Salute mentale, 1 europeo su 5 ha sintomi di depressione. Stigma, costi e tempi di attese. A rischio gli operatori sanitari

  • Postato il 10 ottobre 2025
  • Diritti
  • Di Il Fatto Quotidiano
  • 1 Visualizzazioni

Forse non è tutta colpa di Freud. Mentre i tabù della cura psicologica sembrano crollare, in Europa un adulto su cinque manifesta sintomi di depressione o ansia. E solo una minoranza riceve un trattamento adeguato. Dietro le poche cure, problemi economici, difficoltà a riconoscere il disagio, tempi di attesa troppo lunghi. Ma anche stigma: secondo l’ultima edizione del Rapporto Salute Mentale del Ministero della Salute la domanda di supporto psicologico o psichiatrico è in aumento, ma la nuova attenzione non coinvolge tutte le fasce della popolazione allo stesso modo. Un quadro eterogeneo che emerge anche dal nuovo rapporto dell’Ocse “Mental Health Promotion and Prevention” del 2025, realizzato con il contributo della Commissione europea, che sottolinea quanto sia ancora urgente implementare “gli interventi a scuola e la formazione in salute mentale”. Perché la salute mentale del singolo “riguarda tutti”.

Come stanno gli europei – Al netto di sintomatologie lievi e disagi personali, che riguardano almeno il 20% della popolazione, il 3% della popolazione soffre di depressione maggiore e il 5% ha disturbi d’ansia generalizzati. Il 15% delle persone coinvolte nell’indagine Ocse ha riferito di aver sofferto di sintomi lievi di depressione, il 4% di sintomi moderati. A lamentare più spesso problemi di salute mentale sono le donne, per cui si registrano tassi del 62% più alti rispetto agli uomini. Questi ultimi, al contrario, tendono a presentare tassi più alti di suicidio. Il rapporto rileva che i problemi di salute mentale tendono a comparire nel 75% dei casi prima dell’età adulta. La vulnerabilità, inoltre, aumenta in alcune fasi di transizioni della vita, come l’adolescenza, la gravidanza e il periodo post-partum. Critici alcuni eventi come la migrazione, la disoccupazione o la morte di un parente o di un amico.

I rischi (psicologici ed economici) – Un mancato sostegno psicologico rischia di aggravare il disagio psicologico delle persone. Ma non solo. Le conseguenze si riverberano sia a livello individuale, sia su un piano collettivo: “Questi sintomi depressivi lievi-moderati non vengono riconosciuti né trattati, aumentando il rischio di progressione verso condizioni più gravi e i costi sociali complessivi. I disturbi mentali hanno effetti profondi sul benessere, sulla produttività e sull’economia“, spiega l’Ocse. Il report Ocse evidenzia che in Europa “oltre due terzi delle persone che necessitano di assistenza non accedono ai servizi di salute mentale, spesso per barriere economiche, tempi di attesa e stigma. Le conseguenze si riflettono in perdita di produttività, esclusione sociale e costi complessivi che superano il 4% del Pil nei Paesi Ue”. Si tratta quindi di circa 600 miliardi di euro l’anno. A questa cifra si arriva sommando i costi sanitari diretti (1,3%), quelli previdenziali (1,2%), quelli legati alla riduzione dell’occupazione e della produttività sul lavoro (1,6%).

Il contesto italiano – L’Italia non fa eccezione. Anzi. L’Ocse rimarca “una diffusione significativa dei sintomi depressivi e ansiosi e un trattamento ancora insufficiente, in linea con la media europea”. Anche in questo caso, i dati non sono incoraggianti. Il Paese dispone infatti di 3,5 psicologici ogni 1000 abitanti. E ad oggi la prevenzione non è una priorità economica e politica: viene speso circa lo 0,6% del Pil, valori di gran lunga inferiori rispetto ai Paesi nordici e centro-europei. Anche dal punto di vista tecnologico, la penisola è fanalino di coda europeo: “L’Italia è tra i Paesi con scarsa integrazione delle tecnologie digitali nella salute mentale e assenza di un piano strategico nazionale aggiornato per la promozione del benessere psicologico”.

Il malessere degli operatori sanitari – Alcune categorie professionali sono più a rischio di altre. È il caso dei sanitari, afflitti in Europa dalle difficili condizioni di lavoro, da episodi di violenza generalizzata e da ritmi umani ed emotivi usuranti. Secondo i dati che emergono da un’indagine realizzata dall’Ufficio europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità pubblicata oggi 10 ottobre, circa il 30% di medici e infermieri riporta episodi depressivi, il 10% riferisce di aver pensato che “sarebbe stato meglio se fosse morto“. La ricerca (‘The Mental Health of Nurses and Doctors – MeND’) ha coinvolto oltre 90 mila medici e infermieri nei 27 paesi dell’Unione Europea, in Islanda e Norvegia, ed evidenzia tutte le difficoltà alla base del disagio mentale diffuso. Un medico su 4 lavora più di 50 ore a settimana; quasi un terzo (32%) dei medici e un quarto (25%) degli infermieri hanno contratti di lavoro temporanei. Di pari passo, crescono gli episodi di violenza: 1 su 3 ha subito violenza verbale, per il 10%, però, si è trattato violenza fisica o di molestie sessuali. E così una quota che oscilla tra l’11 e il 34% degli operatori sanitari è arrivato a pensare di lasciare il lavoro.

L'articolo Salute mentale, 1 europeo su 5 ha sintomi di depressione. Stigma, costi e tempi di attese. A rischio gli operatori sanitari proviene da Il Fatto Quotidiano.

Autore
Il Fatto Quotidiano

Potrebbero anche piacerti