Relazione Dia, mani della ‘ndrangheta su Milano-Cortina

  • Postato il 2 giugno 2025
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Relazione Dia, mani della ‘ndrangheta su Milano-Cortina

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Allarme della Dia su Milano Cortina, dalla Relazione 2024 emergono interdittive a società vicine a clan di Crotone, Isola, Catanzaro e Reggio


CATANZARO – I tentacoli della ‘ndrangheta si allungano in vista delle Olimpiadi di Milano Cortina 2026. Un appuntamento che, in considerazione della realizzazione delle importanti opere infrastrutturali in via di realizzazione, potrebbe rappresentare un’occasione per le consorterie criminali interessate ad inserirsi nelle procedure di assegnazione delle gare. L’allarme è contenuto nella relazione annuale della Dia presentata al Parlamento. Uno dei provvedimenti interdittivi adottati, in Lombardia, nel corso del 2024 è stato emesso, del resto, nei confronti di una società operante nel settore edile con sede nella provincia di Milano impegnata nella realizzazione di un parcheggio interrato nella provincia di Sondrio per un valore di circa 800 mila euro. Si tratta di un intervento inserito nel piano delle opere per le Olimpiadi di Milano-Cortina.

IN LOMBARDIA

In particolare, gli amministratori della ditta sono risultati in rapporti personali e professionali con esponenti di alcune consorterie ‘ndranghetiste delle province di Catanzaro, Crotone e Reggio Calabria. È una delle 50 interdittive emesse in Lombardia l’anno scorso, molte delle quali a carico di società riconducibili alla ‘ndrangheta. La Calabria è quarta nella classifica delle interdittive ma il 72% delle imprese controllate dalla ‘ndrangheta è al Nord. Un ulteriore provvedimento, infatti, è stato emesso nei confronti di un’altra società edile milanese affidataria di un subappalto nell’ambito del Pnrr del valore di 200 mila euro, i cui amministratori sono stati ritenuti “vicini” alla cosca Arena di Isola Capo Rizzuto.

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IN TRENTINO

Intenso anche in Trentino Alto Adige il monitoraggio delle imprese impegnate in cantieri per la realizzazione di opere pubbliche nell’ambito dello svolgimento delle prossime olimpiadi invernali. Come emerge dalla recente sentenza “Perfido”, a Lona Lases è stata accertata l’operatività di un “locale” di ‘ndrangheta espressione della cosca Serraino di Reggio Calabria. La provincia di Bolzano, grazie alla presenza di numerose aziende multinazionali, che ne fanno uno dei poli industriali di maggiore rilievo nazionale, alla fiorente attività turistica e al complesso di aziende dell’indotto, ha da sempre attratto l’interesse delle organizzazioni criminali di tipo mafioso.

Una particolare attenzione, in questo territorio, è stata posta dagli inquirenti nell’attività di prevenzione e contrasto a forme di infiltrazione mafiosa, soprattutto, nei confronti delle imprese impegnate alla realizzazione del Tunnel del Brennero e di quelle coinvolte nell’esecuzione di lavori connessi alle opere infrastrutturali delle Olimpiadi invernali.

IN VENETO

Il Veneto, proprio per la vivacità del contesto economico-imprenditoriale e la posizione geografica strategica, in grado di attrarre investimenti sia statali che privati, risulterebbe «maggiormente vulnerabile a infiltrazioni mafiose e a interessi di tipo crimino-affaristico». Le ingerenze nell’economia veneta di compagini della ‘ndrangheta e della camorra continuano a rappresentare una «minaccia», come testimoniato da numerose indagini e sentenze passate in giudicato, nonché dall’analisi dei provvedimenti interdittivi emessi dalle Prefetture venete. La Relazione richiama non solo le inchieste sul “locale” di ‘ndrangheta riconducibile alle cosche Arena-Nicoscia di Isola Capo Rizzuto ma anche quelle che hanno acclarato presenze della “Stidda” gelese e del clan dei Casalesi.

A ciò si aggiunga che la Prefettura di Verona ha emesso due provvedimenti interdittivi nei confronti di altrettante società riconducibili alla ‘ndrangheta stanziata nel territorio scaligero. Il primo provvedimento, scaturito da approfondimenti eseguiti dalla Dia di Padova, ha riguardato un’impresa attiva nel settore delle costruzioni e dei lavori ferroviari, impegnata nella realizzazione della linea Tav Verona-Vicenza-Padova, disvelando la riconducibilità aziendale a personaggi coinvolti nelle inchieste “Isola Scaligera” e “Taurus”. L’altro provvedimento ha coinvolto un’azienda operante nel settore del nolo a freddo di macchinari e fornitura di ferro lavorato che, nel tempo, avrebbe avuto rapporti economici con un’altra impresa già destinataria in passato di un medesimo provvedimento emesso nell’ambito dell’operazione “Aemilia” della Dda di Bologna.

A Treviso è stata emessa un’informazione interdittiva antimafia nei confronti di una società attiva nel settore del commercio di autovetture il cui titolare è risultato indagato nell’ambito dell’operazione “Freeland” con la quale era stata disvelata l’infiltrazione della ‘ndrangheta in Trentino Alto Adige.

GLI ACCESSI

Gli accessi eseguiti dalla Dia, nel 2024, nell’ambito delle attività di prevenzione antimafia connesse all’organizzazione e allo svolgimento dei Giochi olimpici e paralimpici invernali di Milano Cortina 2026 hanno riguardato complessivamente nove cantieri. Sono state controllate 259 persone fisiche, 68 imprese e 125 mezzi d’opera. In questa fase la Dia sta agendo in collaborazione con la “Struttura per la prevenzione antimafia” del Ministero dell’Interno. Le articolazioni periferiche della Dia che stanno operando sono i Centri operativi di Milano, Brescia e Padova. Nell’anno in corso, peraltro, l’attività di controllo sulle imprese partecipanti ai bandi di gara è ulteriormente aumentata per le esigenze connesse ai cantieri finanziati con i fondi del Pnrr, in particolare nelle regioni del Veneto e Lombardia e nelle province autonome di Trento e Bolzano, proprio per la presenza di cantieri relativi allo svolgimento delle Olimpiadi di Milano-Cortina.

BEST PRACTICE

Il contributo della Dia, nell’ambito dell’attività di prevenzione, si è concretizzato in una revisione preliminare del contenuto delle piattaforme informatiche. Gli 007 hanno suggerito integrazioni e miglioramenti funzionali, in virtù dello specifico patrimonio conoscitivo maturato negli anni, introducendo una pratica innovativa per il monitoraggio della legalità nei cantieri pubblici. In particolare, le attività d’iniziativa della Dia hanno evidenziato discrepanze significative tra i dati comunicati e i riscontri effettuati sul campo che sono state prontamente segnalate alle Autorità prefettizie competenti che, a loro volta, hanno avviato procedimenti sanzionatori. Una metodologia che ha prodotto risultati in termini di rilevazione di irregolarità, poiché le verifiche hanno consentito di individuare situazioni di opacità o illegalità, potenziali segnali di infiltrazioni malavitose. Inoltre, l’adozione di controlli rigorosi ha agito come strumento dissuasivo, riducendo il rischio di comportamenti illeciti sia nei cantieri monitorati che in altri contesti.

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