Report a senso unico non paga: Ranucci perde 1 milione di telespettatori in un anno
- Postato il 28 ottobre 2025
- Televisione
- Di Libero Quotidiano
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Report a senso unico non paga: Ranucci perde 1 milione di telespettatori in un anno
Altro che editori e giornali “nemici”. La vera clavata in testa a Ranucci e al suo Report l’hanno data i telespettatori in fuga dal programma. Nella prima e discussa puntata di domenica sera il programma tv ha perso un milione di telespettatori rispetto allo scorso anno. A parlare chiaro sono i numeri delle rilevazioni: nel 2024 la prima puntata di Report aveva conquistato la fascia del prime time con 2 milioni 643mila spettatori e il 13,8% di share.
Un anno dopo i numeri raccontano tutta un’altra storia: il programma di Ranucci è stato seguito da 1.669.000 spettatori per uno share del 9,3%. Nella stessa fascia il programma di informazione è stato superato da Màkari 4 in onda su RaiUno che ha interessato 2 milioni 685mila telespettatori e anche da La Notte del Cuore, su Canale 5 visto da 2 milioni 242mila persone. Un chiaro segno che, nonostante le numerose polemiche che avevano preceduto e “spinto” la messa in onda della prima puntata, i telespettatori si stanno stancando delle inchieste a tema- e a senso unico - di Ranucci e del suo team.
Evidentemente l’attacco senza tregua al governo e degli enti presieduti dal centrodestra, non paga più. È la dura legge della televisione, dove a decretare il successo o l’insuccesso di un programma non è il colore politico, ma il gradimento di chi lo guarda. E il responso di domenica sera appare inequivocabile, al netto dei piagnistei che hanno preceduto e seguito il programma.
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Accanto al ragionamento sull’audience c’è poi quello politico. Al centro delle polemiche sono finiti la messa in onda di un audio “rubato” a Federica Corsini, moglie dell’ex ministro Gennaro Sangiuliano; il pedinamento di Agostino Ghiglia, membro del Garante della Privacy, accusato di essere entrato nella sede di Fratelli d’Italia alla vigilia della maxi multa che il Garante ha dato proprio a Report e il servizio che raccontava del tentativo dei sovranisti di distruggere l’Europa. Ghiglia in un’intervista a Repubblica si è detto pronto «a denunciare chi mi ha pedinato», mentre la Corsini al Corriere della Sera ha spiegato di essersi sentita «umiliata» dalla messa in onda di quella conversazione privata.
Di ben altro tenore sono state le repliche politiche. «Quello di Report non è giornalismo d’inchiesta, ma giornalismo militante che ha provocato infiniti danni, anche economici, alla Rai - spiega il presidente della Commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone -. Questi tipo di giornalismo è interessato solo a confermare le proprie tesi, non a cercare la verità oggettiva». E ancora: «Quello di Report è un giornalismo militante che serve solo ad attaccare il governo e i suoi esponenti e tutti coloro che hanno l’ardire di manifestare simpatia per questo governo». Chiamato in causa da Report, Gennaro Sangiuliano a L’Aria che Tira, ha ricordato come «l’attuale Garante per la privacy non è stato nominato da questo governo, ma dal precedente» e che a presiederlo «è un giurista di grande valore, il professor Stanzione, che peraltro non mi pare abbia idee di centrodestra...».
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Duro anche il commento dell’europarlamentare Nicola Procaccini: «Il postulato secondo cui le idee conservatrici sarebbero illegittime o, peggio ancora, sospette di illegalità è semplicemente assurdo. La trasmissione Report ha dato l’ennesima prova di una visione distorta e faziosa del giornalismo, dove chi non condivide le idee socialiste o progressiste viene automaticamente stigmatizzato e confinato ai margini della legalità. Un attacco alla libertà di pensiero e opinione che Ranucci e la sua trasmissione si vantano di difendere».
Procaccini, che è anche presidente della Fondazione New Direction, fondata da Margaret Thatcher, spiega poi che: «Non si è trattato di un’inchiesta giornalistica, ma di un racconto surreale secondo cui ci sarebbe un complotto per distruggere l’Unione europea e diffondere valori illiberali. Ovviamente con il contributo della presidente del Consiglio italiana. La verità - chiude Procaccini - è che difendiamo l’idea originale di un’Europa confederale che non cancelli le nazioni e difendiamo principi e valori conservatori, che si possono condividere o meno, ma hanno diritto di essere rappresentati nel dibattito pubblico». Sul tema è intervenuto anche il governo ungherese di Victor Orbàn: «Il servizio andato in onda - ha spiegato il portavoce Balasz Orban - è pieno di pregiudizi. Si è trattato di un grave errore».
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