Roma, Parigi e quei dispetti da provinciali
- Postato il 22 maggio 2025
- Notizie
- Di Quotidiano del Sud
- 4 Visualizzazioni

Il Quotidiano del Sud
Roma, Parigi e quei dispetti da provinciali
Roma e Parigi, Italia e Francia, pur con tensioni, sono complementari e strategiche per l’Europa. Nonostante le divergenze, il Trattato del Quirinale rafforza la cooperazione. Superare i pregiudizi è cruciale.
Sulle modalità con cui gestire il conflitto russo-ucraino si è manifestato nei giorni scorsi tra Roma e Parigi un nervosismo che rischia di turbare relazioni in realtà strategiche per due Paesi che – per usare le parole del Presidente Macron – devono pensarsi “complementari”. E in effetti è così. Paesi fondatori del processo di integrazione europea, oggi chiamati, insieme alla Germania, a restituire all’Unione europea profilo e forza. Paesi entrambi con proiezione mediterranea, direttamente investiti da tutto ciò che accade nel Mare Nostrum; membri entrambi di G7, G20 e NATO, condividendo la responsabilità di concorrere a ricostruire un nuovo sistema multilaterale di governance del mondo.
L’INTERDIPENDENZA ECONOMICA E I PLAYER GLOBALI
Altrettanto evidente l’interdipendenza economica: la Francia è il secondo nostro mercato di esportazioni – dopo la Germania – e l’Italia è il terzo mercato per la Francia, con migliaia di imprese dei due Paese coinvolte nell’import-export. Oltre 1500 sono le aziende italiane con investimenti e siti produttivi in Francia a cui corrisponde un numero equivalente di investimenti francesi in Italia.
E la diversità dei sistemi industriali – grandi conglomerati in Francia, forte e diffusa piccola e media impresa in Italia – non ha impedito relazioni via via più intense, esaltandone anzi la complementarietà e favorendo nel corso dell’ultimo decennio la nascita di player globali italo-francesi, da Essilor-Luxottica a Stellantis sorta dalla fusione di FCA/Fiat e Peugeot, da Parmalat-Lactalis a BNP-BNL alle firme della moda e del lusso. Spesso si dimentica che Italia e Francia sono tra i primi paesi agricoli dell’Europa. E sul fronte turistico la Francia è la prima destinazione per i turisti italiani e l’Italia seconda meta per i turisti francesi. E infine rappresenta un’eccellenza mondiale il patrimonio culturale delle due nazioni con intense e crescenti reti di collaborazione in ogni musa.
ROMA E PARIGI, LE DIVERGENZE POLITICHE E IL TRATTATO DEL QUIRINALE
Naturalmente questo non significa che interessi e politiche dei due Paesi siano sempre coincidenti. Lo si è visto in Libia dove per una certa fase Italia e Francia hanno perseguito strategie diverse. Lo si vede nella freddezza francese all’allargamento dell’Unione ai Balcani occidentali, scelta sostenuta invece dall’Italia con grande determinazione. Si è visto anche nei diversi modi di gestire l’emergenza migratoria. Ne’ sono mancati in passato momenti di frizione e di conflitto su temi politici o economici. E tuttavia si tratta di dissensi componibili che in ogni caso non riducono, anzi sollecitano, la reciproca necessità di una sistemica intesa e cooperazione.
Ed è questa ad aver condotto i due Paesi a sottoscrivere il Trattato del Quirinale, fortemente promosso e sostenuto dal Presidente Mattarella. Non una Dichiarazione di principi o una Carta di intenti, ma un corposo testo, articolato in 12 capitoli, che impegna Italia e Francia a operare insieme su tutti i principali dossier dell’Agenda politica europea e internazionale. Ed è quel che sta avvenendo: tra i Ministri della Difesa, tra i Ministri delle Attivita’ produttive , tra i Ministri dell’Agricoltura, cosi come in altri dicasteri, si è ormai consolidata una continua consultazione realizzando intese e azioni comuni. Peraltro da tempo intensi sono i rapporti di collaborazione tra le due Confindustrie e intensi i rapporti tra molte Università italiane e francesi.
ROMA E PARIGI, SUPERARE I PREGIUDIZI E LA “GRANDEUR”
Tuttavia il valore di una scelta così strategica non è sempre chiaro all’opinione pubblica, una parte della quale guarda con diffidenza alla Francia, ritenendolo un paese ostile o predatorio, mosso da un fastidioso sentimento di potenza, la grandeur. Un atteggiamento che spesso traspare nella insofferenza infastidita della Presidente Meloni nei confronti del Presidente Macron e in generale della Francia. Un pregiudizio che manifesta in particolare la destra italiana, che non ha mai accettato che la Francia sia considerata uno dei vincitori della seconda guerra mondiale.
E’un atteggiamento provinciale che non fa i conti con la realta’
La Francia ha 1000 anni di storia nazionale unitaria e da Carlomagno a Luigi XIV a Napoleone è stata protagonista di ogni evento dell’Europa e del mondo. La nazione che con l’illuminismo, la Rivoluzione francese, l’epopea napoleonica e le sue riforme ha portato l’Europa nella modernità. Titolare di un impero esteso dalle coste mediterranee all’Africa equatoriale, dal Medio Oriente all’Indocina al nordAmerica. La Francia che a cavallo dell’800 e del ‘900 è stata incubatrice di invenzioni tecnologiche, scoperte scientifiche, innovazioni artistiche e culturali giunte fino a noi. Potenza nucleare e uno dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Che una nazione che porta sulle spalle una storia così intensa abbia un sentimento di grandezza – anche se talora ostentato con qualche eccesso – non dovrebbe davvero stupire, ne’ essere vissuto con fastidio.
L’ITALIA, UN “GRANDE PAESE” E LE SFIDE COMUNI
Insomma, liberiamoci da pregiudizi e stereotipi, che peraltro sono altrettanto ingiusti quando rivolti all’Italia, troppo spesso rappresentata come un bel Paese, ma poco affidabile ( ah, les italiens…), dimenticando che l’Italia è sí bellissima, ma anche – come amava ricordare il Presidente Ciampi – un “grande Paese” forte di una storia altrettanto intensa che ha contribuito in maniera rilevante alla civiltà europea.
La semplice verità di cui prendere atto è che Francia e Italia sono grandi nazioni la cui forza pesa e incide quando agiscono in sintonia, come si è visto sul Next Generation EU dove l’intesa tra Roma e Parigi – e Berlino – ha vinto le resistenze dei paesi frugali, ottenendo misure finanziarie indispensabili per il rilancio della crescita economica. Un’esperienza a cui riferirsi tanto più oggi, nel momento in cui l”Europa è chiamata a misurarsi con sfide cruciali: un sistema europeo di difesa, la neutralità’ climatica e la green economy, regole per scambi commerciali trasparenti e equi, multilateralismo fondato su democrazia e diritti, sfide e opportunità’ della società digitale e dell’ intelligenza artificiale.
Il Quotidiano del Sud.
Roma, Parigi e quei dispetti da provinciali