Restituite al Museo di Vibo 479 monete antiche rubate

  • Postato il 11 giugno 2025
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Restituite al Museo di Vibo 479 monete antiche rubate

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Cerimonia ufficiale della restituzione di 479 monete antiche rubate svoltasi nella sede del Museo Archeologico Nazionale “Vito Capialbi” di Vibo Valentia, all’interno del suggestivo Castello Normanno-Svevo.


VIBO VALENTIA – Giunte secoli fa nell’Italia meridionale, quando quella parte della penisola era conosciuta come Magna Graecia, le 479 monete antiche oggi restituite allo Stato non si trovavano in un museo, come era naturale aspettarsi; al contrario, erano disperse in abitazioni private tra Vibo Valentia, Taranto, Napoli e Agrigento, frutto di acquisti illeciti dopo la sottrazione illegale da contesti archeologici.

Queste monete, autentici frammenti della storia greca, romana, bizantina e medievale, erano finite nel circuito sommerso del commercio clandestino di beni culturali, lontane dagli occhi del pubblico e dagli istituti preposti alla conservazione. Ora, grazie a una lunga e meticolosa indagine avviata nel 2014 dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza, coordinate dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia, i reperti sono finalmente rientrati nella disponibilità dello Stato italiano.

La cerimonia ufficiale di restituzione si è svolta nella sede del Museo Archeologico Nazionale “Vito Capialbi” di Vibo Valentia, all’interno del suggestivo Castello Normanno-Svevo, alla presenza di autorità civili, militari e religiose, e dei rappresentanti istituzionali della Direzione Regionale Musei Calabria e del Ministero della Cultura.

L’INDAGINE SULLE MONETE RUBATE PARTITA DAL WEB

L’inchiesta, avviata ormai più di dieci anni fa, ha avuto origine da un’attività di monitoraggio sistematico dei siti di e-commerce specializzati nella compravendita di beni archeologici. In particolare, a catturare l’attenzione degli investigatori un annuncio sospetto pubblicato da un collezionista di Vibo, che proponeva in vendita monete antiche dichiarate autentiche e che in realtà erano state rubate.

A seguito degli accertamenti, è scattata una perquisizione nell’abitazione dell’indagato, dalla quale sono emerse 218 monete in oro, argento e bronzo. Le indagini, coordinate con la Procura e supportate da un’analisi documentale approfondita, hanno consentito di ricostruire una rete di contatti con altri collezionisti residenti in diverse regioni italiane. Le successive operazioni hanno portato a ulteriori sequestri: 261 monete recuperate a Taranto, e altri reperti – seppur in quantità minore – individuati anche a Napoli e Agrigento.

In totale, la confisca ha riguardato 479 monete di grande valore storico e culturale, risalenti a un periodo compreso tra il VI secolo a.C. e il XVIII secolo, dunque di epoche magno-greca, romana, bizantina e medievale. Tra i pezzi figurano 1 moneta in oro, 64 in argento e 414 in bronzo, tutti esemplari che raccontano storie di civiltà e rotte commerciali del Mediterraneo antico.

“LE MONETE RUBATE RESTITUITE ALLA COMUNITÀ DI VIBO”

Nel corso della cerimonia, numerosi sono stati gli interventi. Il procuratore capo di Vibo Valentia, Camillo Falvo, ha ricordato come l’indagine abbia coinvolto inizialmente un solo indagato, saliti poi a quattro, anche se – ha spiegato con rammarico – il reato si è prescritto per effetto della carenza cronica di magistrati. “Nonostante la prescrizione – ha sottolineato – siamo riusciti ad ottenere la confisca dei beni grazie a un impianto normativo rafforzato nel tempo, che oggi consente di intervenire con maggiore efficacia”.

Falvo ha inoltre citato l’operazione sul sito archeologico di Scrimbia, nel quartiere Purgatorio di Vibo, dove furono rinvenuti scavi abusivi condotti tramite un tunnel clandestino sotto viale Alcide De Gasperi. “Questo dimostra quanto sia grave il fenomeno del saccheggio del patrimonio – ha concluso – che non è solo un reato contro lo Stato, ma un danno alla ricostruzione della memoria storica”.

IL RUOLO DEL MUSEO “CAPIALBI” DI VIBO E DEI CARABINIERI DEL NUCLEO TUTELA E PATRIMONIO CULTURALE

A fare gli onori di casa è stato il direttore del Museo, Michele Mazza, che ha ringraziato i Carabinieri del TPC e tutti coloro che hanno contribuito al recupero, sottolineando che “le monete confiscate saranno in parte esposte in una mostra temporanea, dal 12 al 14 giugno, nelle sale del castello”. L’allestimento prevede supporti informativi e pannelli didattici per raccontare al pubblico il significato storico dei reperti.

Importante anche l’intervento di Fabrizio Sudano, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, che ha evidenziato come il lavoro del Nucleo TPC abbia rappresentato “una svolta nel contrasto al traffico illecito di reperti, contribuendo a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della tutela”. Sudano ha espresso sconcerto per il fatto che “479 monete fossero conservate senza alcun controllo in un’abitazione privata”, sottolineando che la cultura appartiene a tutti e deve essere accessibile alla collettività.

IL PARERE DEGLI ESPERTI SULLE MONETE ANTICHE TRAFUGATE

Il tenente colonnello Giacomo Geloso, che ha guidato l’indagine fin dalle sue prime fasi, ha ripercorso i momenti chiave dell’operazione. “È bastata un’attenta analisi degli annunci online per scoprire una rete di collezionismo abusivo che si estendeva oltre i confini regionali. Decisiva la collaborazione con la Procura e la Soprintendenza per ottenere risultati concreti”.

Geloso ha inoltre sottolineato l’importanza del recupero contestualizzato dei reperti: “Quando un oggetto viene sottratto al luogo di ritrovamento, perdiamo informazioni preziose. Non è solo un furto materiale, ma uno strappo alla storia del territorio”.

A offrire un prezioso contributo tecnico è stato infine Alfredo Ruga, esperto numismatico della Città Metropolitana di Reggio Calabria e della provincia di Vibo Valentia, che ha illustrato la varietà e la provenienza delle monete: molte risalenti a zecche greche della Magna Grecia come Hipponion, Rhegion, Locri, Taranto e Thurii, ma anche esemplari romani imperiali e bizantini, con effigi di imperatori, simboli religiosi e mitologici. Una esposizione particolarmente apprezzata dai presenti, che hanno potuto comprendere la portata culturale e scientifica del recupero.

UN PATRIMONIO RESTITUITO ALLO STATO, A VIBO E ALLA STORIA

Il recupero delle 479 monete è molto più che un successo investigativo: è un atto di giustizia culturale, che riafferma il valore della memoria condivisa e il diritto di ogni cittadino a fruire del proprio passato. Il Museo “Capialbi” si arricchisce di un nuovo, significativo capitolo, grazie all’impegno congiunto di magistratura, forze dell’ordine e istituzioni culturali.

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