Scoperta una banca illegale cinese a Prato: riciclava denaro usando criptovalute

  • Postato il 2 agosto 2025
  • Giustizia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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A Prato, in via Respighi, nel cuore della città, è stata scoperta una banca illegale che riciclava denaro utilizzando criptovalute e rilasciava documenti d’identità contraffatti. A renderlo noto è stata la procura pratese guidata da Luca Tescaroli, che ha ritenuto necessario “far conoscere alla collettività la realtà criminale riconducibile agli esponenti dei gruppi cinesi e le notevolissime dimensioni economiche delle attività gestite sul piano transnazionale”.

La scoperta è arrivata grazie alla perquisizione di un cittadino cinese di 45enne, Cheng Bangjie. In uno dei quattro cellulari in suo possesso, sono stati trovati “due software wallet Token Pochet collegati a due indirizzi telematici, sui quali risulta una movimentazione di criptovalute per valori ingenti”. Tra il 5 aprile e il 26 luglio 2025, infatti, sono stati depositati 10.769.000 Usdt_Trx, una criptovaluta stablecoin (progettata per mantenere stabile il suo prezzo) ancorata al valore del dollaro, per un controvalore di oltre 9.040.000 euro. Tali fondi risultano provenire per oltre il 90% da servizi di exchange.

L’analisi delle transazioni in uscita ha poi evidenziato come i fondi venissero depositati su una piattaforma registrata in Cambogia, segnalata dalla FinCen, agenzia governativa sotto il Dipartimento del Tesoro statunitense per la lotta contro i reati finanziari, come un istituto finanziario che opera come centro di riciclaggio di denaro. Sul secondo indirizzo, invece, dal 26 luglio sono state depositate criptovalute per un valore di oltre 320.000 euro e, anche in questo caso, i fondi risultano provenire per oltre l’85% da servizi di exchange.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, la maggior parte di queste somme sono state inviate su wallet privati, dove risultano ancora presenti. Inoltre, lo stesso Bangjie e le persone a lui collegate sono state trovati in possesso di criptovalute per un equivalente di 117.000 euro. Non solo, nella perquisizione sono stati rinvenuti 15.000 euro in contanti, due stampanti, due laminatori, numerose tessere bianche, con micro cip e banda magnetica, e altre con sola banda magnetica, necessarie per produrre carte d’identità elettroniche, e pellicole ologrammate.

Le indagini sono state condotte dalla procura con il supporto del Nucleo Operativo Antifalsificazioni e della Sezione Criptovalute del Comando Antifalsificazione dei Carabinieri di Roma, dei militari del Comando Provinciale dell’Arma di Prato e della Guardia di Finanza.

La criminalità nella comunità cinese di Prato è un fatto noto. Negli ultimi due anni c’è stata una vera e propria escalation di violenza in Toscana, nella lotta tra le diverse fazioni interne, nell’ambito di quella che la stampa locale ha ribattezzato “guerra delle grucce”. L’obiettivo: accaparrarsi il mercato degli appendiabiti, che nel più grande distretto del fast fashon d’Europa vale più di cento milioni di euro all’anno. Lo stesso Tescaroli aveva parlato di “una contrapposizione tra gruppi imprenditoriali cinesi antagonisti” in una relazione inviata al ministero della Giustizia nell’ottobre scorso.

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Il Fatto Quotidiano

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