Sanità, la Calabria che rinuncia a curarsi

  • Postato il 14 ottobre 2025
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Il Quotidiano del Sud
Sanità, la Calabria che rinuncia a curarsi

In Calabria aumentano i cittadini che hanno rinunciato a curarsi. Il punto lo fa la Corte dei conti.


COSENZA – In Calabria aumentano le persone che rinunciano alle cure, e nell’anno trascorso la mobilità sanitaria ha registrato nuovamente picchi importanti. Chi ha scelto di curarsi è andato fuori regione, la maggior parte delle volte in strutture private accreditate. Il punto lo fa la Corte dei conti.

CURARSI IN CALABRIA, IN QUANTI RINUNCIANO

In Calabria nel 2023 il 7,3% della popolazione con necessità di visite specialistiche o accertamenti ha deciso di non farli. Il dato nel 2024 è peggiorato arrivando al 10%. I motivi principali sono due, le liste d’attesa e le difficoltà nel raggiungere la struttura sanitaria. Da un lato quindi una situazione legata soprattutto alla capacità di fornire prestazioni del pubblico (ampiamente “aggirate” da un uso massivo dell’intramoenia e dai privati accreditati), dall’altra quella strutturale. Le reti ospedaliere continuano a mostrare evidentissime criticità sulla distribuzione territoriale, con le aree interne maggiormente colpite dall’assenza di salute. Infine, ci sono i motivi economici. L’assenza del pubblico non permette un accesso equo. In altre parole, aumentano le persone che hanno difficoltà a pagare le prestazioni. A questo va aggiunto il problema della migrazione sanitaria. Dai 254 milioni di euro del 2023 si è passati a 308 milioni di debito nei confronti delle altre regioni. I cittadini calabresi migrando soprattutto per interventi a medica complessità, coperti per il 57% dal privato accreditato in altre regioni. Le prestazioni ad alta complessità invece vengono svolte per il 78% dai privati. Nel 2023 circa 20mila 800 calabresi hanno scelto di andare altrove, il 62% di questi è finito in strutture private accreditate.

MEDICI IN FUGA

Non sono soltanto i cittadini a lasciare la Calabria. Anche i medici. Tra il gennaio 2023 e l’ottobre 2024, oltre 14.100 operatori sanitari hanno contattato le segreterie associative per ricevere informazioni su come trasferirsi all’estero per lavoro. Le regioni da cui proviene il maggior numero di richieste di trasferimento sono Lazio (con Roma in testa), Veneto, Campania, Lombardia e Piemonte. A seguire, sono menzionate le richieste provenienti da Toscana, Sicilia, Sardegna, Calabria, Umbria e Trentino.

IL PROBLEMA TECNOLOGICO

Ma la questione è complicata anche se si guarda alla prevenzione. Sugli screening restiamo una delle peggiori regioni d’Italia. Secondo i dati di maggio 2024 la Calabria disponeva di 32 mammografi per milione di abitanti, con una copertura del 45% sul totale della popolazione “target”. A questo fa da contrasto il dato sui nuovi macchinari. Le consegne di grandi apparecchiature finanziate con fondi Pnrr superano l’80%. Zero, invece, le case e gli ospedali di comunità in funzione.

IL DATO ECONOMICO

La Calabria chiude sempre e comunque in rosso. Sono le coperture del finanziamento annuale e le tasse dei cittadini a fare la differenza. Nel 2019 la regione ha chiuso con meno 221,6 milioni, il 2022 con -57, il 2023 con -78,8 e il 2024 con -49,7 milioni. Con le coperture il risultato cambia: -121,7 milioni nel 2019 e poi la tendenza positiva: +54,1 milioni, +39,5 milioni, +76,1 milioni di euro.

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