Robert Mapplethorpe: a Venezia va in scena il primo atto di una trilogia
- Postato il 4 agosto 2025
- Arte Contemporanea
- Di Artribune
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Lontani dall’overtourism di San Marco, dal traffico incessante di Rialto e dal tintinnare degli spritz in campo Santa Margherita, sull’Isola di San Giorgio si giunge solo via mare: nei locali delle Stanze della Fotografia, si visita Robert Mapplethorpe. Le forme del classico, un’ampia retrospettiva – sono circa 200 gli scatti esposti – che celebra il noto fotografo statunitense. Perfezionista, provocatorio, talvolta addirittura pornografico, Robert Mapplethorpe (New York, 4 novembre 1946 – Boston, 9 marzo 1989) non è nuovo a Venezia: già nel 1983 infatti le sue foto furono esposte a Palazzo Fortuny, per tornare nella stessa sede nel 1992 con la curatela di Germano Celant, come sottolinea Luca Massimo Barbero nell’introduzione al catalogo.
La mostra di Robert Mapplethorpe a Venezia
Oggi, grazie a Le Stanze della Fotografia, va in scena la prima puntata – dedicata al rapporto del fotografo con la classicità – di una trilogia: seguiranno, nel 2026, una tappa a Milano, dove il focus sarà la rappresentazione del desiderio, e una a Roma che vedrà come protagonista l’ideale di bellezza (il catalogo, invece, è unico e già disponibile).
Chi si aspetta le fotografie più “hard”, potrebbe rimanere però deluso dalla selezione “edulcorata” operata dal curatore Denis Curti il quale pur scrive, nel saggio in catalogo, “Il sesso è il motore che anima gli ingranaggi della sua produzione creativa”: una scelta motivata per tenere alta l’attenzione sul carattere classicheggiante della ricerca stilistica di Mapplethorpe – qualche fotografia più esplicita sarà inserita nell’allestimento milanese –. Scelta assolutamente legittima e funzionale a proporre una nuova lettura della ricerca del fotografo, e lo dimostra un percorso coerente, ricco e assai piacevole anche grazie a un allestimento colorato e capace di accompagnare il visitatore scatto dopo scatto. Fa invece un po’ sorridere incontrare questa versione patinata proprio nella città che in passato fu un rifugio sicuro per libertini, eretici & co.
Il sesso nell’opera di Mapplethorpe
Apre la mostra un curioso nucleo di collage realizzati da Mapplethorpe alla fine degli Anni Sessanta, quando – spiega Curti – non aveva ancora deciso quale medium sarebbe stato perfetto per esprimere la sua creatività. Si tratta di “objets trouvés”, diorami delicati che sembrano altarini religiosi e solo a uno sguardo più approfondito svelano la provenienza dei ritagli da riviste omoerotiche. A seguire si ammirano tante stampe – tutte vintage – da cui emerge sguardo amorevole e complice rivolto all’amante, compagna e amica Patty Smith: una coppia formidabile e un legame duraturo, raccontato dalla poetessa in Just Kids.
Mapplethorpe: body builders e ispirazioni marmoree
Ben diverso l’approccio di Mapplethorpe al fisico scolpito della body builder Lisa Lyon, atteggiato in pose che evidenziano la tonicità muscolare. Quasi un preludio alle serie sui nudi maschili, una selezione dei quali è affiancata a Venezia da riprese di sculture da cui il fotografo ha tratto ispirazione, procedendo quindi con un autentico casting per trovare il modello più adatto per reinterpretare a modo suo la classicità e la statuaria antica. Ampia e splendida la sezione sui ritratti – impossibile trattenersi dal “giocare” con quei volti psicologicamente e professionalmente connotati, cercando di riconoscerne quanti più possibile – e sugli autoritratti, mentre sui fiori spiccano alcune potenti stampe di grande formato. Una chicca: sbirciando nella cassettiera da archivio si osservano preziosi documenti, come due audiocassette originali di Patti Smith, riviste, lettere manoscritte di Mapplethorpe al suo mentore e amante, provini a contatto e altre “reliquie” originali.
Marta Santacatterina
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L’articolo "Robert Mapplethorpe: a Venezia va in scena il primo atto di una trilogia " è apparso per la prima volta su Artribune®.