Si riapre il caso della ‘Garlasco di Sardegna’: per Manuela Murgia un epilogo di verità?

  • Postato il 11 giugno 2025
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di Ilaria Muggianu Scano

C’è chi si è affrettato a ribattezzare il cold case della giovanissima Manuela Murgia “il Garlasco sub specie Sardiniae”, come una rivendicazione identitaria. Certo è che la sensazione, grazie alle nuove tecnologie forensi, alla rianalisi dei vecchi archivi è di una cogente necessità di re-indagine. Abbastanza inutile nascondere il grande revival dell’interesse attorno al crime, tanta la letteratura psicologica e sociologica attorno a un interesse che, talvolta, rasenta la morbosità e travalica il legittimo interesse alle dinamiche forensi.

Troppi coloro che ravvisano nei casi complessi di cronaca nera, nei delitti più efferati, la vocazione al cubo di Rubik, quella percezione distorta della coscienza che esigerebbe un lieto fine, quasi a ritrovare gli stilemi di una favola gialla della buonanotte: ogni tassello al suo posto. Salvo il fatto, però, che la realtà ha i suoi tempi e gli esercizi intellettuali sui casi di crimine poco hanno potuto sulla giustizia, specie negli ultimi trent’anni. Altrettanto vero è che l’enorme attenzione mediatica ispirata dal senso di impotenza e di percepita ingiustizia ha contribuito a non far calare il sipario sui casi apparentemente irrisolti, anche risalenti a numerosi decenni fa. Ed esattamente a trent’anni fa risale il caso della morte tragica della sedicenne Manuela Murgia, a Cagliari, nel canyon della necropoli di Tuvixeddu, nel cuore popolare della città ed area archeologica delle più rilevanti del sud Sardegna.

Il caso della piccola Manuela venne archiviato come un suicidio, ma in queste ore si sta riscrivendo da cima a fondo, grazie all’attenzione dei media locali TeleSardegna e Videolina, della famiglia della vittima, che mai si è persuasa di un gesto troppo estremo per la consueta solarità della giovane Manuela. Si ripercorrono oggi piste finora sospettate ma, nel concreto, inesplorate. Un unico iscritto nel registro degli indagati, l’ex fidanzato della ragazza, di quasi dieci anni più grande. Enrico Astero, oggi parrucchiere cinquantaquatrenne, è indagato dalla Procura di Cagliari per omicidio volontario aggravato. Un caso che ha sconvolto la Sardegna intera.

La ragazzina venne trovata senza vita. Oggi appaiono chiari i segni di trascinamento sulla vittima, che prima della morte subì un abuso sessuale. Le ferite risultano incompatibili con una caduta da trentacinque metri, ma il decesso risulta un suicidio. Una storia di grande sonorità quella anima la riapertura del caso, perché le due sorelle minori della ragazza, all’epoca poco più che bambine, crescendo hanno sentito profondo e urgente il desiderio di verità. Tante le incongruenze a partire dagli abiti, all’amuleto tradizionale sardo, che dal collo venne trovato nella tasca, innumerevoli piccoli dettagli che riconducono alla morte per strangolamento e non per suicidio, come ben intuì 30 anni fa la squadra mobile di Cagliari.

Oggi, grazie a un team di legali di grande rilievo in Sardegna, Giulia Lai, Bachisio Mele e Maria F. Marras è possibile compiere gli esami sul dna dell’indagato, che a suo tempo non vennero effettuati, gli accertamenti tecnici irripetibili e l’analisi dei vestiti sui quali non venne agita alcuna perizia. Il consulente di parte è Emiliano Giardina, il genetista che scoprì il dna di Massimo Bossetti nell’omicidio di Yara Gambirasio, mentre l’esperto nominato dall’indagato è l’ex comandante dei Ris di Parma Luciano Garofano.

Le ipotesi di partenza cadono dunque una dopo l’altra e dalla semplicistica archiviazione per suicidio oggi si batte la pista di un occultamento di cadavere in seguito a violenza e investimento. Su cosa si indaga concretamente oggi: anzitutto sugli abiti di Manuela che raccontano una storia diversa e che, grazie alle tecniche scientifiche odierne, possono fornire tracce biologiche specifiche, permettere di ricostruire profili genetici, rinvenire impronte papillari latenti, specie sugli indumenti intimi. Una storia da riscrivere, un epilogo di verità per la piccola Manuela e le sue sorelle.

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