Serie D, Roselli testa il suo Vado: “Lavoriamo sulla mentalità per competere fino alla fine con le migliori”
- Postato il 20 agosto 2025
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- Di Il Vostro Giornale
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Vado Ligure. Sta trascorrendo il primo periodo di ambientamento per mister Giorgio Roselli a Vado. Un tecnico navigato come lui, con in dote una grande esperienza da calciatore professionista in squadre come Inter e Sampdoria, sa benissimo tutte le dinamiche all’interno di uno spogliatoio. È proprio da questo che dovrà passare gran parte del lavoro per formare la mentalità vincente che serve ai rossoblù per fare lo step definitivo. In fondo, come dice Roselli, “il calcio ha regole precise, che nessuno ha inventato oggi. Da quando ho iniziato cinquant’anni fa è sempre lo stesso: i risultati arrivano da lavoro e comportamento oltre che dalla bravura”.
Mister, soddisfatto del primo impatto con la squadra?
Sì. Il lavoro fatto riguarda soprattutto la preparazione, non solo fisica ma soprattutto organizzativa, con l’obiettivo principale di favorire la conoscenza tra i ragazzi e permettere loro di imparare di più per svolgere meglio le cose. C’è soddisfazione perché i giocatori mostrano grande volontà, anche se hanno abitudini molto diverse tra loro. La vera difficoltà non riguarda tanto il gioco quanto piuttosto la conoscenza reciproca tra personalità e abitudini differenti, che rappresenta l’aspetto più complesso del lavoro.
Sulle amichevoli?
Rientrano nel percorso di lavoro e la soddisfazione più grande è che nessuno si sia fatto male. Le amichevoli se non vengono prese seriamente spesso portano a infortuni. In questo caso, invece, i ragazzi le hanno affrontate con serietà, evitando problemi fisici e accumulando minuti nelle gambe, che era l’obiettivo principale. È normale che stiano ancora iniziando a conoscersi: alcune cose le fanno già come una vera squadra, e questo rende molto contenti, mentre altre devono ancora essere apprese e costruite insieme.
Che rosa pensa di avere in mano?
Una squadra sicuramente valida, al pari di altre quattro o cinque concorrenti. Ha una spiccata vocazione offensiva, data dalle caratteristiche dei calciatori, e per questo sarà fondamentale trovare il giusto equilibrio. Il calcio, infatti, si basa proprio su questo aspetto. La parte più complicata del lavoro sarà mantenere costantemente bilanciata una squadra con tanti giocatori offensivi, ma non dipenderà soltanto dall’allenatore: sarà determinante anche ciò che ogni singolo calciatore farà e come interpreterà i propri compiti.
Fondamentale sarà la leadership all’interno dello spogliatoio vadese
I veri leader sono i giocatori che mettono la squadra al primo posto: chi aiuta i compagni, chi si sacrifica per conquistare un pallone, diventando così un punto di riferimento riconosciuto dal gruppo. Nessuno nasce leader: lo si diventa con l’atteggiamento. Un esempio è il Barcellona, dove il leader era Puyol, non certo il più bravo. Essere leader non ha a che fare né con la bravura individuale né con la fascia di capitano, ma con la capacità di dare l’esempio e dimostrare che solo uniti si raggiungono soddisfazioni. Il calcio è complesso e prevede che alcuni giochino di più e altri di meno; un po’ di egoismo sano è naturale, ma il vero problema nasce quando diventa eccessivo. È capitato di incontrare giocatori che pensavano solo a sé stessi dicendo “l’importante è che giochi bene io”: questo è un atteggiamento che non deve esistere, perché chi lo avesse verrebbe allontanato subito. L’augurio è che nessuno lo faccia, perché o si lavora tutti insieme, sfruttando le capacità della squadra, oppure non si riuscirà mai a ottenere ciò che si potrebbe realmente raggiungere.
Può già citare qualche elemento nella sua squadra?
No, ci sono ancora poche conoscenze reciproche e sono stati disputati pochi allenamenti e poche partite. Un leader, però, si riconosce nei momenti di difficoltà, in campo o nello spogliatoio: è in quelle situazioni che emerge chi sa mantenere la calma. Le idee e i pensieri sull’argomento non mancano, ma le chiavi per identificare un leader sono proprio i momenti in cui è facile perdere la testa: se riesci a non perderla, sei un leader. Anche nella partita odierna, pur non essendo ufficiale, ci sono stati atteggiamenti non piaciuti per nulla. L’augurio è di poter aiutare i giocatori a migliorare e che loro siano disposti a farsi aiutare, perché senza il giusto atteggiamento e senza il massimo impegno non si può costruire nulla, indipendentemente dall’allenatore. In queste categorie si incontrano calciatori molto bravi che arrivano da contesti diversi e tanti giovani che devono essere guidati: non solo incoraggiati con una pacca sulla spalla, ma sostenuti nel fare le cose giuste nei momenti giusti, facendoli sentire importanti.
E ci sono svariati esempi nella realtà
Squadre con grandi potenzialità ma prive della giusta mentalità non riescono mai a ottenere risultati importanti. Un esempio emblematico è la Sampdoria della scorsa stagione in Serie B: una squadra con giocatori straordinari e allenatori esperti, ma che non solo non ha raggiunto i playoff, sarebbe addirittura retrocessa. Questo dimostra cosa significhi davvero essere una squadra di calcio: ci sono alchimie che devono crearsi, altrimenti si è destinati al fallimento. L’allenatore ha certamente un ruolo importante, ma è fondamentale che tutti ragionino nello stesso modo. L’obiettivo è aiutare tutti, restituendo ciò che si è ricevuto nel proprio percorso, ma con un principio chiaro: tutto ciò che va a discapito del gruppo non è accettabile. Gli errori individuali fanno parte del gioco e possono capitare a chiunque, compreso l’allenatore stesso. Ma se un giocatore pensa solo alla propria prestazione e non a quella della squadra, con questa mentalità non avrà spazio.
Qual è il livello del gruppo? Sono tutti elementi di grande qualità e con esperienza importanti alle spalle
Molto buono ma le abitudini dei giocatori sono diverse ed è compito dell’allenatore riuscire a unirle. Non si tratta solo di tattica: in alcuni momenti la squadra già funziona, ma ora bisogna lavorare sui dettagli, un processo lungo e impegnativo che può durare 6-7 mesi. Per esempio, durante il cooling break dell’amichevole contro l’Arenzano sono state fatte notare due cose che non si possono fare: alcuni giocatori le eseguivano ma non per colpa, semplicemente perché erano abituati in quel modo. L’atteggiamento però va corretto. Ogni martedì la squadra rivede la partita e poi scende in campo per correggere gli errori o migliorare alcuni aspetti: questo è il lavoro fisso. Non serve che ciascuno faccia altro, basta che ognuno faccia il proprio con impegno, forze e responsabilità. Se l’allenatore fa il suo e il giocatore vuole fare altro, diventa un problema. La situazione è resa più complicata dal fatto che ci sono ancora poche conoscenze e poca esperienza insieme. Ora, con la coppa e le prime partite ufficiali, si potrà capire meglio.
E qual è l’obiettivo del Vado?
Primeggiare non è una certezza, ma sicuramente bisogna competere alla pari con le migliori squadre. Se alla fine si riesce a vincere, tanto meglio, ma ciò che non può accadere è essere già tagliati fuori a metà campionato: quello sarebbe un fallimento. Per evitarlo è necessario che tutti facciano al meglio le cose insieme, perché solo così si possono ottenere risultati; altrimenti si ripeteranno gli errori degli anni passati ed è una conseguenza inevitabile. Questa è la terza stagione in cui il Vado ha una squadra molto importante, con bravi calciatori e allenatori. Due anni fa la distanza dalla prima in classifica è stata di 15 punti, lo scorso anno di 14. Per il Vado l’obbligo è lottare fino alla fine. Se però si è verificata questa situazione, la verità è che manca quell’aspetto fondamentale già sottolineato: si possono cambiare i giocatori ma se la squadra non acquisisce una precisa fisionomia e una mentalità vincente, anche chi è più bravo può metterlo in mostra solo fino a un certo punto. Senza quella mentalità non c’è scampo. Il calcio ha regole precise, che nessuno ha inventato oggi: da quando ho iniziato cinquant’anni fa è sempre rimasto lo stesso. In base a come si lavora e a come ci si comporta, si rischia un certo risultato piuttosto che un altro: non è una questione di “capire di calcio”, ma di esperienza. Naturalmente serve anche la bravura.
Quali squadre potranno darvi filo da torcere?
Fare nomi adesso mi viene difficile. È scontato che tutti diranno il Varese. La Biellese che secondo me sarà una grande squadra di stampo professionistico. Anche come società: ha vinto l’Eccellenza e ha aggiunto giocatori importanti. Poi a me piace molto il Ligorna: ha fatto un grande lavoro e ha un allenatore molto bravo. Un’altra squadra che mi piace è il Derthona, costruita molto bene. Però, ripeto, ho ancora poca conoscenza e può anche essere che venga smentito tra un paio di mesi.
Un aggettivo per il Vado che vuole Giorgio Roselli?
Affamato.