Scrivere a mano o digitare? Ecco perché il cervello preferisce carta e penna

  • Postato il 29 giugno 2025
  • Cultura
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Abbandonare carta e penna? Meglio pensarci due volte. Lo studio italiano “Le neuroscienze dietro la scrittura: scrittura a mano contro digitazione”, pubblicato di recente sulla rivista scientifica Life, rilancia il valore della scrittura manuale rispetto a quella prodotta attraverso una tastiera, con prove neuroscientifiche che ne attestano l’impatto benefico sul cervello.

Il lavoro – realizzato dal Dipartimento di Neuroscienze del Policlinico universitario Agostino Gemelli in collaborazione con l’Osservatorio Carta, Penna & Digitale della Fondazione Luigi Einaudi – è stato presentato nella sede della Fondazione Einaudi dal direttore dell’Osservotorio Carta, Penna & Digitale, Andrea Cangini, dai professori Eugenio Maria Mercuri e Gabriele Siani, dalla dottoressa Marianna Mazza e dal dottor Giuseppe Marano.

Con l’obiettivo di indagare i meccanismi neurali alla base della scrittura a mano in corsivo e della digitazione, il paper, coordinato dal professor Mercuri e da un gruppo di ricercatori del Policlinico Gemelli, ha esaminato numerosi studi di neuroimaging già effettuati su campioni di adulti impegnati nelle due differenti attività.

Dai risultati emerge che digitare attiva prevalentemente le regioni motorie associate ai movimenti ripetitivi delle dita e all’elaborazione visiva, mentre scrivere a mano coinvolge le regioni del cervello responsabili della pianificazione motoria e le aree coinvolte nell’elaborazione visiva e linguistica, compresa l’area visiva della forma di parola e la corteccia motoria primaria.

Tradotto: la scrittura manuale rafforza la memoria e l’apprendimento, favorisce l’articolazione del pensiero e la creatività, stimola il cervello a collegare le attività motorie e i processi cognitivi, rafforza l’identità di chi scrive e promuove lo sviluppo dell’autocontrollo. Lo studio sottolinea anche il ruolo cruciale della scrittura a mano nei processi educativi, soprattutto nei bambini. “Alla luce di queste prove”, si legge, “gli educatori e i politici dovrebbero considerare la possibilità di dare priorità all’insegnamento della scrittura a mano nei programmi scolastici”.

In un’epoca in cui si scrive sempre più su tastiera, ha sottolineato Andrea Cangini, “il nostro è solo l’ultimo, in ordine cronologico, di numerosi studi scientifici che invitano a mantenere vive buone pratiche come la scrittura a mano in corsivo e la lettura su carta. Non si tratta di nostalgia, ma di neuroscienze. Nell’era del digitale, riscoprire la scrittura a mano, valorizzandola, è fondamentale per consegnare ai cittadini, giovani e meno giovani, una risorsa preziosa per sviluppare a pieno le loro facoltà cognitive”.

Il messaggio, dunque, è chiaro: la ricchezza multisensoriale della scrittura manuale non va dispersa, ma, al contrario, va integrata alla rapidità e all’innovazione della scrittura digitale.

Autore
Formiche

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