Riforma della Rai, la maggioranza propone che il Cda sia eletto dal Parlamento. Le opposizioni: “Vogliono il controllo assoluto”
- Postato il 30 luglio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Dopo mesi di attese e rimpalli, la maggioranza ha presentato il testo base per la riforma della Rai che, a partire dall’8 agosto agosto, dovrà adeguarsi alla legge Ue del Media Freedom Act. In particolare, è necessario che gli organi di governance siano eletti con procedure trasparenti, quindi lontano dalle logiche politiche. Eppure la proposta partorita dal centrodestra è quella di affidare l’elezione del Cda al Parlamento: “Tre membri eletti dalla Camera, tre dal Senato, in modo da avere una nomina con maggioranza più ampia possibile come vuole l’Emfa”, ha spiegato il senatore Fi Roberto Rosso in conferenza stampa. Sei esponenti di nomina politica quindi, a cui si aggiungerà il membro designato dall’assemblea dei dipendenti. Non proprio il cambiamento richiesto dal regolamento Ue, visto che l’unica differenza sarebbe quella di far saltare la nomina di due membri da parte del governo che sarebbero invece eletti dalle Camere. Per tutelare la trasparenza, la maggioranza ha previsto che “ogni sei mesi la Rai dovrà fare due report alla Commissione di Vigilanza: il primo riguardante l’uso delle risorse che provengono dallo Stato e l’altro per l’uso delle risorse che provengono dal sistema pubblicitario”. Il testo, che sarà emendabile da settembre, “punta a favorire la trasformazione della Rai in una digital media company, stando attenti anche alla certezza delle risorse”, ha detto la senatrice di Noi Moderati Mariastella Gelmini.
Per le opposizioni, la proposta è “irricevibile“. “Una proposta che mira a una vera e propria occupazione politica della Rai, altro che indipendenza”, hanno detto al termine del tavolo congiunto Partito democratico, Movimento 5 stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, Italia Viva, Azione, +Europa oltre a esponenti della società civile. “L’ipotesi di elezione dei componenti del Cda e della presidenza, senza quorum qualificato – spiega il cantiere delle opposizioni in una nota – è infatti un vero e proprio atto di forza che punta a garantire alla maggioranza un controllo assoluto sul servizio pubblico, in totale disprezzo del pluralismo e dell’indipendenza in senso editoriale e funzionale della Rai. Nel testo della maggioranza mancano procedure e criteri trasparenti, anch’essi atti a garantire l’effettiva indipendenza della Rai; non viene chiarito il perimetro del servizio pubblico, non si garantisce trasparenza né un monitoraggio esterno efficace, e si ignora del tutto il tema cruciale delle risorse economiche per assicurare un servizio pubblico di qualità. Inoltre, non si dice nulla sull’annoso tema delle porte girevoli tra i nominati nel Cda”.
Intanto, tra le novità del testo presentato dalla maggioranza anche la previsione di un canale interamente dedicato alla cultura “e senza alcun tipo di interferenza pubblicitaria che dimostri che il canone pagato dai cittadini ha una ragione di essere”, ha spiegato in conferenza Raffaele Speranzon di Fratelli d’Italia. Canone che comunque vedrà una riduzione per un massimo del 5%. Un risultato non soddisfacente ma, come riferito dal senatore leghista Bergesio, “per fare gli interventi bisogna avere garanzie di risorse”. Attenzione anche al tema degli influencer di rilievo nazionale che dovranno avere “gli stessi doveri dei fornitori di servizio” in funzione dell’importante responsabilità di comunicazione sociale mentre sugli ascolti previsto più controllo da parte dell’Autorità garante delle comunicazioni.
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