difficoltà nel costruire e rendere visibili nuove leadership sul territorio. Dobbiamo interrogarci con sincerità e senso di responsabilità su questo. Detto ciò, non possiamo scaricare tutte le colpe su chi, come il Partito Democratico, ha continuato — pur tra limiti e difficoltà — a promuovere confronto, dibattito e partecipazione nella società calabrese. Se vogliamo ripartire, dobbiamo farlo da questa consapevolezza. Le tante ricostruzioni che leggo in questi giorni sono tutte legittime, ma molte mi sembrano poco utili. A chi cerca solo qualche applauso in più dalla sconfitta, mi permetto di dire che oggi serve ben altro: serve lavorare per un partito più forte, plurale, capace di dare radici vere a un centrosinistra credibile e non improvvisato. In questo contesto trovo molto positivo che alcuni sindaci stiano provando a stimolare un dibattito aperto, libero da pregiudizi o preconcetti».

Si riferisce a Flavio Stasi?

«Non solo a lui, ma a tutti quei sindaci che stanno cercando di alzare il livello del confronto in ogni parte della Calabria. Le leadership, dopotutto, si affermano nel dibattito, non nell’appiattimento o nella subalternità. Voglio infine ringraziare Pasquale Tridico per l’impegno, la generosità e l’entusiasmo con cui si è speso in tutta la Calabria. Ha messo a disposizione della coalizione la sua passione civile e politica, e questo merita riconoscimento e rispetto».

Nelle analisi post disfatta, nel suo campo, si invoca rinnovamento. Durante la definizione delle liste sembra che lei sia stato l’unica vittima di questa istanza di rinnovamento. Ci racconta cos’è successo in quei giorni di inizio settembre?

«Si è vittima quando le scelte vengono imposte da altri. Si è protagonisti, invece, quando le decisioni vengono assunte in modo libero e consapevole. Io ho sempre guardato al secondo approccio e anche questa volta mi sono comportato così. Il mio passo di lato è stato una scelta autonoma e ponderata, compiuta nella piena consapevolezza di ciò che poteva rappresentare. Sono sereno, perché credo che in politica conti anche saper fare un passo indietro quando serve, mettendo davanti a tutto l’interesse collettivo. Mi ha fatto piacere che molti calabresi abbiano compreso e apprezzato questo gesto, così come mi ha fatto piacere il riconoscimento arrivato dalla segreteria nazionale del partito. Elly Schlein, durante il suo comizio a Cosenza, ha parlato di generosità ed espresso apprezzamento per il lavoro che ho svolto in Consiglio regionale come capogruppo: parole che ho accolto con emozione e gratitudine».

Dopo la presentazione delle liste lei è andato a Roma a trovare Franceschini, nella sua ‘officina’. Cosa vi siete detti?

«È nota la riservatezza di Dario e non può pertanto chiedermi il contenuto del nostro lungo e cordiale incontro. Posso solo dire che ho percepito il suo affetto, la sua stima e la sua amicizia nei miei confronti e che mi ritengo un privilegiato, considerato che riceve in pochi in questo posto unico e originale. Bella anche la sua volontà di immortalarmi con il suo scatto e inserirmi nel suo album degli amici “meccanici”».

Lei ha sostenuto – e con successo – Rosellina Madeo. Sarà stato contento del risultato.

«Non è mai facile quando si decide di fare un passo indietro riuscire a fare convergere gli amici su un’altra persona. Devo ammettere di avere avuto un po’ di perplessità all’inizio, anche perché sapevo che erano presenti in lista persone a cui pensavo di poter dare un mio contributo. Perplessità svanite giorno dopo giorno alla luce del consenso che coglievo intorno a Rosellina Madeo, in termini di novità e freschezza. Rosellina ha adesso un compito importante, oltre a cogliere questa grande opportunità per la sua crescita politica ed istituzionale, può favorire e completare il processo di rinnovamento avviato a Cosenza con la celebrazione del congresso provinciale che aveva già determinato un forte segnale di discontinuità rispetto al passato. Ringrazio Rosellina per le parole espresse nei miei confronti e del gruppo che l’ha sostenuta. Dichiarazione che dimostra la sua umiltà e la grande consapevolezza che le battaglie si vincono se si è capaci di fare squadra. Primo passo indispensabile per innescare nuovi processi e traguardi».

Franz Caruso in una intervista al nostro giornale – e in realtà non solo lui – ha lamentato l’assenza dell’opposizione nei quattro anni precedenti. Cosa risponde?

«Ci sono tanti modi di fare opposizione, c’è chi la fa urlata e populista e chi cerca di farla nelle sedi opportune con scienza e coscienza. Come gruppo del Pd l’abbiamo fatta scegliendo il secondo approccio. Se qualcuno ha voglia di rendersi conto della quantità e qualità del lavoro svolto basta andare sul sito del gruppo del Pd e sfogliare il libro bianco. Abbiamo presentato 39 progetti di legge, 263 interrogazioni, 5 provvedimenti amministrativi e così via. Siamo stati protagonisti sul tema delle aree interne e sulla denuncia dell’assenza di qualsiasi progettualità e visione da parte del governo regionale. Abbiamo organizzato un viaggio negli ospedali calabresi in sinergia con il partito nazionale non per strumentalizzare le difficoltà, ma per renderci conto delle criticità e proporre soluzioni. Abbiamo anche promosso un dibattito sulla sanità pubblica con la presenza di più regioni e concluso dalla responsabile nazionale sanità Marina Sereni. Siamo stati protagonisti come gruppo regionale di una iniziativa di dimensione nazionale che ha visto la presenza a Cosenza di otto capigruppo, tra cui quelli di Lombardia, Emilia-Romagna e Campania e al quale si è collegata anche la segretaria nazionale Elly Schlein. Abbiamo organizzato anche un convegno sul trasporto pubblico locale denunciando l’immobilismo della regione su questo tema mettendo in evidenza la perdita dei finanziamenti su alta velocità concluso dal senatore e responsabile nazionale del comparto Antonio Misiani. Questi sono i fatti. Le strumentalizzazioni le lascio a chi invece da 30 anni è sulla scena politica e cerca solo di buttarla sulla banalità. È inaccettabile, invece, che qualcuno possa parlare di inciucio dal parte del gruppo. Penso in maniera assai convinta che, fino a quando in Calabria non saremo in grado di sviluppare una robusta ossatura democratica interloquente, che non si pieghi al potere di turno, non cambierà mai nulla. Mi riferisco in questo caso ad un sindacato forte e autorevole, ad una imprenditoria altrettanto forte ed autonoma, ad una Chiesa autorevole e alle rappresentanze di sindaci e province finalmente svincolate dall’appartenenza politica o di campanile. Nelle analisi da chi ha ruoli di responsabilità mi sarei aspettato maggiore oggettività. Il vero problema che rende il lavoro delle opposizioni non visibile e spesso impercettibile è lo strapotere dell’esecutivo e del suo presidente rispetto al Consiglio regionale e ai rappresentanti eletti democraticamente dai calabresi. Vorrei ricordare anche l’abbandono dell’aula da parte dell’opposizione davanti alle tante leggi omnibus che testimoniavano l’arroganza del presidente e del suo esecutivo. Credo che questo dovrebbe essere il tema centrale del dibattito politico nei prossimi mesi e anni. Non porsi questo problema significa non cogliere le lacune e le fragilità del regionalismo italiano, a oltre 50 anni dalla nascita. Come gruppo abbiamo proposto in questi anni il trasferimento di funzioni ai Comuni perché enti più vicini ai bisogni e esigenze dei calabresi. Abbiamo denunciato la centralizzazione operata da Occhiuto, indebolendo il ruolo dei sindaci come è avvenuto per Arrical. Abbiamo cioè individuato un percorso volto a far tornare alle Regioni le funzioni per le quali sono state pensate e per fare davvero diventare enti di programmazione indirizzo e controllo. Ne approfitto qui anche per ringraziare tutti i colleghi di gruppo: Amalia, Franco, Giovanni, Ernesto e Raffaele».

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Da dove si riparte dopo la terza sconfitta di fila?

«Si riparte dalla verità, non dagli slogan. Questa sconfitta impone a tutti noi una riflessione profonda, che non può essere ridotta a un semplice cambio di nomi o a un rimpasto di equilibri interni. Occorre ricostruire un campo politico e culturale credibile, radicato nei territori e capace di interpretare i bisogni reali dei calabresi. Il Pd deve essere il motore di questa ricostruzione, ma anche l’anima di un progetto più largo, aperto al contributo di tutte le forze progressiste, civiche e democratiche che credono nella giustizia sociale, nella legalità e nello sviluppo sostenibile. Il campo largo non è una formula magica né un accordo di vertice, ma un percorso da costruire dal basso, attraverso un confronto autentico con amministratori, associazioni, sindacati, mondo produttivo e culturale. Per questo servono umiltà, capacità di ascolto e una classe dirigente che torni sui territori senza avere paura di assumere posizioni chiari e nette, di elaborare proposte concrete e di parlare un linguaggio di verità. Il centrosinistra può rinascere solo se torna a essere una comunità».

Il suo futuro invece? Pensa a una candidatura nel 2027?

«Non credo sia questo il momento di parlare di candidature. Manca ancora un anno e mezzo e neanche si è certi di quale sarà la prossima legge elettorale. Oggi la priorità è ricostruire un campo politico e umano che torni a essere riconoscibile e utile ai cittadini. Personalmente, continuerò a dare una mano al mio partito e alla mia comunità politica, come ho sempre fatto. Se poi, nel percorso di ricostruzione che ci attende, ci sarà bisogno di un mio contributo, lo offrirò come sempre, con spirito di servizio e abnegazione. Non nascondo però di avere molto apprezzato le parole spese da Igor Taruffi e dalla segretaria nazionale nei miei confronti».

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