Rinascita Scott, domani la sentenza della Cassazione

  • Postato il 21 maggio 2025
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Il Quotidiano del Sud
Rinascita Scott, domani la sentenza della Cassazione

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Domani, 22 maggio, è attesa la sentenza della Cassazione per gli imputati che hanno sostenuto l’abbreviato nel processo Rinascita Scott. Ecco le richieste della Procura generale



VIBO VALENTIA – La sentenza è attesa per la giornata di domani, 22 maggio, alle ore 16 e per alcuni di loro sarà l’ultimo atto giudiziario iniziato 5 anni fa con lo storico blitz che diede un colpo durissimo alla criminalità vibonese: siamo infatti alle fasi conclusive del filone abbreviato del processo scaturito dalla maxi operazione Rinascita-Scott. La Corte di Cassazione è infatti chiamata a stabilire se le condanne record – oltre 600 anni di carcere – pronunciate in Appello possano resistere al vaglio dei giudici romani di legittimità o se sarà necessario riscrivere intere sezioni del verdetto.

Al centro dell’indagine, i clan storici come i Mancuso di Limbadi, i Lo Bianco-Barba-Pardea di Vibo città, i Fiarè-Gasparro-Giofrè di San Gregorio d’Ippona e gli Accorinti di Zungri. Un sistema criminale organico e strutturato, che il processo ha descritto come “unitario”, confermando l’operatività e l’interconnessione tra le cosche. Ieri, 20 maggio, hanno discusso il procuratore generale, le parti civili e la quasi totalità dei legali dei 67 imputati, ma come detto la sentenza della Cassazione è attesa per la giornata di domani alle ore 16 e chiuderà almeno per alcuni l’iter giudiziario avviato la notte del blitz di Rinascita Scott nella provincia di Vibo Valentia.

LE CONDANNE NEL PROCESSO D’APPELLO DI RINASCITA SCOTT

Il verdetto della Corte d’Appello di Catanzaro, presieduta da Caterina Capitò, aveva confermato 65 condanne, tra cui alcune di particolare peso. Per Pasquale Gallone, braccio destro del boss Luigi Mancuso, condanna a 20 anni di reclusione, stessa pena inflitta a Domenico Macrì e Francesco Antonio Pardea, considerate “nuove leve” dell’organizzazione. Oltre 15 gli anni inflitti a Domenico Camillo, ritenuto capobastone, e 13 anni e 4 mesi a Gregorio Giofrè, definito “ministro dei lavori pubblici” della ’ndrangheta vibonese. Tra i collaboratori di giustizia spiccano Bartolomeo Arena (4 anni e 8 mesi), Gaetano Cannatà (3 anni e 8 mesi) ed Emanuele Mancuso (1 anno e 4 mesi), figlio di Pantaleone Mancuso.

LE RICHIESTE DELLA PROCURA GENERALE VERSO GLI IMPUTATI

Di fronte ai giudici della sesta sezione penale, la Procura Generale ha avanzato 26 richieste di annullamento con rinvio. Tra i casi più delicati, quelli di Serafino Alessandria, per carenza motivazionale sulla partecipazione mafiosa, e di Lucio Belvedere, per assenza di prova sulla consapevolezza del ruolo del destinatario nella vendita di armi. Rilevanti anche le posizioni di Giuseppe Antonio Salamò, su cui non sussisterebbe il concorso nell’intestazione fittizia, e di Francesco Vardè, per mancata assunzione di una prova ritenuta decisiva.

Nello specifico sono questi gli imputati per i quali è stato chiesto l’annullamento con rinvio: Antonietta Impellizzeri, Andrea Maria Prestia, Carmelo Prestia; Serafino Alessandria; Manuele Baldo; Lucio Belvedere; Fabio e Nicola De Gaetano; Paolo Carchedi; Domenico Cracolici; Nicolino Pantaleone Mazzeo; Emiliano Palamara; Antonio Patania; Andrea Prestanicola; Giovanni Rizzo; Saverio Sacchinelli; Giuseppe Antonio Salamò; Giuseppe Scriva; Salvatore Tulosai; Francesco Vardè; Luigi Leonardo Vitrò; Gregorio Gasparro; Giuseppe Lopreiato; Luciano Macrì, Pasquale Gallone; Gregorio Niglia.

RIMODULAZIONE PENA PER MANCUSO E 25 RICORSI INAMMISSIBILI

Richiesta di rimodulazione della pena per il pentito Emanuele Mancuso, mentre sono 25 i ricorsi giudicati inammissibili, tra cui quelli di figure note del panorama criminale locale come Francesco Antonio Pardea. Oltre questi vi sono il collaboratore Bartolomeo Arena, Raffaele Antonio Giuseppe Barba, Luca Belsito, i pentiti Gaetano Antonio Cannatà e Michele Camillò, Gianluigi Cavallaro, Carmelo Chiarella, Carmelo Salvatore D’Andrea, Giovanni Claudio D’Andrea, Giuseppe De Certo, Filippo Di Miceli, Michele Dominello, Nazzareno Franzè, Michele Galati, Cristiano Gallone, Maria Carmelina Lo Bianco, Nicola Lo Bianco, Salvatore Lo Bianco, Michele Manco, Rossana Morgese, Salvatore Morgese, Costantino Emanuele Panetta, Lorenzo Polimeno, Lulezim Skurtaj.

I RICORSI DEGLI IMPUTATI DA RIGETTARE

Per altri 14 imputati, il Pg ha chiesto il rigetto dei ricorsi per motivazioni ritenute infondate nel merito: Domenico Prestia, Michele Pugliese Carchedi, Pasquale Antonio D’Andrea, Orazio Maria Carmelo De Stefano, Francesco Gallone, Sergio Gentile, Gregorio Giofrè, Francesco Iannello, Domenico Macrì, Vincenzo Mantella, Francesca Mazzotta, Mariangela Mazzotta, Filippo Orecchio, Domenico Pardea.

RINASCITA SCOTT: QUELLA DELLA CASSAZIONE è UNA SENTENZA ATTESA

L’attenzione è ora tutta concentrata sulla Suprema Corte di Cassazione, che domani scioglierà i nodi tecnici più intricati emersi nel processo Rinascita Scott: omissioni motivazionali, violazioni del contraddittorio, travisamenti probatori, mancata assunzione di prove. In gioco non c’è solo il destino giudiziario di decine di imputati, ma anche la tenuta di un impianto accusatorio che ha fatto storia nella lotta alla ’ndrangheta.
Se i giudici romani confermeranno le richieste della Procura Generale, il processo tornerà tornare in Appello per nuovi accertamenti. In caso contrario, le condanne diventeranno definitive, imprimendo il sigillo finale su uno dei più vasti procedimenti antimafia dell’Italia repubblicana.

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