Ronde, scontri e agguati incendiari contro gli stranieri: comune spagnolo in balia dell’estrema destra (a causa di una fake news)
- Postato il 14 luglio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Fine settimana di violenza a Torre Pacheco, piccolo comune agricolo nel sud della Spagna, nella regione di Murcia. Tra venerdì e domenica, gruppi di estrema destra si sono riversati nelle strade armati di spranghe e coltelli, lanciando vere e proprie ronde razziste nei quartieri popolati da migranti nordafricani. L’episodio nasce da un’aggressione subita da un residente locale, ma si è presto trasformato in una “caccia al magrebino”, con un’escalation alimentata da fake news e messaggi di odio diffusi sui social.
La miccia scatta con il caso di Domingo, un uomo aggredito da tre giovani nei pressi del cimitero del Paese. Nonostante le indagini siano ancora in corso, sui social circola immediatamente la versione — non confermata — secondo cui gli aggressori sarebbero di origine magrebina e che l’attacco farebbe parte di un “gioco virale” diffuso online. Lo stesso Domingo, tuttavia, ha smentito la veridicità del video, affermando che non lo ritrae e invitando alla cautela. Le sue parole non sono bastate a fermare la macchina del fango: in poche ore, gruppi neofascisti e neonazisti hanno iniziato a organizzare spedizioni punitive.
Nei giorni successivi, sui canali Telegram e altre piattaforme online sono apparsi appelli espliciti a “ripulire il quartiere”, convocando l’arrivo di decine di persone, molte delle quali provenienti da fuori città. La delegata del governo in Murcia, Mariola Guevara, ha denunciato la presenza di gruppi organizzati giunti a bordo di pullman e auto private, armati e pronti alla violenza. L’obiettivo dichiarato erano i quartieri popolari, in particolare San Antonio, dove circa il 30% dei residenti è di origine magrebina.
Le notti tra venerdì e domenica sono state segnate da scontri, atti vandalici e aggressioni. Bottiglie incendiarie, pietre, fumogeni e coltelli hanno fatto da sfondo a un clima di autentico terrore: diversi giovani migranti sono stati aggrediti in strada, alcuni esercizi commerciali — in particolare kebab e piccoli negozi gestiti da stranieri — sono stati presi di mira, insieme a veicoli parcheggiati. Il bilancio è di almeno cinque feriti lievi, otto arresti e numerose denunce per istigazione all’odio e violenza aggravata. La Guardia Civil ha dovuto dispiegare almeno 75 agenti delle unità speciali (USECIC e GRS) per contenere le tensioni e presidiare le strade.
Ma le polemiche non si sono fatte attendere. Diverse associazioni di agenti, tra cui Jucil e IGC, hanno denunciato una risposta tardiva e la mancanza di un piano di prevenzione adeguato. “Il dispiegamento è arrivato solo quando la situazione era già fuori controllo”, hanno affermato in un comunicato. Alcuni attivisti antirazzisti hanno direttamente richiesto la presenza dell’unità antiterrorismo della Guardia Civil. Anche il giornalista Nacho Abad ha criticato la gestione della crisi, evidenziando come alcuni aggressori abbiano agito con la certezza dell’impunità: “Sanno che non finiranno né in carcere né saranno espulsi”, ha dichiarato, sottolineando l’assenza di misure deterrenti efficaci.
Anche sul piano politico si sono levate voci critiche. Podemos e Sumar hanno chiesto le dimissioni della delegata Guevara, accusata di aver ignorato gli allarmi lanciati nei giorni precedenti. María Marín (Podemos) ha parlato di “inerzia istituzionale” di fronte alla radicalizzazione dell’estrema destra. A livello nazionale, il ministro dell’Interno, Fernando Grande-Marlaska, ha puntato il dito contro Vox, accusando il partito di estrema destra di aver alimentato l’odio con una retorica apertamente xenofoba che dipinge l’immigrazione come una minaccia alla sicurezza pubblica.
La sinistra, in particolare PSOE, IU e Sumar, ha denunciato quello che definisce un “processo di sdoganamento della destra radicale” e la connivenza del Partido Popular con Vox che avrebbe creato il clima politico favorevole a episodi come quello di Torre Pacheco. Il caso esplode proprio nei giorni in cui i sondaggi registrano una flessione del PSOE e una crescita di Vox nei consensi, una coincidenza che accende ulteriori tensioni.
Nel frattempo, il clima in città resta teso. Molti migranti, che da anni vivono e lavorano nella zona agricola di Torre Pacheco, ora temono per la propria sicurezza. Alcuni hanno ricevuto minacce dirette e sui social si moltiplicano gruppi di autodifesa. Sono persone che, spesso con le loro famiglie, hanno contribuito a ripopolare un territorio segnato dallo spopolamento, lavorando in condizioni difficili nel settore agricolo, essenziale per l’economia locale.
Le autorità municipali hanno rafforzato la videosorveglianza e intensificato i controlli nei quartieri a rischio. È stato annunciato un “piano di sicurezza permanente” e convocata una riunione urgente della Junta Local de Seguridad per valutare misure strutturali e prevenire nuovi episodi. Ma la ferita è aperta e la questione migratoria torna a essere terreno di scontro politico, sociale e mediatico in un Paese che si confronta, ancora una volta, con i limiti della convivenza e della tenuta democratica.
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