Scontro prima del vertice Nato: “Nessuna deroga alla Spagna”. Ma Sanchez pubblica la lettera di Rutte che garantisce “flessibilità” a Madrid

  • Postato il 23 giugno 2025
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Le tensioni e gli attriti diventano scontro aperto alla vigilia del vertice Nato dell’Aja. L’argomento è ovviamente la soglia del 5% del Pil da destinare alle spese militari. Alcuni Paesi, Italia compresa, hanno accettato la folle corsa al riarmo voluta dagli Usa e dall’Alleanza atlantica. Ieri sembrava superata anche la resistenza della Spagna, ma è proprio sull’intesa annunciata tra Madrid e Nato che si sta consumando il nuovo scontro. “Nessuna deroga”, precisano oggi fonti della Nato. Che aggiungono: la Spagna ha sottoscritto gli obiettivi di capacità militare stabiliti alla ministeriale difesa di giugno e secondo i calcoli della Nato per raggiungerli sarà comunque necessario investire almeno il 3,5% del Pil in armamenti convenzionali. Il nodo resta lì: nei numeri e nelle interpretazioni.

A rompere l’ambiguità è stato direttamente Pedro Sánchez. Il premier spagnolo ha pubblicato su X la lettera ricevuta dal segretario generale della Nato, Mark Rutte, in cui si parla apertamente di “flessibilità” e di un “percorso sovrano” con cui la Spagna potrà centrare gli obiettivi condivisi. Una posizione che Madrid considera compatibile con una traiettoria inferiore al 5%. “Capisco che la Spagna è convinta di poter raggiungere i target con una traiettoria inferiore al 5%”, scrive Rutte. Parole che Sánchez interpreta come un riconoscimento formale della propria linea: pieno impegno, ma senza adesione cieca alle percentuali.

La Nato, tuttavia, frena. Le fonti dell’Alleanza sentite dall’Ansa insistono: “L’accordo non prevede deroghe”. Il solo parametro di flessibilità resta la possibilità di raggiungere gli obiettivi attraverso le capacità operative concordate. Ma per farlo il livello di spesa dovrà comunque salire ben oltre l’attuale 2,1% spagnolo. Si torna così allo schema noto: 3,5% per difesa convenzionale, più 1,5% per sicurezza, cyber e infrastrutture.

Intanto, dagli Stati Uniti il messaggio è netto. “Donald Trump insisterà al vertice per il raggiungimento del 5% da parte di tutti i Paesi membri”, ha dichiarato la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt. Il presidente non ha nascosto la volontà di fare della soglia di spesa un punto dirimente e qualificante della sua linea atlantica. La pressione su governi restii ad accettare un tale salto – Spagna, ma anche Canada e alcuni Paesi dell’est – è destinata a intensificarsi.

Nella conferenza pre-vertice, il segretario generale Rutte ha illustrato con toni drammatici la posta in gioco: “Un aumento di cinque volte delle capacità di difesa aerea, migliaia di nuovi carri armati e veicoli blindati, milioni di proiettili di artiglieria. Più investiamo, più dobbiamo produrre”. Il vertice dell’Aja, ha spiegato, “segnerà un punto di svolta storico, con l’approvazione di un piano di investimenti ambizioso che stabilisce il 5% come nuovo parametro di riferimento per la valutazione difensiva”. Un passaggio definito “fondamentale per la deterrenza e la sicurezza futura”. È questa la narrazione che giustifica la corsa al riamo, anche a costo di sacrificare welfare, sanità e istruzione. Al vertice dell’Aja si annuncia battaglia.

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