Sette giorni al Conclave, ma non c’è pace: ecco come si insultano destra e sinistra in Italia

  • Postato il 2 maggio 2025
  • Politica
  • Di Blitz
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Meno sette al Conclave. Il toto Papa impazza, i cardinali predicano unità, però non sono molti quelli che credono che la fumata bianca si avrà presto. Il dilemma è sempre quello: progressisti contro conservatori.

Ieri, primo maggio, i grandi elettori non si sono riuniti, è stato un giorno di festa anche per loro. Ma proprio perché si è stati liberi per 24 ore non sono mancati i colloqui e gli incontri più o meno segreti alla ricerca di un successore di Francesco. Esistono i pro e i contro, coloro che vorrebbero un seguace del pontefice argentino e coloro, invece, che predicano il contrario.

Senza dichiarazioni ufficiali, tutto sotto traccia per non favorire gli “avversari”. Solo il cardinale tedesco,  il teologo Gerhard Luwig Muller, parla a briglia sciolta: “Non ne ho voglia di un altro come Francesco, basta con i gay”. I vaticanisti più esperti spiegano così questa dichiarazione: “Sa per certo di non essere eletto papa, ecco perché è così tranchant”.

Durerà poco o a lungo questo Conclave? Chi lo sa? Dipende dagli accordi sotterranei e dalle decisioni improvvise che magari nessuno si aspetta, Si spiega dunque il perché si dice che chi “entra papa in Conclave, ne esce cardinale”. I vecchi detti sono sempre i più saggi e i più vicini alla verità.  Comunque sia, da oggi si fa sul serio anche se manca poco meno di una settimana al primo voto. Non dovranno essere poche le preferenze, i due terzi di quanti deporranno la scheda nell’urna. Un quorum altissimo, ma è sempre stato così per un motivo semplice: un pontefice deve avere un grande gradimemto.

Conclave senza Becciu

Sette giorni al Conclave, ma non c'è pace: ecco come si insultano destra e sinistra in Italia
Complottasti, occhio al Conclave: come la mettiamo con l’incognita Becciu? – Blitzquotidiano.it (foto ANSA)

Archiviato il caso del cardinalde Becciu condannato per peculato (è stato a lui a decidere di non partecipare), c’è un altro problema da risolvere: riguarda il peruviano Jan Luis Cipriani, accusato da Francesco di pedofilia. Nonostante questa condanna, si è presentato vestito da cardinale come per dire: “Io sarò uno dei 133 elettori” (due mancheranno per ragione di salute). Se ne parlerà nei giorni che mancano prima di entrare alla Cappella Sistina o forse anche durante il Conclave stesso.

Tutte queste supposizoni e pronostici sul futuro capo dello Statto Vaticano non hanno fermato (quando mai) la nostra vita politica. Nemmeno la festa del lavoro ha reso muti, o quanto meno prudenti, gli uomini e le donne che ci rappresentano in Parlamento.

Giorgia Meloni, in un suo video, ha elencato i successi del governo, in primo luogo i dati della disoccupazione mai scesa tanto in basso.

Elly Schlein trasecola dinanzi a queste parole e replica secca: “La premier racconta di un paese che non c’è. I salari sono i più poveri dell’Europa, i giovani fuggono all’estero, la povertà aumenta, il carrello della spesa è un eterno rompicapo per chi deve mandare avanti una famiglia”.

Maurizio Landini, dal palco della festta che celebra il primo maggio, è ancora più caustico: “Basta propaganda fasulla. I nostri incontri a Palazzo Chigi sono stati inesistenti. L’Italia è in mutande ed il governo si autoincensa”.

Poteva mancare una replica della maggioranza? No.  E’ assai ironica e tira in ballo il concertone di Piazza San Giovanni: “Loro cantano, noi rispondiamo con i fatti”.

Le polemiche varcano i confini, arrivano a Bruxelles se non a Washington. Ursula von der Leyen è presa di mira un giorno si e l’altro pure. Il più aggressivo è Giuseppe Conte che, come leader dei 5Stelle, non approva minimamente il lavoro della presidente della commissione europea. “Vuole gettare dalla finesttra 800 miliardi per comprare armie arricchire i furbi, invece che impiegare questa ingente somma per problemi urgenti: la scuola, la sanità, il lavoro. Milioni di persone sono alla fame e noi continuiamo a discutere di missili, di proiettili, di bombe che piovono dal cielo”.

Elezioni in vista

Non c’è pace per chi fa informazione. I problemi si susseguono e non fai in tempo ad occuparti del primo che nasce il secondo. Il primo maggio trascina ancora polemiche che sfiorano la rissa. I più ponderati cercano di placare gli animi e di portare tranquillità e saggezza. Dicono: “Dobbiamo festeggiare il lavoro, non il partito”. Ma nessuno ascolta queste parole perché le elezioni non sono lontane: prima, nel mese di maggio, Trento e Bolzano, poi Matera e Genova senza dimenticare i referendum di giugno.

Fortunatamente, c’è ancora chi crede nell’ottimismo e brinda alla salute di noi tutti. Un vescovo, molto amante della cucina italiana, sorride e confessa: “In vino veritas”. Si riferiva forse al Conclave? L’anonimo non risponde.

 

 

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Blitz

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