Sì all’uccisione di 800mila uccelli protetti: il piano di governo e Regioni (anche di centrosinistra) per cacciare storni e fringuelli
- Postato il 13 giugno 2025
- Ambiente
- Di Il Fatto Quotidiano
- 1 Visualizzazioni
.png)
Abbattere 800mila uccelli protetti. È il piano di governo e Regioni, sia di centrodestra sia di centrosinistra, per uccidere – in deroga alla legge – 230mila storni e 580mila fringuelli, specie considerate protette dalla Direttiva dell’Unione europea sull’avifauna. La Conferenza Stato-Regioni si è riunita per dare il via libera al “riparto delle ‘piccole quantità’ prelevabili in deroga per l’anno 2025″. In misura differente sono coinvolte: Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna (solo storno), Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia (solo storno), Toscana (solo fringuello), provincia autonoma di Trento (solo fringuello), Umbria e Veneto. Come si vede, alla richiesta di caccia in deroga ci sono anche amministrazioni di centrosinistra, a parole più attente alla protezione della fauna selvatica e dell’ambiente. A parola, appunto.
La denuncia di quanto sta accadendo è stata fatta dalla Lac (Lega abolizione caccia), che ha diffuso una nota per dire che “questo è il nefando risultato del clima di ingordigia e prepotenza venatoria che si sta consolidando da alcuni anni, favorito anche da atteggiamenti clientelari dell’attuale maggioranza. Ottocentomila animali sono una ‘piccola quantità’? Il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha ancora il coraggio di dire che le proposte di deregulation della caccia e di aumento delle specie cacciabili sono fake news?”. Il riferimento è alle parole di Lollobrigida, che mercoledì 11 giugno ha risposto in Parlamento in merito alle bozze – diffuse in esclusiva da ilFattoQuotidiano.it – sulla riforma della legge 157/92.
La caccia in deroga è prevista dall’articolo 9 della Direttiva Uccelli, ma solo a condizioni stringenti: le ragioni devono essere soddisfacenti (per esempio per questioni di salute e sicurezza pubblica, o per prevenire gravi danni alle colture) e si deve dimostrare l’assenza di alternativa. Ma, soprattutto – per l’Italia – è necessario l’ok di Ispra, che deve fissare, secondo criteri scientifici, la già citata “piccola quantita”. Che corrisponde, in termini numerici, all’1% della mortalità autunnale di una determinata specie. A partire dal ’92 (anno di approvazione della legge sulla tutela della fauna selvatica e sul prelievo venatorio) e per circa 20 anni, la caccia in deroga è stata permessa per entrambe le specie, finché nel 2010 la Corte di giustizia europea ha condannato l’Italia sia per la mancanza di controlli nei confronti dei cacciatori sia per il quantitativo enorme di animali uccisi. Successivamente è intervenuta la Commissione Ue, che ha minacciato il nostro Paese di avviare una procedura d’infrazione. Così, nel 2013, il governo si è adeguato, integrando la legge quadro nazionale con l’introduzione di regole stringenti. Da quell’anno non si è più sparato ai fringuelli e agli altri piccoli uccelli protetti mentre, a macchia di leopardo sul territorio nazionale, si è continuato a sparare – seppur in maniera più ridotta – agli storni per i danni all’agricoltura.
Che cos’è cambiato quest’anno? Tutto è legato al parere – monco – che Ispra ha rilasciato alla Regione Liguria lo scorso gennaio (parere salutato con giubilo da cacciatori e politici vicino al mondo venatorio). Per la prima volta l’istituto per la protezione dell’ambiente, pur ammettendo come in passato di non riuscire a identificare la cosiddetta “piccola quantità” (aspetto, questo, sufficiente a bloccare la richiesta di caccia in deroga), ha stabilito che gli 800mila uccelli individuati dalla Regione Liguria per gli abbattimenti “possono essere considerati contenuti e, pertanto, sostenibili, ovvero tali da non creare significativi rischi di impatto demografico sulle popolazioni complessive delle due specie, sempre se considerate su scala europea”.
Per ottenere il via libera alle fucilate la Regione Liguria ha avanzato una serie di motivazioni tutte da leggere. La prima: “Tramandare alle future generazioni un patrimonio culturale e di folclore unici e caratteristici”; la seconda: “Le due specie oggetto di deroga costituiscono anche un piatto tradizionale della cucina rurale ligure“; e poi la più convincente, quella legata ai muretti a secco. Eccola: “L’attivazione delle deroghe consentirà di (i) mettere in atto interventi di miglioramento ambientale di zone ecotonali oggi in stato di abbandono (quali lo sfalcio, la potatura di alberi, la realizzazione di punti di alimentazione e ricovero, ecc.); (ii) implementare la tutela del tipico paesaggio ligure atteso che diverse zone tipicamente vocate per la caccia a storno e fringuello si collocano in aree contraddistinte dalla presenza di vecchi muri a secco che potranno essere salvati dall’incuria seguita all’abbandono delle campagne; (iii) presidiare il territorio; (iv) alleggerire la pressione venatoria sulle altre specie cacciabili”. Ed eccoci arrivati all’oggi, con la richiesta delle Regioni di partecipare alla “festa” (o alla strage, dipende dai punti di vista).
In tutto ciò, ci sono aspetti chiave da tenere in considerazione. Il primo, come già certificato 15 anni fa dai giudici di Lussemburgo, è che sarà impossibile effettuare i controlli sui numeri. Prendiamo, come esempio, la Lombardia, a cui vengono assegnati 97mila fringuelli da abbattere: se si divide la cifra per i circa 9.200 appostamenti fissi, si parla di dieci fringuelli per cacciatore. Chi e come farà le verifiche? Il secondo aspetto riguarda la natura del fringuello – che, va sottolineato, coi danni alle colture non ha niente a che fare – che vola imbrancato con altri passeriformi (peppole, fanelli, migliarini, ciuffolotti). Aprire la caccia in deroga al fringuello significa condannare centinaia di migliaia di altri uccelli (protetti). In definitiva, è facile ipotizzare che gli 800mila uccelli da abbattere diventino, presto, milioni di uccelli uccisi.
Mail: a.marzocchi@ilfattoquotidiano.it
Instagram
L'articolo Sì all’uccisione di 800mila uccelli protetti: il piano di governo e Regioni (anche di centrosinistra) per cacciare storni e fringuelli proviene da Il Fatto Quotidiano.