Si possono ridurre i disagi nel sistema autostradale in Liguria? Sì, ma per ora vince l’impunità

  • Postato il 6 maggio 2025
  • Ambiente
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Nei weekend primaverili emergono tutte le insufficienze delle strade italiane, soprattutto nei tronchi già critici ogni giorno dell’anno. Venerdì 18 aprile, c’è chi ha impiegato 9 ore per raggiungere Champoluc da Milano, 174 chilometri. La tremolante frana di Chiappetti a Quincinetto aveva fatto temere il peggio.

Un amico valdostano ha scritto su Facebook: “Liguria 2.0”. Noi liguri siamo famosi. E nei lunghi weekend di quest’anno la famigerata leggenda della regione più ostica per l’automobilista non è venuta meno.

È possibile ridurre i gravi e continui disagi nel sistema autostradale in Liguria? In attesa di nuove opere attese da più di trent’anni, qualcosa si potrebbe fare. Il presupposto è una ferma volontà politica in tema di restrizioni al traffico pesante, controllo di polizia e integrazione logistica.

La Liguria ha nei suoi porti, alimentati dai mezzi pesanti, un caposaldo storico ed economico. La Liguria, però, è anche terra di transito, come lo sono la Svizzera e l’Austria. Gli austriaci, membri Ue, e gli svizzeri, che non lo sono, applicano drastiche riduzioni al traffico pesante in transito. Possono attraversare l’Austria solo 300 camion all’ora nei dì feriali; e, di notte, viaggiano solo i Tir Euro 6 con merci deperibili. Senza fare paragoni tra la portata delle Autobahnen e Schnellstraßen e quella ben più modesta delle autostrade liguri — martoriate dai cantieri e assolutamente sottodimensionate — perché non adottare la stessa politica, salvaguardando il traffico destinato ai porti e alle industrie liguri? Alcuni hanno stimato che ogni cinque Tir, quattro transitano attraverso i confini regionali.

La tecnologia di controllo è disponibile e a buon mercato. Le motivazioni ecosistemiche danno per ora ragione all’Austria, mai sanzionata dall’Unione Europea nonostante i mugugni italiani e tedeschi. E queste stesse ragioni valgono anche per la Liguria, se vogliamo finalmente mettiamo in pratica il dettato costituzionale che salvaguarda gli ecosistemi.

Le autostrade liguri, A7 e A10 soprattutto, sono assimilate a una pista da piloti più o meno improvvisati, soprattutto con targa straniera, svizzera e monegasca. Il pieno disprezzo dei limiti di velocità e delle distanze di sicurezza è la norma per costoro, grazie anche alla diffusa impunità. Il rispetto del codice è lasciato al buon cuore degli utenti. Il sorpasso tra Tir non è un fatto eccezionale, ma una prassi frequente. Quando si registra un blocco di emergenza in autostrada, qualche autista ignaro viene ingolosito dal navigatore. E imbocca le statali che scollinano in pianura padana e viceversa, incastrandosi. Il risultato è drammatico per il traffico locale e per chi vive nelle vallate. Basterebbe un elementare controllo, manuale o automatizzato, per evitarlo.

Tutor e telecamere registrano tutto, senza distinzioni di targa. Per agire, basta volerlo: l’Italia ha il numero più elevato di tutori dell’ordine tra i paesi dell’Unione Europea. L’impunità è il carburante che alimenta l’indisciplina e gli incidenti, che fanno collassare sempre più frequentemente un sistema già al limite. Gli imprudenti devono pagare, pagare salato e pagare subito, con il sequestro temporaneo del mezzo per uno o più giorni. Ci sono ampi piazzali a Ventimiglia e a Sarzana e, nel caso, ne vanno realizzati altri.

Va infine stimolato l’uso dei traghetti e il trasporto di mezzi pesanti su rotaia, come accade in Svizzera con lo schema tedesco della RoLa, la Rollende Landstrasse o autostrada ferroviaria. A differenza del trasporto intermodale, le autostrade del mare e le ferrovie garantiscono maggiore velocità complessiva. Una logistica siffatta è anche fonte di occupazione locale, un motore di innovazione e un sollievo ambientale.

In Liguria, l’inquinamento dell’aria non viene preso in seria considerazione per via del regime dei venti che, per fortuna, aiutano a disperdere gli inquinanti. Le autostrade, però, rasentano ovunque gli abitati quando non li segmentano. E questa disattenzione potrebbe costare cara alla salute dei cittadini, a medio e lungo termine.

Per ragioni di sicurezza stradale, riduzione del traffico e protezione dall’inquinamento atmosferico e acustico, nei centri urbani francesi sono vietati i mezzi pesanti con massa superiore a 7,5 tonnellate, a eccezione dei veicoli speciali e agricoli. La Francia non è oltreoceano, ma confina con la Liguria.

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