Regionali Calabria, Brutto: «Progetti strategici per il turismo. E in sanità una rivoluzione»
- Postato il 31 ottobre 2025
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Regionali Calabria, Brutto: «Progetti strategici per il turismo. E in sanità una rivoluzione»

Intervista ad Angelo Brutto, neoeletto consigliere di Fratelli d’Italia eletto alle regionali in Calabria di ottobre. «Con noi vince un modo di fare politica, quello che ci ha insegnato Giorgia».
ANGELO Brutto, 41 anni, è una delle new entry a Palazzo Campanella, dopo il voto del 5 e 6 ottobre. Eletto con quasi 9mila preferenze tra le file di Fratelli d’Italia, la sua è una storia di una lunga militanza politica, sempre dalla stessa parte, iniziata a 14 anni con il movimento giovanile. Laureato in ingegneria gestionale e in scienze dell’amministrazione, due master (uno in management per le aziende sanitarie promosso da Bocconi e Luiss, l’altro in organizzazione delle amministrazioni pubbliche), è dirigente al Mef. In politica all’attivo ha ruoli di dirigente nel partito e di consigliere comunale nella sua Piane Crati per due mandati.
«Primo degli eletti in entrambi i casi. Ero in minoranza, un’esperienza importante perché ritengo che stare all’opposizione sia più formativo che stare al governo. Soprattutto nei piccoli comuni impari a fare l’amministratore. Che è una cosa diversa rispetto alla politica. Perché quando fai politica tu proponi la tua idea, nell’amministrazione tu devi trasformare la tua idea in azione. Che è sostanzialmente quello che noi diciamo da sempre: noi siamo gli uomini delle idee che diventano azione».
Stare all’opposizione è formativo, ma rispetto a governare – e a realizzare gli impegni presi – può essere più semplice.
«Se fai un’opposizione strumentale, sì. Fare l’opposizione e farla bene significa dire “questo non va bene, io lo farei in questi termini”, che è quello che manca e che è mancato anche nei quattro anni del governo Occhiuto. Spero che in questa nuova avventura regionale ci sia un’opposizione seria, competente, che metta in campo delle proposte anche alternative alle nostre, però delle proposte realizzabili, non come quelle della campagna elettorale».
I vostri avversari attribuiscono la sconfitta anche alle capacità comunicative del presidente Occhiuto. Nell’accezione, però, dispregiativa. Ovvero, il presidente Occhiuto avrebbe incantato i calabresi, con una narrazione che non corrisponderebbe alla realtà. Che ne pensa?
«Chi dice questo, implicitamente dice che i calabresi sono degli allocchi. È possibile? Direi proprio di no, soprattutto davanti a una vittoria così schiacciante. Secondo me i calabresi hanno invece riconosciuto un’affidabilità al governatore Occhiuto e alla squadra. Perché ci deve essere una squadra: da soli le rivoluzioni non si fanno. E poi ci sono esempi tangibili di quello che è stato fatto. Oggi, ad esempio, c’è un ospedale che prima non c’era in Calabria. Ci sono dei servizi percepiti come servizi migliorati. C’è una considerazione diversa dalla Calabria. C’è un turismo che comunque è competitivo con le altre regioni d’Italia. È proprio sul turismo, secondo me, che noi dobbiamo insistere perché sia il nostro settore trainante».
Cosa propone?
«Oggi sfruttiamo ancora poco il turismo montano, ma è lì che vinciamo la battaglia complessiva del turismo, perché non abbiamo un competitor attorno, a differenza del turismo balneare. Oggi il turismo montano è ancora giornaliero. Noi dobbiamo consentire ai turisti di fermarsi in Sila, così come sul Pollino o in Aspromonte. Questo lo si fa solo creando un comprensorio turistico, non solo sciistico. È un plus per la Calabria, un investimento strategico, perché noi dobbiamo ragionare su investimenti strategici. Come strategica penso possa essere un’opera che già esiste».
A cosa si riferisce?
«Alle linee ferroviarie, che corrono lunghe le coste, quella tirrenica e quella jonica. Da un punto di vista urbanistico e paesaggistico, non sono state il massimo. Oggi però sono una grande opportunità. Sono le nostre metropolitane del mare, in grado di collegare le località della costa con gli aeroporti: da Tortora a Lamezia e da Rocca Imperiale a Crotone. Ripeto, progetti strategici. E all’interno di questi progetti strategici non dobbiamo lasciare indietro nessuno. Chi ha difficoltà deve essere aiutato in Calabria, ancor più che nelle altre regioni. Questo non deve essere scambiato per assistenzialismo. Va tesa una mano a tutte le persone che non sono nelle condizioni di lavorare».
In campagna elettorale avete contestato la proposta di Tridico sul reddito di dignità. La soluzione prospettata può anche non convincervi, ma il problema che si proponeva di affrontare resta. Voi cosa proponete?
«Loro proponevano un’integrazione all’assegno di inclusione sostanzialmente. Una mancetta. Quello che immagino io è un pacchetto famiglia che vada dall’inclusione sociale agli incentivi alla natalità. In Calabria le morti superano le nascite e questo è un problema che ci dobbiamo porre».
La Calabria ha le sue specificità, compreso il fatto che magari quelli che hanno l’età per fare figli vanno via.
«E noi dobbiamo creare delle condizioni affinché i giovani non siano costretti ad andare via, che è diverso rispetto alla restanza. I giovani non devono essere costretti a restare, non devono essere costretti a partire, devono essere liberi di scegliere e magari scegliere di fare figli in Calabria e magari se li fai in Calabria io ti do degli incentivi per restare, per lavorare e per non partire. E oltre ai giovani c’è il tema delle donne, che non devono essere costrette a scegliere tra carriera e famiglia e quindi la politica deve fornire gli strumenti perché non si trovino davanti a questa scelta. Come si fa? Io non ho la ricetta segreta, ma suggerirei di confrontarsi con le donne calabresi e di chiedere di cosa hanno bisogno».
Passiamo al tema dei temi, la sanità.
«Immagino una rivoluzione che innanzitutto parta dall’accorpamento delle competenze, quindi l’ospedale fa l’ospedale, il territorio fa il territorio».
È la riforma della governance che ha in mente il presidente.
«Sì. E poi va valorizzato il merito. E in questo, per esempio, il corso di laurea in Medicina, a Cosenza, ha dato un grande segnale. Molti medici universitari già sono nelle corsie dell’ospedale Annunziata di Cosenza. Molti specializzandi ci sono già e ce ne saranno anche altri. Questo senza mortificare, però, i medici ospedalieri».
Qualche malumore c’è tra le corsie dell’Annunziata, perché se la prospettiva è il policlinico si sbarra la strada ai primariati per i medici non universitari.
«Io credo che il confronto con l’università sia un vantaggio, uno scambio continuo di competenze. E comunque ci sono anche altri ruoli oltre a quello di primario. Quando parlo di premiare il merito voglio dire che dobbiamo trovare una soluzione per non mortificare tutti quei medici che hanno retto e reggono l’ospedale di Cosenza e lo hanno fatto anche in tempi difficili, di risorse scarse, come durante il Covid».
Del dibattito sull’ubicazione del policlinico che ne pensa?
«Parliamo tanto di mobilità passiva e vorrei capire perché i comitati pro ospedale di Cosenza si impressionino per 5 chilometri di differenza, quando migliaia di calabresi ogni anno fanno migliaia di chilometri per curarsi. Al beneficio dell’ospedale sotto casa io rinuncio, preferisco fare pochi chilometri in più, ma sapere che troverò per me o i miei familiari una risposta moderna. A Cosenza, poi, sicuramente resterà un presidio sanitario, l’Annunziata non chiuderà, avrà delle sue funzioni. Si discute su questioni di lana caprina, mentre della sanità bisogna parlare come di un sistema che va governato. Occhiuto ha cominciato a governarlo e nel governo della sanità c’è il pubblico e anche il privato».
Un tema delicato.
«Il privato va governato. Se ai privati lanciamo la sfida sull’efficienza, sull’eccellenza, secondo me ci verranno dietro. Bisogna capire le domande che la politica ha fatto fino ad oggi ai privati. Noi dobbiamo creare un sistema di coesistenza anche con degli strumenti normativi differenti, per esempio gli accreditamenti di eccellenza».
I rapporti tra politica e sanità privata sono finiti spesso all’attenzione della magistratura. C’è tuttora un’indagine che riguarda la Cittadella e che ruota attorno a questa questione. Questo non crea esattamente un clima di fiducia, quando si parla di sanità privata e di chi governa, mettiamola così.
«Io sono per la casa di vetro. Le procedure devono essere visibili e controllabili istantaneamente. Penso che la Regione si sia attrezzata, penso anche in materia di autorizzazione e accreditamento abbia un programma di gestione documentale che traccia esattamente dove e a che punto è una pratica. Se non l’ha fatto, spingeremo per farlo. Sono molto rigido su questo aspetto. Ci devono essere pari condizioni per tutti i calabresi e per tutte le aziende che vogliono entrare nel settore».
Tra qualche giorno il presidente Occhiuto nominerà la Giunta. Quali sono le richieste di Fratelli d’Italia? Puntate alla vicepresidenza?
«Noi non facciamo richieste. Ci si siede insieme al presidente Occhiuto per dare alla Calabria la migliore squadra possibile. Fratelli Italia ha avuto un risultato elettorale importante, è cresciuta, è l’unico partito che è cresciuto rispetto alle scorse elezioni. Noi vogliamo lavorare per dare un contributo al governo della regione. Poi siamo un interlocutore affidabile, leale e abbiamo anche il privilegio di avere una filiera istituzionale importante. Siamo abituati a lavorare, non ad avere pennacchi».
Fratelli d’Italia è cresciuta partendo da un gruppo molto coeso. La sua elezione, qui a Cosenza, è la vittoria di un gruppo…
«Noi non siamo un gruppo, non c’è un gruppo. C’è un modo di fare politica che è quello che ci ha insegnato Giorgia. Tutto parte dal movimento giovanile, perché un partito senza movimento giovanile – un movimento giovanile che non sia condiscendente, ma che agisca da pungolo – non può avere futuro. Questa è la differenza tra noi e tutti gli altri. Da noi puoi essere figlio di nessuno e diventare il presidente del consiglio».
Nel 2027 si voterà per il Comune di Cosenza. Circola la tesi secondo cui l’indicazione del candidato del centrodestra spetterebbe a Fratelli d’Italia.
«Sceglieremo insieme il candidato migliore per far rinascere questa città che è stata portata 50 anni indietro dalla litigiosa amministrazione Caruso».
Se guardiamo ai risultati delle regionali, vediamo però che Cosenza, provincia e città, è il territorio in cui il centrosinistra ha retto meglio. In città ha anche vinto.
«In città penso che il fenomeno sia stato quello di De Cicco. Se noi togliamo i suoi 3.800 voti, sostanzialmente non vince il centrosinistra».
Ma De Cicco è nel centrosinistra.
«Mi sembra abbia preso le distanze, diciamo quindi che è incollocabile. In ogni caso penso si va andrà a votare anche un po’ prima del 27».
Dice?
«Eh, mi sa di sì».
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Regionali Calabria, Brutto: «Progetti strategici per il turismo. E in sanità una rivoluzione»